Dal “Castellani” di Empoli al “Ferraris” di Genova, passando per il “Picco” di La Spezia e lo “Zini” di Cremona: sono tanti, in Italia, gli stadi intitolati a calciatori caduti in guerra. Nomi entrati nel dizionario quotidiano di ogni appassionato di calcio, che celano storie tragiche, nella gran parte dei casi legate agli eventi dei due conflitti mondiali. Anche il “Paschiero” di Cuneo rientra in questa “categoria” di impianti. Lo stadio di corso Monviso, infatti, è dedicato alla memoria dei fratelli Aldo e Riccardo, entrambi caduti durante la disastrosa campagna di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale: prima, negli anni ’30, furono autentiche bandiere della squadra biancorossa.
Attaccante, nato a Cuneo l’11 agosto del 1913, Aldo debuttò con la casacca del club della sua città nella stagione 1930-1931, quando la squadra militava nel girone A della Seconda Divisione Piemontese: nel 1930 le autorità fasciste cittadine avevano coperto i debiti della defunta Polisportiva La Fedelissima Cuneese, rifondando la società sotto il nome di Cuneo Sportiva. L’esordio, scrive Gualtiero Franco nel suo “Da Cent’Anni nel Pallone”, avvenne in un trionfale 5-2 contro il Saluzzo: “In evidenza, migliore fra i 22 in campo, Aldo Paschiero”, scrive il cronista nel suo libro dedicato alla storia del club biancorosso. La squadra avrebbe poi chiuso la stagione al decimo posto. Il debutto con i colori biancorossi di Riccardo, nato il 28 maggio 1917, avvenne invece durante la stagione successiva, la 1931-1932, che la prima squadra del Cuneo, sempre in Seconda Divisione, avrebbe poi chiuso al sesto posto nel girone B. Anche il più giovane dei fratelli Paschiero, attaccante anch’egli, si segnalò da subito tra i migliori del vivaio cuneese. Nel 1932 Aldo lasciò la squadra, trasferendosi a Torino per il servizio militare: qui venne ingaggiato dal Torino, che lo promosse dagli Allievi alle riserve, guadagnandosi addirittura una citazione sul mitico “Guerin Sportivo”. I destini del Cuneo e di “Paschiero I”, come veniva indicato all’epoca, tornarono ad incrociarsi nel 1934-1935, quando Aldo affrontò i biancorossi da giocatore della Saviglianese, in un’amichevole vinta 1-0 dalla formazione del capoluogo.
Il 1935 rappresenta un passaggio cruciale per il Cuneo e per la storia del calcio cittadino: fu in quell’anno, infatti, che venne inaugurato lo stadio che sarebbe stato poi dedicato ai fratelli Paschiero. Allora si chiamava “Littorio”: il 28 ottobre l’inaugurazione con un’amichevole Cuneo-Torino, vinta dai granata con il punteggio di 8-1. In ambito popolare, nonostante l'intitolazione ufficiale, lo stadio divenne noto con il nome di Monviso, per la vista sul “Re di Pietra” di cui si godeva seduti sull’odierna tribuna Matteotti. Tornando ai Paschiero, invece, proprio nella stagione 1935-1936 Aldo fece il suo ritorno in biancorosso: il Cuneo chiuse al decimo posto nella Prima Divisione Piemonte. Nelle stagioni successive i fratelli Paschiero figurarono poi insieme nella linea d’attacco del Cuneo, insieme a Palagi, Melatti e Brandimarte: nel 1936-1937 i biancorossi chiusero al quarto posto nel girone B della Prima Divisione Piemonte. Anche nel 1937-1938 i due furono punti fermi di una rosa profondamente rivoluzionata: in estate la società mise in lista di trasferimento ben diciotto calciatori, dieci dei quali avevano terminato il servizio militare in città e dovevano rientrare nelle loro squadre di origine. Quell’anno il Cuneo chiuse al terzo posto nel girone C della Prima Divisione Piemonte, venendo ammesso in Serie C in quanto rappresentante di una città capoluogo. Alla prova in una nuova categoria, nel 1938-1939 i biancorossi ottennero una sofferta salvezza, ancora con i due fratelli Paschiero tra i “pilastri” della squadra: la formazione allenata da Arpad Hajos, ex calciatore ungherese di Reggiana, Bologna e Milan, chiuse al dodicesimo posto nel girone C, migliorandosi nel 1939-1940, quando arrivò un buon settimo posto. Nelle due stagioni successive in rosa figurò solo Riccardo Paschiero: furono campionati tra i più gloriosi della storia biancorossa, con la squadra che nel 1941-1942 vinse il girone D della Serie C arrivando a sognare l’approdo in Serie B.
Erano tornei, quelli, già profondamente segnati dalla guerra, con le società alle prese con le defezioni dei calciatori chiamati alle armi. Una chiamata che per i fratelli Paschiero arrivò nel 1942, quando entrambi furono inviati sul fronte russo: all’inizio della stagione sportiva 1942-1943, per la prima volta dopo anni, nella rosa del Cuneo Calcio non figurava nessuno dei due attaccanti. Entrambi furono arruolati nel 2° Reggimento della Divisione Alpina Cuneense: secondo gli archivi dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo Aldo, con il grado di Tenente, svolgeva la mansione di impiegato, mentre Riccardo, Sergente, faceva parte degli artigiani. Secondo la banca dati dell’Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia il primo a trovare la morte fu Aldo, che morì nel campo di prigionia di Oranki, oltre 400 chilometri a est di Mosca, il 22 marzo del 1943. Riccardo, invece, perse la vita meno di tre mesi dopo, il 13 giugno del 1943, anche lui da prigioniero, nell’ospedale di Pinjug, mille chilometri a est di Mosca. Il giorno della sua morte Aldo doveva ancora compiere 30 anni, mentre Riccardo, che fu poi insignito di una medaglia d’argento al valore militare, si spense quando ne aveva da poco compiuti 26.
Al termine della guerra, con la caduta del regime fascista, lo stadio di Cuneo rimase per vent’anni privo di una denominazione ufficiale. Solo nel mese di ottobre del 1966 si provvide ad intitolarlo alla memoria dei fratelli Paschiero. La cerimonia ufficiale avvenne in occasione della gara inaugurale della stagione 1966-1967, che il Cuneo, all’epoca in Serie D, pareggiò 1-1 contro il Derthona. La novità fu sancita dall'apposizione di una lapide nell’atrio d’ingresso alla tribuna maggiore. Da allora il nome dei fratelli Paschiero è scolpito definitivamente nella storia del calcio cuneese.