ELVA - A Elva l’unico negozio di alimentari è tenuto in vita grazie all’energia di una diciottenne

Arianna Dao ha in gestione l’emporio del paese: ha studiato all'Alberghiero e non si sente condizionata dalle aspettative. Una speranza per la montagna

nella foto: La Butego di Elva
in foto: Arianna Dao, nuova titolare della Butego

Andrea Cascioli 14/08/2021 08:00

 
Gli abitanti stanziali sono appena ottantanove, ma tra ex residenti trasferitisi a valle e turisti della domenica Elva può contare su migliaia di innamorati, non solo in provincia di Cuneo.
 
Non potrebbe essere altrimenti per un paese che considerato è a buon diritto la perla della valle Maira. I primi ad accorgersene, in epoca longobarda, furono i monaci della potente abbazia di San Colombano di Bobbio: dal loro feudo dipendeva l’abbazia di San Dalmazzo di Pedona, che amministrava il territorio del comitato di Bredolo in cui era compresa anche la vallata. Dopo l’VIII secolo saranno i monaci di Villar San Costanzo ad occuparsene. Elva è un paese unico nel suo genere perché custodisce, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, gli straordinari affreschi del pittore fiammingo Hans Clemer. L’artista, noto proprio con l’appellativo di “maestro d’Elva”, fu attivo nei territori del marchesato di Saluzzo a partire dagli anni Novanta del Quattrocento: ai primordi del XVI secolo risalgono le scene della vita di Gesù affrescate sulle pareti della parrocchiale, uno degli esempi più pregevoli di pittura tardogotica nel nord Italia.
 
Come e più degli altri paesi delle Alpi cuneesi questo centro a 1.637 metri d’altitudine ha conosciuto l’abbandono e lo spopolamento: dal picco di 1.319 residenti, toccato nel 1901, la popolazione si è ridotta di quindici volte nei successivi centovent’anni. C’è però anche in questo mondo dei vinti, come lo definiva Nuto Revelli, chi rimane a dare linfa a questa terra con l’energia dei propri anni più verdi: è il caso di Arianna Dao, diciannove anni ancora da compiere, la nuova titolare dello spaccio alimentare del paese.
 
“La Butego” presso la Casa della Meridiana è da molti anni l’unico presidio di vita commerciale a Elva. Per undici anni a occuparsi della sua gestione è stata una coppia trasferitasi da Cuneo, le stesse due persone che continuano a garantire l’apertura del Museo dei pels (l’altra grande attrattiva locale, dedicata alla storia tutta elvese dei pelassiers che dalla val Maira vendevano pregiate parrucche perfino ai lord inglesi e alle grandi attrici di cinema e teatro). Arianna è subentrata il 3 luglio scorso, dopo un lungo periodo di chiusura che ha provocato perfino una crisi amministrativa nel piccolissimo centro. Il sindaco Mario Fulcheri, infatti, si era dimesso nel giugno dello scorso anno proprio a seguito delle polemiche legate alla chiusura dell’emporio: ne è seguito un periodo di commissariamento concluso con l'elezione di Giulio Rinaudo.
 
Arianna ha studiato all’Alberghiero di Dronero e dice di non sentirsi condizionata dalle aspettative che, inevitabilmente, la comunità locale nutrirà verso di lei: “Mi piace stare a contatto con la gente e questo negozio serviva come primo servizio al paese: è qualcosa di cui Elva non può fare a meno”. Nella Butego si trovano tutti i generi di prima necessità per gli abitanti del posto, compresa qualche specialità locale: il miele, ad esempio, è quello di un produttore di origine elvese che rifornisce alcuni esercizi della valle. Queste prime settimane di attività sono andate benissimo, assicura la giovane venditrice. È lei ad occuparsi di tutto in negozio, con l’aiuto di sua mamma solo quando la clientela si fa più folta. Lo spaccio terrà aperto tutti i giorni a luglio e agosto, con orario dalle 8,30 alle 12,30 e di nuovo alle 15 alle 19,30: questo inverno invece si pensa di ridurre le aperture ad alcuni giorni della settimana.
 
È quanto basta, comunque, per lanciare al mondo della montagna il messaggio di speranza che tutti attendevano: Elva ha ancora voglia di vivere, attraverso i suoi giovani. Sono molti, adesso, coloro che riscoprono le proprie radici familiari quassù, magari ristrutturando case da tempo abbandonate. Rispetto a loro Arianna ha la fortuna di non trovarsi a superare il trauma del distacco dalla città: “È un’esperienza che consiglierei anche ad altri ragazzi? Sì, perché è un’ottima cosa che i giovani vengano in montagna a creare attività che consentano alle nostre valli di crescere. Chiaramente bisogna essere consci di ciò a cui si va incontro”.
 
Qualcosa intanto si muove anche sul fronte dei trasporti, l’aspetto più critico per chi vive in quota. Da sabato 17 luglio è attiva la navetta per Stroppo, che assicura passaggi gratuiti ai residenti almeno nei fine settimana. In attesa che qualcuno si decida a intervenire sull’annosa questione della strada del Vallone, il cosiddetto Orrido di Elva, chiusa ormai dal 2014 per il pericolo di frane. Infrastrutture e servizi: il solito binomio dolente delle aree marginali a cui si affidano le speranze di rinascita delle nostre valli. E chissà che, in tempi di smart working, a tanti altri ragazzi come Arianna non venga voglia di dire: mollo tutto e resto in montagna.

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