Ora non guardano più molto lontano, ma quegli occhi ne hanno vista di storia in 107 anni. L'alpino Giovanni Alutto - uno degli ultimi reduci di Russia e probabilmente l’alpino più anziano d’Italia -, ha superato di ben sette anni il secolo di vita ed il suo compleanno - che cade il 17 novembre - verrà festeggiato con tutti gli onori domenica 17 dicembre nella sua cittadina di origine, ossia Barbaresco, nelle bellissime Langhe, che lo hanno visto correre felice a piedi scalzi tra i vigneti.
“Se ripenso alla mia infanzia - ricorda Giovanni - mi vedo proprio così, mentre vado da un filare all’altro quando il Nebbiolo non era ancora un’uva pregiata, ma dava comunque un aiuto alle famiglie contadine, proprio come la mia. In questo periodo, invece, mi torna sempre in mente che in inverno si stava tutti insieme nella stalla, perché più calda e la legna scarseggiava”.
La sua mente ricorda ogni istante della vita passata e con saggezza commenta anche il presente: “Non avrei mai creduto di vedere altre guerre nel mondo, così vicine a noi”, dice. Anche se è stata la pandemia ad impensierirlo di più: “La guerra l’ho vissuta ed è stato tremendo ma con il Covid si combatteva un nemico invisibile e per certi aspetti ancora più pauroso”. Le esperienze in Unione Sovietica sono però stampate nella sua mente e spesso sono state raccontate in famiglia, alla moglie e ai due figli Gianfranco e Maria Olimpia. La sua avventura negli alpini inizia a 21 anni, come sergente maggiore al 2° reggimento della Cuneense, battaglione Borgo San Dalmazzo e ciò che ha ripetuto più spesso nei suoi racconti è “non ho mai sparato, non ho mai fatto del male a nessuno”. E questo fatto, Giovanni, lo chiama “la mia grande fortuna. Ero impiegato come contabile, non sono stato in prima linea. Dovevo occuparmi della corrispondenza del battaglione”.
I segreti di una lunga vita l’alpino Alutto li spiega così: “Frutta e verdura a tavola, allegria e senso di responsabilità nella vita”. E con un sorriso svela un suo “peccato”: “So che non si dovrebbe - dice sorridendo - ma io il vino, il barbaresco, lo bevo allungato con l’acqua. Però non ditelo al mio amico sindaco Mario Zoppi”.