“Nel bello si sta bene. E quando si sta bene, si guarisce meglio. L’umanizzazione è un lavoro quotidiano, fatto di attenzione ai dettagli, di cura degli spazi e delle persone. Perché nei luoghi della sofferenza la bellezza non è un lusso: è una necessità” con queste parole Bruno Ceretto, presidente della Fondazione Ospedale Alba-Bra, ha inaugurato oggi la seconda area umanizzata negli scorsi mesi al quinto piano dell’ospedale “Michele e Pietro Ferrero” di Verduno, uno dei tanti interventi che testimoniano l’impegno costante della Fondazione nell’umanizzazione delle cure e nella trasformazione dell’ospedale in un luogo non solo di cura, ma anche di accoglienza, bellezza e relazione.
Un impegno che parte da lontano, come ricorda il direttore Luciano Scalise: “Ricordo mio padre quando mi diceva che l’ospite è sacro. Chi entra nella nostra casa va messo a proprio agio, si offre il meglio. È con questo spirito che penso da sempre all’ospedale, alla sua etimologia che deriva da hospes: il luogo in cui chi arriva da fuori viene accolto. L’ospedale dev’essere un luogo in cui l’essere umano si sente a casa, anche quando è vulnerabile. La Fondazione ha lavorato per restituire questa sacralità al nostro ospedale: camere confortevoli, colori e immagini che ispirano serenità, musica, giardini, volontari, sale per crescere insieme”.
Umanizzare significa accogliere, ascoltare, accompagnare
Per la Fondazione, l’umanizzazione non è un’aggiunta estetica, ma un pilastro culturale e operativo. Significa progettare spazi che trasmettano dignità e bellezza, ma anche relazioni fondate sulla cura. Sin dalla sua nascita nel 2008, la Fondazione ha realizzato decine di interventi in questa direzione, restituendo all’ospedale la sua vocazione più profonda: prendersi cura della persona nella sua interezza, e non solo della sua malattia.
Due recenti inaugurazioni raccontano con forza questo impegno:
- la “passerella Maria Pia Marino” inaugurata l’11 aprile, realizzata grazie al contributo della famiglia Marino socia della Fondazione e intitolata alla memoria della dirigente medico urgentista prematuramente scomparsa nel 2019, è molto più di un collegamento tra due ali dell’edificio: è un ponte simbolico, uno spazio inondato di luce e colore, che accoglie e orienta. Le sue porte tagliafuoco, decorate con i disegni di Gian Luca Milanesio, tecnico di radiologia e artista, aprono a un’esperienza sensoriale pensata per il benessere dell’animo oltre che del corpo;
- la nuova sala d’attesa della Rianimazione inaugurata il 15 aprile, realizzata grazie al contributo della famiglia Fogliato, tra i nostri fondatori della Fondazione in ricordo del Nonno Giovanni, è un altro esempio di “cura del tempo”: il tempo dell’attesa trasformato in tempo di cura per i familiari, attraverso interventi pittorici e ambientali che rendono lo spazio più umano, meno ostile, più vicino al sentire di chi attraversa momenti difficili.
Due famiglie di imprenditori del territorio, unite dal ricordo sentito di una persona cara e da un impegno condiviso nel sostenere l’ospedale, testimoniano come la memoria possa farsi progetto e la gratitudine trasformarsi in bellezza concreta e duratura.
La Fondazione Ospedale Alba-Bra prosegue il proprio impegno nei progetti di umanizzazione con metodo, visione e continuità. In questo percorso si inserisce anche la partecipazione al primo convegno nazionale sull’Umanizzazione delle Cure – HUMAN CARE, che si è tenuto il 7 aprile a Siena, un’importante occasione di confronto e crescita con realtà sanitarie e culturali da tutta Italia.