Una sala gremita alla Casa della Gioventù di Roreto di Cherasco mercoledì 15 gennaio 2020 per la presentazione del libro "L'Assunta di Roreto" scritto da Bruno Taricco con la collaborazione di Carlo Ciravegna e Gabriella Piumatti. L'evento si inserisce nel calendario delle celebrazioni per i 500 anni della parrocchia della frazione. "Roreto è oggi una realtà vivace, dinamica, ricca di attività imprenditoriali qualificate, di un associazionismo che abbraccia vari settori - ha salutato il sindaco Carlo Davico. - Nel corso dei secoli ha visto uno sviluppo sia in termini economici che demografici ed è oggi la più grande frazione di Cherasco. Questo libro ripercorre la lunga storia di questa frazione e ringrazio gli autori per aver reso alla città un tassello importante che ancora mancava". Sergio Barbero, consigliere delegato alla Cultura, ha sottolineato come "La storia delle nostre comunità è indissolubilmente intrecciata a quella delle sue chiese". Il parroco di Roreto, don Daniele Mollo ha voluto rimarcare come "La nostra chiesa parrocchiale è soprattutto luogo di fede, una fede trasmessa da padre in figlio, tramandata ne secoli, quindi anche una storia e una cultura in un territorio ben identificato". A presentare il volume è stato il giornalista GianMario Ricciardi, ora residente a Sommariva Perno, ma che ha trascorso parte della sua vita proprio a Roreto e ha voluto ricordare alcuni aspetti di quegli anni, aneddoti legati alla parrocchia, ma anche ai personaggi, ai parroci, alle feste. Bruno Taricco, autore del volume, ha tracciato la storia che si può leggere pagina dopo pagina rimarcando sempre il grande attaccamento della comunità roretese alla chiesa: "L'hanno sempre sentita cosa propria, curata da due massari che, nella gestione, come diceva lo statuto dovevano gestirla come buon padre di famiglia. Praticamente tutte le famiglie roretesi hanno visto dei loro componenti ricoprire il ruolo di massari". Ha ricordato anche come questo "sentir cosa propria" abbia provocato qualche screzio con i parroci pro tempore. A portare testimonianza di alcuni particolari aneddoti di tempi andati, ma che i roretesi ben ricordano è stato don Giovanni Ciravegna.