Il 24 gennaio 1994 veniva a mancare, improvvisamente, ad Alba don Luigi Mazza. Una figura cara a tutti coloro che hanno avuto occasione di incontrarlo. Come la comunità di Veglia che lo ha visto parroco della chiesa di San Rocco per quasi 17 anni. In occasione del 25° anniversario della morte del sacerdote musicista, domenica 3 febbraio 2019, la frazione cheraschese gli ha dedicato una piazza. Non un luogo qualunque, ma quella piazzetta davanti alla parrocchia, luogo di incontro, di gioco, posto in cui don Mazza per anni ha accolto gli sposi nel giorno felice, i funerali, i fedeli per la messa, i piccoli per essere battezzati. La piazza, per definizione luogo di incontro: partenza per le camminate estive, trasformata in campo da gioco per improvvisati tennisti, per quattro chiacchiere con gli amici.
A togliere il tricolore che copriva il nome della piazza sono stati due vegliesi, Sonia Testa, la prima battezzata da don Mazza e Andrea Olivero, l’ultimo che ha ricevuto il sacramento del battesimo dall’indimenticabile sacerdote. A tracciarne una breve quanto sentita biografia, densa di aneddoti, è stato don Claudio Carena, Vicario generale della diocesi di Alba, vegliese, che ben ha conosciuto don Mazza. Apparentemente un elenco di date, condito con qualche aneddoto, ma in realtà un percorso ricco, arricchente, che ha toccato il cuore di tante persone: nato a Cortemilia l’11 settembre 1925, ordinato sacerdote il 2 gennaio 1949 (un giorno di neve, tanto che neppure i genitori poterono raggiungere il seminario albese), studente a Roma il 12 ottobre 1948, economo spirituale a Roddi il 27 maggio 1951, professore in seminario il 1 ottobre 1952, parroco a Serralunga il 9 luglio 1955, poi a Pollenzo il 1 marzo 1964, collaboratore dell’editrice Esperienze di Fossano il 9 ottobre 1971, quindi l’arrivo a Veglia dove restò fino al 1992 quando venne chiamato in cattedrale ad Alba. Ed è stata proprio la frazione cheraschese ad ospitare l’ultimo saluto al suo amato parroco il 26 gennaio 1994.
“Tu sei sacerdote, ministro di Dio, dal mondo assunto, nel mondo inviato, con te camminiamo sulle vie del ciel” ha cantato la comunità commossa di Veglia quel giorno. Parole scritte e musicate dallo stesso don Luigi. Sì, perché don Luigi Mazza non era solo un sacerdote, era anche un musicista. In quattro libri aveva raccolto tutte le sue musiche. Sono pagine non solo dense di note, di melodie, di versi, ma anche di appunti, di frasi, di piccoli flash sulla quotidianità vissuta. Sono libri di musica ma anche piccoli diari, percorsi di vita, riassunti in parole, in immagini. L’inizio del suo ministero a Veglia don Mazza lo aveva descritto con un quadrifoglio verde. Don Carena nel delineare la figura di don Luigi Mazza ha sottolineato soprattutto la sua capacità di relazione con tutti: “Era felice quando poteva incontrare le persone. Sapeva raccontare, incantava con le sue narrazioni, rapiva il cuore di chi lo ascoltava”.
“Don Mazza ha lasciato in tutta la comunità di Veglia un bel ricordo, un piccolo vuoto colmato dai sui insegnamenti. - Il consigliere Sergio Barbero di ricordi ne ha tanti, come tutti coloro che hanno incontrato lo straordinario prete musicista - Sicuramente la sua impronta ci ha segnato, guidandoci nel percorso di crescita”. Don Mazza era un artista, di quegli artisti a 360 gradi che coinvolgono, che rendono tutto più bello. Ha scritto libri, era un presepista (si ricorda il suo suggestivo presepe con le statue a grandezza naturale realizzato a Pollenzo), scriveva i suoi racconti anche sul bollettino parrocchiale, in una rubrica chiamata “Le voci della piazzetta”, era un regista (a Veglia in quegli anni aveva aiutato i ragazzi dell’oratorio a mettere su una filodrammatica). A testimoniare l’amore e il ricordo indelebile della comunità di Veglia a don Mazza è stata la presenza di tante persone alla cerimonia di intitolazione della piazza: giovanissimi che non lo hanno conosciuto, ma che ne hanno sentito parlare, adulti che lo hanno visto quando erano bambini o ragazzi, anziani. C’era anche tutta la giunta comunale guidata dal sindaco Claudio Bogetti: “Quando Sergio Barbero, a nome della frazione, ha chiesto di intitolare a don Mazza questa piazza, siamo stati subito felici di dare il benestare. E oggi sono orgoglioso di essere qui a vedere il nome di questo prete tanto amato che ancora saprà guidare la comunità come ha fatto quando era parroco”. A sottolineare la solennità del momento, prima della cerimonia di scoprimento della targa, alpini e bersaglieri hanno omaggiato i Caduti posando una corona d’alloro al monumento che trova posto nella piazza, quella che oggi si chiama Piazza Don Luigi Mazza.