Altro che metaverso, il business che non conosce crisi si chiama Nutella. Almeno a giudicare dai capienti portafogli dei rispettivi alfieri, Mark Zuckerberg e Giovanni Ferrero. La notizia, certificata dal Bloomberg Billionaires Index, è che il patrimonio del fondatore di Facebook è stato superato da quello del ceo del colosso dolciario di Alba, secondo produttore mondiale di cioccolato.
Ferrero è ora venticinquesimo nella classifica dei più ricchi del mondo, con un patrimonio netto di 38,9 miliardi di dollari, contro i 38,2 miliardi di Zuckerberg, al 28esimo posto. Effetto del tracollo finanziario subito dalle azioni del colosso di Menlo Park a Wall Street: -69,34% negli ultimi dodici mesi, ovvero da quando Facebook si chiama Meta. Con il mercato delle inserzioni in ritirata, per effetto dell’inflazione, del calo dei consumi e dei timori geopolitici, i bilanci delle Big Tech grondano sangue.
Dal giorno del picco in Borsa di Meta, il 7 settembre 2021, Zuck ha “perso” addirittura 100 miliardi di dollari, quasi tre quarti delle sue fortune all’apice della potenza finanziaria. Si tratta della perdita patrimoniale riguardante un singolo soggetto più elevata nella storia. E non è nemmeno un caso isolato, dal momento che anche altri giganti del Big Tech fanno i conti con un brusco ritorno alla realtà dopo un decennio di crescita vertiginosa delle pubblicità sui social. Si prevede che quest’anno gli inserzionisti statunitensi spenderanno 65,3 miliardi di dollari in piattaforme come Facebook, Snap e Twitter, con un aumento su base annua di appena il 3,6%. Una crescita dieci volte inferiore rispetto al 2021. La stima porterebbe il computo delle perdite sul mercato azionario a più di 480 miliardi di dollari in un anno.
Solo a inizio mese la lista annuale dei più ricchi del mondo pubblicata da Forbes aveva stimato il patrimonio di Giovanni Ferrero in 32,4 miliardi di dollari, in calo di quasi 4 miliardi rispetto al 2021 ma comunque tra i primi cinque in Europa. Lo scorso anno l’azienda ha chiuso con un fatturato consolidato di 12,7 miliardi di euro, in crescita del +3,4% rispetto all’anno precedente. Il gruppo a fine esercizio era costituito da 107 società consolidate a livello mondiale e 32 stabilimenti produttivi, con vendite dirette e distributori in oltre 170 Paesi. L’organico al 31 agosto 2021 ammontava a 38.767 dipendenti, anch’esso in aumento rispetto ai 37.122 del 31 agosto 2020.