La scelta di accorpare un Comune molto piccolo ad uno vicino, più grande e più dinamico si sta diffondendo anche nella Granda. Dopo i casi di Valmala con Busca e di Castellar con Saluzzo, è arrivata sul tavolo del Consiglio provinciale di lunedì 3 dicembre la proposta del comune di Camo (190 abitanti) che ha avviato l’iter burocratico sulla proposta di legge regionale di fusione per incorporazione con il comune di Santo Stefano Belbo (circa 4 mila abitanti).
Anche nel caso di Camo il Consiglio provinciale, presieduto da Federico Borgna, ha espresso all’unanimità parere favorevole, riconoscendo la volontà dei cittadini e del territorio già espressa con un referendum popolare. Al dibattito è intervenuto il consigliere provinciale Massimo Antoniotti, sindaco di Borgomale, che ha sostenuto la proposta ricordando i vantaggi che ne deriveranno ad un territorio che ben conosce. Ora la pratica passa alla Regione Piemonte e dal 1° gennaio 2019 i Comuni della Granda potrebbero scendere da 250 a 247.
Camo, come Valmala e Castellar, seguono la traccia già segnata da altre decine di Comuni italiani, piccoli o piccolissimi, che in Piemonte ed in altre Regioni si sono fusi, uniti o accorpati per contare di più, ottenere maggiori fondi e ridurre le spese. Si tratta di un’opportunità offerta agli enti locali per continuare a dare servizi di qualità ai cittadini e governare meglio il territorio. La legge prevede un incentivo finanziario per queste fusioni spontanee. Nei centri più piccoli che si uniscono a quelli più grandi resteranno il municipio, alcuni servizi, ed è stata istituita la figura del “pro-sindaco” che porterà ai Consigli comunali le istanze del suo territorio. Lo scopo è quello di salvaguardare anche le identità delle comunità che si uniscono. Camo, ad esempio, era già una frazione di Santo Stefano Belbo ed è diventato poi centro autonomo nel Dopoguerra.