CUNEO - Lys Gomis: "Alcol e droga mi avevano tolto tutto, ho pensato anche di farla finita"

L'ex calciatore nato in Senegal e cresciuto a Cuneo, uscito dal tunnel grazie a Narconon Piemonte, si è raccontato nel podcast OCW Talk: "Ora ho di nuovo uno scopo, voglio aiutare gli altri"

g.d. 05/03/2025 14:12

Dalla serie A al tunnel delle dipendenze che gli hanno fatto toccare il fondo, fino alla rinascita grazie a Narconon Piemonte. L’ex calciatore Lys Gomis, nato in Senegal ma cresciuto a Cuneo, si è raccontato a 360 gradi nel podcast OCW Talk, canale che conta oltre 100 mila iscritti. Ospite di Andrea Panciroli e Domenico Manfredi, Lys ha parlato di tutto, senza tralasciare dettagli sui momenti più bui della sua vita, ma anche offrendo spunti interessanti sulla sua carriera calcistica, riavvolta partendo dagli inizi: “Ero al Cuneo, mio fratello era stato preso dal Torino e mio padre chiese se potevo fare un provino anche io. Amavo il Toro, per restare lì ho rifiutato tanti trasferimenti, come al Manchester o alla Juve”.
 
“Non ho rimpianti – ha aggiunto l'ex portiere rispondendo ad una domanda sulla sua carriera mai veramente sbocciata -. Però è vero, c'erano aspettative alte su di me: da giovane ho vinto il premio come miglior giocatore al Viareggio quando c’erano giocatori come Marchisio, Giovinco, Bonucci, Balotelli. Ma ero indisciplinato, non rispettavo le regole, facevo troppi casini. Saltavo gli allenamenti, litigavo con gli allenatori. Una volta in un derby Primavera ho preso gol al 90’ per un mio errore e ho abbandonato il campo, in diretta Sky”. Lys ha raccontato di come il primo contratto, firmato a 17 anni, gli abbia cambiato la vita (“La mia è una famiglia umile, che viveva nelle case popolari”), fino ad arrivare a giocare nel Torino di Ventura in Europa League al fianco di calciatori come Immobile, Cerci e Darmian.
 
Poi i prestiti in giro per l’Italia e l’inizio dell’incubo: “Mio papà era mancato due anni prima, io soffrivo ma trattenevo tutto. Mi sono fatto male, sono stato fermo a lungo e ho iniziato a bere, finché è diventata una dipendenza. Mi svegliavo la mattina e dovevo bere. Ho passato tre anni così, senza rendermi conto di quello che facevo. Poi è arrivata anche la cocaina. Pensavo di poter reggere l’urto, in realtà volevo farmi male. Mi svegliavo e tremavo, se non bevevo stavo male. Avevo perso interesse nella vita, non mi fregava più nulla del calcio e dei rapporti personali. I miei amici e i miei familiari provavano ad aiutarmi, volevano farlo ma io non glielo consentivo. Non parlavo da tre anni con mio fratello, non comunicavo più con mia madre, quando stavo con mia figlia ero un pericolo, ero assente, le facevo del male ma non lo capivo”. Gomis ha ammesso anche di avere pensato di farla finita: “C’erano quei pensieri, perché non vedevo una via d’uscita. Una volta ho bevuto tanto, mi sono drogato e ho preso farmaci. Ero infelice, non capivo perché”.
 
La forza per reagire gli è arrivata dopo un Natale passato in famiglia: “Non provavo emozioni. Sono tornato a casa e ho pianto. Ho chiamato mio cugino e gli ho raccontato tutto, gli ho detto la verità. Non volevo più far soffrire mia madre, mia figlia, mio fratello. Ero disposto a farmi aiutare: o facevo così o sarei morto, avrei perso mia figlia. Così sono andato a Narconon Piemonte, la scelta più matura che io abbia mai fatto”. Il percorso nel centro di Villafranca d’Asti è durato qualche mese: “Prima si comincia con l’astinenza: ti isolano completamente da tutto, senza tv, musica, nulla. Poi c’è la fase della riacquisizione della responsabilità. Ho capito cosa avevo combinato, quanto male avevo fatto a chi mi voleva bene. È stata la fase più dura. Mi hanno portato a risolvere subito i problemi, senza rimandarli: ho ricominciato a parlare con i miei familiari, a dare importanza al tempo passato con mia figlia. E poi ho ritrovato uno scopo, che adesso per me è aiutare gli altri, mettere la faccia per raccontare la mia storia perché possa servire a qualcuno. Quando la gente mi scrive ringraziandomi, per me sono delle vittorie”.
 
Lys adesso lavora al Narconon, aiuta i ragazzi del Centro ad uscire dalle dipendenze e vuole continuare a farlo. Lo ha detto nel finale del podcast, aggiungendo un messaggio per chi si trova a farei conti con i suoi stessi demoni: “Come mi vedo in futuro? Sempre nel centro, a fare prevenzione nelle scuole e nei centri sportivi. A chi ha problemi di dipendenza dico di non avere paura a chiedere aiuto”.  

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