CUNEO - L'Atalanta trionfa, il bergamasco Garavelli festeggia: "Che partita, sono stati perfetti"

L'ex giocatore biancorosso, ormai diventato cuneese, racconta la gioia per la vittoria della Dea. E sul Cuneo dice: "Non mi hanno mai chiamato, ma sarei felice di tornare"

Gabriele Destefanis 23/05/2024 15:07

"Sai cosa si dice a Bergamo? Che ci sono solo due donne che non ti tradiranno mai nella vita: la mamma e la Dea". No, la Dea ieri sera non ha tradito, vincendo una storica Europa League e superando nettamente nella finale di Dublino il Bayer Leverkusen ancora imbattuto in questa stagione. Per la gioia di tanti tifosi, tra cui il bergamasco, ma ormai da anni cuneese d'adozione, Marco Garavelli. "Gara" dell'Atalanta è tifoso e ci ha anche giocato da piccolo, fino agli Allievi, prima di una carriera calcistica che lo ha portato a Cuneo, poi diventata casa sua. Ci risponde con la voce felice di chi ha visto la squadra del cuore fare qualcosa di straordinario. Anche se ci rivela che non ha potuto festeggiare come avrebbe voluto: "Ho pensato di andare a fare il carosello in piazza Galimberti, ma credo che sarei stato l'unico e mi avrebbero forse preso per matto. Alla fine ho preferito festeggiare a casa da solo".
 
Come hai vissuto la partita?
"Ero teso e coinvolto e ho tifato molto, perché speravo davvero che l'Atalanta riuscisse finalmente a conquistare un titolo che meritava. A maggior ragione dopo la Coppa Italia persa la scorsa settimana contro la Juventus".
 
Pensavi che ce la potessero fare?
"Sapevo che c'erano delle possibilità, perché con l'Atalanta può succedere sempre di tutto: è la squadra che è stata capace di andare a vincere 3-0 a Liverpool, non dimentichiamolo. Però pensavo che sarebbe stata una partita davvero molto dura, non credevo che avrebbero vinto così. Sono stati perfetti: nell'approccio, nell'interpretazione tattica, in tutto. Gli altri non ci hanno capito nulla. Sono davvero felice, anche per Cristian Raimondi, il secondo di Gasperini, per me un amico".
 
Avete giocato insieme?
"Sì, per parecchi anni. Ci sentiamo spesso, abbiamo una chat in comune e quando possiamo ci troviamo per una cena tra vecchi compagni. Per lui è un sogno che si realizza: dopo essere stato in giro è riuscito a tornare in prima squadra da giocatore e adesso, da secondo di Gasperini, ha avuto la possibilità di conquistare questa Coppa. Poi nella rosa c'è anche Francesco Rossi, il terzo portiere: abbiamo giocato insieme al Cuneo". 
 
C'è un giocatore che ti piace particolarmente in questa Atalanta?
"Sono tutti fortissimi, ma se devo scegliere ne dico tre: Ederson, che mi fa impazzire e credo che meriti palcoscenici ancora più alti, Koopmeiners e Kolasinac. Vabe, poi ci devo mettere anche Lookman, che ieri ha fatto una tripletta fantastica che ha consentito a tutti di accorgersi di quanto sia forte".
 
Tu sei sempre rimasto molto legato all'Atalanta?
"A Bergamo c'è un attaccamento alla squadra della città più forte e sentito rispetto ad altre parti. Io ho giocato nelle giovanili fino agli Allievi Nazionali, ma comunque ho sempre apprezzato i colori dell'Atalanta fin da piccolo, e anche dopo sono rimasto legato. Perfino quando ci ho giocato contro".
 
Quando è successo?
"In serie B, stagione 1999-2000, io giocavo nell'Alzano. C'è una storia davvero particolare legata alle sfide con l'Atalanta: nella partita di andata non ero tra i convocati, allora ho deciso di andare in curva, ma con i tifosi della Dea, dove c'erano tanti miei amici! Al ritorno invece ho giocato, e quando c'è stato l'ingresso in campo è stato davvero da ridere, perché i tifosi atalantini mi hanno visto prima in curva con loro, poi a giocare con la formazione avversaria".
 
Visto che ci siamo ne approfittiamo per farti qualche domanda sul Cuneo, che è stata la tua squadra per parecchi anni. Lo segui sempre?
"Certo che seguo. Dispiace per il treno per tornare in serie D che ha avuto l'anno scorso, senza riuscire a salirci. Non credo che la colpa sia dei giocatori, né di Magliano che considero un ottimo allenatore e che ha fatto grandi cose. Forse per provare a fare un salto basterebbe poco, ma da esterno è difficile giudicare quello che non funziona".
 
Ti piacerebbe tornare?
"Certo che mi piacerebbe. Anzi, posso dire che ci piacerebbe, allargando il discorso anche ad altri amici ed ex giocatori che hanno il Cuneo nel cuore. Diciamo che se mi chiamassero, ci parlerei volentieri. La porta per il Cuneo è sempre aperta, e non è difficile trovarmi visto che ho un bar (insieme a Cristini, ndr) a Cuneo. Ma se non mi hanno cercato mai in questi anni...".
 
Pensi che potresti portare qualcosa ai colori biancorossi?
"Ho fatto vent'anni di calcio a livello professionistico, sicuramente il mio contributo potrei darlo. Mi piacerebbe rientrare nel mondo calcistico, questo sicuramente. Credo che giocare tanto e a certi livelli dia un'esperienza che si possa trasmettere: parlo soprattutto di insegnamenti mentali che magari quando si è giovani non sempre si è in grado di considerare, ma con le persone giuste intorno possono essere colti e possono consentire di fare quel salto di qualità decisivo. Altrimenti si rischia di restare sempre un po' troppo provinciali, e questo non va bene".
 
Intanto comunque tu, Cristini e Gorzegno vi divertite ancora a giocare in una squadra di calcetto...
"Sì, ci divertiamo. Anche se l'età avanza e il giorno dopo siamo tutti morti e con dolori ovunque (ride, ndr). Però è un bel modo per continuare a vivere lo spogliatoio, stare insieme e andarsi a fare una bella mangiata tra amici dopo la partita".  

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