Pubblicato in origine sul numero del 24 marzo 2022 del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
Una sera di quattro anni fa Marco Salvatore Veglia è stato vittima di un incidente stradale che gli ha causato la perdita di un braccio e una gamba. Il giovane di Beinette, classe 2002, non aveva ancora 16 anni: “Prima del mio incidente - racconta - ero un ragazzo come tanti altri, in particolare mi piaceva molto aiutare i miei familiari nelle loro aziende agricole. Per spostarmi da una cascina a un’altra, a 14 anni, decisi di prendere la patente per la moto 50cc, come la maggior parte dei miei coetanei”. Poi l’evento che ha cambiato la sua vita: “La sera del 25 gennaio 2018 stavo tornando a casa, dopo aver passato un po' di tempo in compagnia di mio nonno. Sulla strada tra Margarita e Morozzo, a poco più di un chilometro da casa mia, una macchina ha invaso la mia corsia, investendomi”.
Un ragazzo presente aveva subito contattato i soccorsi. Marco, ricoverato d’urgenza all’ospedale Santa Croce di Cuneo, avrebbe dovuto affrontare numerose prove: “Sono stato sottoposto a numerosi interventi, il primo dei quali fu l’amputazione della gamba sinistra e poi del braccio sinistro, la settimana seguente. Per fortuna, quasi in modo inspiegabile, la mia schiena e la mia testa non hanno subito alcun tipo di trauma o lesione. I due mesi successivi li ho passati in rianimazione, ancora in pericolo di vita. Poi mi hanno trasferito all’ospedale di Fossano dove per ben sei mesi sono stato sottoposto ogni giorno a sedute di fisioterapia”. Ad agosto, finalmente, il permesso di tornare a casa, continuando la fisioterapia: “Dopo un anno e mezzo, con l’aiuto degli specialisti dell’ospedale di Fossano e dell’Asl, sono ritornato ad avere il controllo del mio corpo”.
Quando hai iniziato a praticare pallanuoto?
“Sempre ad agosto ho saputo della creazione di una squadra di pallanuoto paralimpica, la prima e ancora unica in tutto il territorio piemontese. Me ne aveva parlato Andrea Gallone, presidente del club insieme a Orazio Tallarita, che avevo conosciuto in ospedale. Il 7 ottobre inizio il mio primo allenamento di pallanuoto presso la Granda Water Polo Ability, un’esperienza nuova per me, perché prima dell’incidente non praticavo alcun tipo di sport. In poco tempo la passione per la pallanuoto si fa sempre più forte: ho conosciuto molte persone che come me hanno vissuto esperienze traumatiche e subito amputazioni. Ad ottobre festeggeremo quattro anni e io non posso che essere al settimo cielo. Amo questo sport, ma soprattutto amo la squadra che si è venuta a creare negli anni, una squadra unita ricca di persone che si sostengono a vicenda”.
Quanto è importante per te lo sport che pratichi?
“Lo sport è molto importante per diversi motivi, ma soprattutto per la mobilità che l’acqua mi aiuta a raggiungere quando gioco a pallanuoto. Ho scelto di nuotare proprio perché, avendo subito un’amputazione trans femorale molto alta, l’acqua mi permette di muovermi in libertà senza l’ausilio di alcuna protesi”.
Tu collabori con tre associazioni: la Granda Water Polo Ability, la Bionic People e l’Art4sport. Come ti hanno aiutato e/o continuato ad aiutare nel corso di questi anni?
“Bionic People, un’associazione sportiva dilettantistica co-creata da un mio caro amico, Alessandro Ossola, è composta da persone con diverse tipologie di disabilità, che hanno deciso di mettersi in gioco e raccontarsi. L’obiettivo principale di Bionic People è cambiare l’idea che le persone hanno sulla disabilità e su cosa si può e non si può fare dopo un incidente. Tutti i protagonisti di questa iniziativa hanno qualcosa da raccontare e condividere, cercano di dare agli altri la forza di reagire e di non arrendersi mai.
Stessa cosa è successa con Art4sport: quando mi trovavo a Fossano ho iniziato a informarmi sull’acquisto della mia prima protesi. Avevo passato una brutta esperienza con il Centro Protesi Inail di Budrio, dove sono stato trattato come un numero più che come una persona. Il primario Gianfranco Lamberti mi consigliò allora di affidarmi ad Art4sport, una onlus ispirata all’esperienza di Bebe Vio, che studia, realizza e finanzia le costosissime protesi e le varie attrezzature necessarie allo sport paralimpico. Dopo averli contattati sono stato indirizzato all’Arte Ortopedica, sempre a Budrio, un centro stupendo dove ho trovato grande rispetto e umanità. Devo ammettere che se ora, a distanza di anni, riesco a camminare di nuovo, è soprattutto grazie al lavoro del mio fisioterapista Claudio Panizzi e di altri due ortopedici del centro, che ringrazio infinitamente. Dal 2019 faccio parte di Art4sport, con la quale collaboro e partecipo ad eventi in giro per l’Italia. Sono molto legato a questa associazione, alla Bionic People e in special modo alla Granda Water Polo Ability, la mia squadra di pallanuoto, con la quale passo molto del mio tempo, insieme a persone che ammiro e rispetto”.
Quale messaggio vorresti mandare per sensibilizzare maggiormente le persone su chi, come te, ha riportato infortuni e/o convive con un tipo di disabilità?
“Il messaggio che mi sento di inviare è un invito a non mollare mai: quando mi sono risvegliato e sono ho saputo quello che era accaduto, non mi sono abbattuto. Ho sempre creduto in me stesso e sapevo che, nonostante la perdita di due arti, sarei riuscito a superare quel brutto momento e ad andare avanti con la mia vita a testa alta. Il primo anno è stato abbastanza duro perché dovevo accettare la mia nuova situazione, ma è importante ricordarsi che purtroppo queste cose possono succedere a tutti. Dopo il mio incidente, con le giuste precauzioni, ho ricominciato a fare molte delle cose che facevo abitualmente prima, come stare a contatto con gli animali e con la natura, aspetti molto importanti della mia vita. L’anno scorso, infatti, dopo essermi diplomato ho iniziato il corso universitario in Scienze Forestali a Grugliasco. Al momento ho tante idee in testa e non vedo l’ora di vedere cosa il futuro abbia in serbo per me”.