Sono Gerard Chevalier, ricercatore, maìtre du truffe francese ed esperto conoscitore del tartufo italiano, Mauro Carbone, direttore del Centro studi nazionale del tartufo d’Alba e direttore dell'Ente Turismo Langhe Monferrato e Roero, e Mario Palenzona, già direttore dell’Istituto per le piante da legno e l'ambiente di Torino, nonché profondo conoscitore delle micorrize del tartufo e del suo habitat, i primi tre saggi del tartufo nominati dall’Accademia del tartufo nel mondo.
A coordinare il Collegio accademico sarà Giuseppe Cristini, giornalista enogastronomico e comunicatore del Made in Italy a tavola, nonché lungimirante direttore dell’Accademia del tartufo nel mondo.
La cerimonia di costituzione del Collegio accademico si è svolta sabato 13 novembre a Palazzo Martinengo di Monforte d’Alba, alla presenza degli ospiti d’onore Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole, e Olga Urbani, titolare di Urbani Tartufi di Sant’Anatolia di Narco (Perugia).
Nella lectio magistralis, i “saggi” Gerard Chevalier e Mario Palenzona hanno svolto un excursus storico-scientifico sull’odissea del tartufo bianco del Piemonte, dai primi studi al Regio orto botanico di Torino su inoculazioni, piantine e impianti, fino al successo delle riproduzioni nel 1987 e alle recenti tecniche di produzione in serra. “La biologia molecolare – ha detto Chevalier - è la morte della ricerca, il tartufo va studiato sul campo”.
Giuseppe Cristini, coordinatore e promotore dei “saggi”, ha sottolineato l’importanza di offrire sempre nuovi strumenti di promozione dell’italianità legata al tartufo, principe della cucina e re della tavola, attraverso testimonial altamente qualificati a livello internazionale: “I distretti del tartufo italiano – ha detto Cristini - devono essere calamitatori di benessere, interessi, economia reale e circolare. Per rendere felici i palati e le menti, servono cultura e competenza”. Assente giustificato il terzo “saggio”, Mauro Carbone, impegnato in contemporanea a Dubai per l’Asta mondiale del Tartufo bianco d'Alba.
“Stiamo lavorando per promuovere la produzione del tartufo in Italia – ha sostenuto il sottosegretario Centinaio -, abbiamo in cantiere una proposta di legge che può dare una grossa mano, bisogna cogliere l’occasione delle nuova politica “green” dell’Europa per piantumare alberi che servano all’ambiente, ma anche alla produzione dei tartufi. Il re della tavola deve essere anche il re del territorio. Agroalimentare e territorio sono due eccellenze del nostro Paese. L’Italia esporta emozioni, questo deve essere il ruolo del made in Italy e il tartufo deve essere il re della qualità nel nostro Paese”.
Uno sguardo al futuro condiviso da Olga Urbani: “Esprimo gratitudine a questi esperti e ricercatori che svolgono un ruolo fondamentale per la salvaguardia e promozione del tartufo italiano. Lo scettro della tartuficoltura - ha affermato Olga Urbani - deve tornare all’Italia. Ora è nelle mani degli spagnoli, che hanno superato anche i francesi. L’Italia deve favorire il processo di produzione dei suoi pregiati tartufi, se non vuole che la tradizione finisca. E’ dovere di tutti noi salvare il patrimonio di bellezza, poesia e economia del nostro Paese”.
Oltre alla nomina dei “saggi”, l’Accademia ha proceduto a consegnare le onorificenze di Amico dell’Accademia a Ferruccio Ribezzo, patron del ristorante Moda di Monforte d’Alba e a Stefano Pezzini, presidente della Latteria San Pietro di Goito, produttrice di grana padano dei prati stabili. Il titolo di Italian truffle ambassador for Usa è andato a Giuseppe Rosati, comunicatore del vino e del tartufo negli Stati Uniti.
Al Collegio dei saggi non resta dunque che mettersi al lavoro, prestando fede ai sei principali impegni richiesti loro dall’Accademia, vale a dire: tracciare linee programmatiche e azioni da porre in atto per promuovere, tutelare e incentivare, in ambito europeo, la presenza sul territorio delle specie di Tartufo tipiche di ogni areale di produzione; sostenere e indirizzare con forza i valori e le tecniche della moderna Tartuficoltura in favore del futuro della produzione tartufigena europea; seguire e studiare nei Paesi di più storica tradizione, l’evoluzione passata e presente della cultura e degli ambienti di produzione dei tartufi, con particolare attenzione ai casi involutivi; contribuire a far chiarezza tra sedicenti e comprovati “esperti” del settore, mediante la promozione di un riconosciuto Albo professionale dedicato; promuovere la nascita di una “Scuola europea del Tartufo” dedicata alla ricerca e al consumo del tartufo; redigere per il Ministero e le competenti Istituzioni europee un rapporto periodico sullo stato del “mondo del Tartufo”.
Obiettivi ambiziosi, ma degni di una grande tradizione da tramandare nel futuro.