“Così tante penne nere in città tutte insieme non le vedevo da quando a Bra c’erano le caserme negli anni ‘70: un emozione che mi riporta con il cuore e con il ricordo a un periodo bellissimo!” racconta una signora con emozione mentre assiste alla sfilata di domenica 28 maggio delle penne nere per le vie cittadine.
Sono culminati proprio nella giornata di domenica i festeggiamenti solenni del primo secolo di vita del gruppo braidese dell’Associazione Nazionale Alpini. E come molti concittadini ricordano il periodo delle decine di migliaia di giovani che hanno fatto la naja a Bra, altrettanti alpini sono accorsi ieri da luoghi anche lontani per celebrare l’importante traguardo e ricordare i tempi trascorsi con i commilitoni proprio nelle caserme cittadine, aperte in città per quasi un secolo. Molti di loro infatti hanno rivisto vecchi amici d’armi proprio grazie a questo evento.
La concomitanza dell’anniversario del sodalizio braidese con il 22° Raduno degli alpini del Roero ha allargato ancora di più i festeggiamenti. Ecco quindi che dalle 8.30 di domenica mattina la caserma Trevisan ha ripreso vita: il cortile si è gremito di penne nere pronte a sfilare per le vie cittadine. La numerosa presenza di gonfaloni dei comuni roerini, di un folto gruppo di autorità e di tanti striscioni e gagliardetti dei vari gruppi ha creato un’atmosfera di forte unione e senso di appartenenza. Molto toccante la sosta al monumento dei caduti presso l’ex ospedale di Bra, scandita dall’esecuzione delle due bande musicali presenti, del ‘silenzio’ per ricordare chi è andato avanti, come si suol dire tra gli alpini.
La sfilata, con arrivo in piazza Roma, è stata accolta da molti braidesi e non solo che hanno accolto con calorosi applausi e saluti il passaggio degli alpini. La tradizionale santa Messa al campo, proprio nel verde antistante la stazione è stata segnata, al termine, da un altro momento carico di significato: la benedizione del nuovo gagliardetto del gruppo ANA di Bra, che, con la sua presenza a molte adunate, raduni e manifestazioni in giro per l’Italia nei prossimi anni, sarà testimone del passaggio degli alpini braidesi.
Il rancio alpino ha successivamente visto tre lunghissime tavolate, di cui si faceva fatica a vederne la fine, gremite di commensali, a ravvivare i portici di corso Garibaldi. Il momento conviviale è stato molto aggregativo, ospitando gli alpini, ma anche mogli, figli e nipoti, oltre a tanti amici e simpatizzanti. Alcuni canti della Corale alpina braidese hanno allietato il pasto, così come vari canti alpini e popolari hanno animato la sera del sabato 27. Infatti nel giorno precedente, sempre nel contesto della due giorni di celebrazioni, Bra ha accolto i Congedati del Coro Alpino della Brigata Taurinense, che hanno fatto registrare il tutto esaurito al teatro Politeama. Prima ancora si è svolta nel pomeriggio la tradizionale staffetta alpina: alcune volenterose penne nere, con lo zaino alpino che simboleggia i reduci e i dispersi nei vari conflitti, si sono messe in marcia dalla Croce Luminosa di Montà. Da questo luogo sacro agli alpini, la staffetta ha raggiunto il cimitero di Bra, in ricordo dei caduti, ed è stata accolta con la merenda sinoira presso i Salesiani.
Particolarmente degna di nota è stata la continua presenza dei bambini delle scuole primarie di Bra nelle varie fasi dei festeggiamenti: dalle assemblee scolastiche con gli alpini in armi e con l’ANA per spiegare le attività svolte sul territorio alle giovani leve, al concorso che li ha visti protagonisti con la creazione di testi e disegni a tema alpino durante l’anno scolastico, fino allo sfilamento di 100 di loro in testa alla lunga colonna di domenica, uno per ogni anno di vita del gruppo ANA attualmente guidato dal capogruppo Tino Genta.