Il mondo del calcio si è fermato. Ieri, mercoledì 25 novembre, è morto Diego Armando Maradona. Per molti il miglior calciatore della storia, sicuramente uno dei personaggi più iconici dentro e fuori dal campo. Aveva 60 anni, si è spento nella città di Tigre, in Argentina, stroncato da un arresto cardiocircolatorio. L’Italia lo aveva conosciuto in un giorno d’estate del 1984: il Napoli lo aveva appena acquistato dal Barcellona, quel giorno allo stadio San Paolo si erano radunate circa 80 mila persone. Non c’erano partite da vedere, ma c’era la nuova stella degli azzurri da accogliere e salutare: lui, Maradona, il nuovo “re” che già allora, dopo gli anni al Barcellona, era considerato tra i migliori calciatori al mondo, e che nonostante questo aveva scelto il Napoli, non certo una delle big tradizionali del calcio italiano. Con la maglia azzurra avrebbe poi giocato per sette stagioni vincendo due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana (di mezzo anche il Mondiale del 1986 vinto con l’Argentina, quello della "mano de Dios"), diventando una vera e propria divinità per il popolo partenopeo.
Già diversi anni prima, però, il nome di Diego Armando Maradona era spuntato in una lettera scritta da Osvaldo Soriano a Giovanni Arpino. Il celebre scrittore aveva lasciato l’Argentina nel 1976, dopo il colpo di stato con cui si instaurò la dittatura militare, e negli anni successivi intrattenne una fitta corrispondenza con il giornalista di origini braidesi (a lui a Bra sono dedicati il centro polifunzionale e la biblioteca civica). In una di queste lettere, datata 7 maggio 1979, Soriano, che in quel momento si trovava a Parigi, segnalò ad Arpino il talento di una giovane stella che stava nascendo in Argentina. Questo il passaggio.
[…] Gli amici mi dicono che in un piccolo club di Buenos Aires, l’Argentinos Juniors, c’è la salvezza del Torino. Si chiama Diego Armando Maradona, ha 18 anni ed è, secondo i giornalisti e i miei amici stessi, il più grande giocatore (anche se è basso di statura) degli ultimi 30 anni. Fa due gol a partita (la sua è una squadra misera ma sono primi) e fa già parte della selezione nazionale. Certo, tutti i grandi, e il Barcellona, lo vogliono comprare: costa, credo cinque milioni di dollari. Se il Torino ha quei soldi è salvo. Dicono che paragonato a lui Sivori è un energumeno. Poi non dite che non vi avevo avvertito. Un abbraccio grande.
Osvaldo
44, rue de la Bidassoa 75020 Paris
Il gruppo che al Torino aveva conquistato lo scudetto nel 1976 stava accusando i primi segni di cedimento, Soriano pensò così di segnalare ad Arpino, preoccupato per le sorti dei granata, un potenziale rinforzo. All’epoca, per la verità, il talento di Maradona in Argentina era già noto a tutti, al punto che feroci polemiche avevano seguito la sua mancata convocazione da parte di Menotti per il Mondiale casalingo del 1978, poi vinto in finale contro l’Olanda. Già dal 1976, malgrado la giovanissima età, “el Pibe de Oro” giocava in pianta stabile con la prima squadra dell’Argentinos Juniors, e si era fatto notare con i gol, con le giocate di classe, ma anche con l’innata leadership che il mondo del calcio avrebbe imparato a conoscere negli anni successivi.
Maradona arriverà in Italia solo cinque anni dopo quella lettera scritta da Soriano ad Arpino, non a Torino ma a Napoli. Il resto, come si dice, è storia.