CUNEO - Alex Astegiano, tra visioni sonore e ritratti intimisti

Prima voce dei Marlene Kuntz, poi autore di scatti che hanno immortalato grandi della musica come Nick Cave, Iggy Pop e Lou Reed. Il fotografo cuneese si racconta

Francesca Barbero 25/04/2022 11:53

Pubblicato in origine sul numero del 14 aprile del settimanale Cuneodice: ogni giovedì in edicola
 
Alex Astegiano è un fotografo noto per i suoi ritratti di musicisti. Tra i tanti personaggi fotografati, durante i live o ritratti nel backstage, Nick Cave, Iggy Pop e Lou Reed. Il percorso da fotografo è parallelo a quello di musicista, perché è stato anche co-fondatore e primo cantante dei Marlene Kuntz.
 
Quando inizia il tuo percorso da fotografo?
“Fin da piccolo, da quando per la prima volta ho preso in mano la macchina fotografica di mio padre e, arrivato poi a 13 anni, non l’ho più restituita. Ho iniziato a fotografare musicisti con i Jack On Fire realizzando autoritratti della band, dove ero batterista. Poi con i Marlene mi sono occupato di tutta la parte visual realizzando grafica, logo, copertina delle cassette e le prime fotografie. Dagli autoritratti del gruppo con il cavalletto a quelle degli altri componenti”.
 
Anni dopo, da fotografo professionista, sei tornato dai live ai ritratti.
“Il contatto diretto con le persone è sempre più interessante. Dopo anni in cui ti ritrovi, nei concerti più grandi, a sgomitare sotto il palco in mezzo ad altri fotografi, di solito per i primi tre pezzi a meno di non avere un rapporto con la band per cui puoi seguire tutto il concerto, vuoi maggiore libertà creativa.
Questo mi ha spinto a ricercare la possibilità di scattare nel backstage per realizzare ritratti o documentare situazioni più informali della performance”.
 
Come si fotografa la musica live?
“La ricerca e la conoscenza del gruppo, e dei pezzi, è fondamentale per sapere quando accadrà qualcosa nell’esibizione, come uno stacco o un cambio di posa, per ottenere immagini più d’effetto. Mi sono sempre preso la libertà di fotografare solo chi fa un genere che mi piace, non mi interessa fotografare qualcuno solo per vendere una foto”.
 
Nei tuoi ritratti cogli l’anima dell’artista in una dimensione molto intima. Come fai? Sono nate delle amicizie?
“Il momento di incontro iniziale è importantissimo, per me è naturale instaurare subito un rapporto con la persona. Con alcuni quell’incontro può trasformarsi in amicizia sentendosi per l’invio delle fotografie o rivedendosi ai concerti. Come con Samuele Bersani, Mauro Ermanno Giovanardi o Pierpaolo Capovilla”.
 
Che ricordi hai del Nuvolari?
“Del primo circolo ricordo diversi concerti con i Marlene. Come quello in piazza Virginio del 14 luglio 1989, bicentenario della presa della Bastiglia, quando con i cappucci neri da boia ci siamo esibiti su questo palco, con tanto di ghigliottina, in una versione noise della marsigliese. E poi la mostra ‘Le mie stelle’, con i miei quadri appesi al soffitto per via dello spazio molto piccolo: chi entrava per vederli doveva girare la testa in su. Al Nuvolari Libera Tribù ho fotografato diversi live, tra cui Enrico Rava, Gianmaria Testa, Antony and the Jhonsons e Teatro degli Orrori”.

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