Come è andata la stagione 2023 per le castagne di montagna? Lo abbiamo chiesto a Marco Bozzolo, vicepresidente provinciale di Cia Cuneo e dal 2016 impegnato a gestire i castagneti di famiglia, tra i 700 e i 1.000 metri di quota, nella frazione Castello del Comune di Viola. In Valle Mongia. Dice: “Rispetto al 2021 e al 2022 le condizioni sono migliorate, tornando alla “normalità” degli anni precedenti. Nella nostra area la produzione è stata elevata, la qualità non totalmente soddisfacente, a causa del marciume gessoso che intacca l’interno del frutto, ma comunque accettabile, i prezzi di vendita hanno coperto i costi e lasciato margini di guadagno. Quindi, nel complesso abbiamo avuto un’annata buona”.
A questo punto, le prospettive 2024? “Nei giorni passati ha piovuto e nevicato. Però non è sufficiente per l’intera stagione. E’ pur vero che i castagneti tradizionali non richiedono acqua in grande quantità, ma c’è comunque bisogno di precipitazioni più avanti per rendere la stagione ottimale dal punto di vista produttivo. L’andamento si inizia a capire a giugno, con la fioritura. Attendiamo fiduciosi, mantenendo sempre un poco di timore per l’evolversi del clima. Sugli altri fronti ci auguriamo delle buone quantità, un’ottima qualità e il mantenimento dei prezzi di vendita del 2023”.
Il bando regionale per i castagneti tradizionali sollecitato da Cia
A settembre 2023 la Regione ha aperto il bando dello Sviluppo Rurale per la cura del patrimonio forestale e, soprattutto, per il mantenimento in buono stato dei castagneti tradizionali in collina e in montagna. Obiettivo? Sostenere la cooperazione fra proprietari e gestori di boschi in modo da attuare la gestione in forma associata dei boschi e dei castagneti da frutto tradizionali piemontesi, così da facilitarne il ripristino e il miglioramento a tutela anche del territorio altrimenti, in molti casi, abbandonato. Sostenere la cooperazione fra diversi attori del comparto forestale e di quello castanicolo con lo scopo di attuare investimenti condivisi - gestire in forma associata piazzali, macchine e impianti - in modo da favorire lo sviluppo dello stesso settore forestale. L’approccio associativo porta una ventata di novità perché, spesso, le proprietà private risultano essere molto frammentate. Uno dei partner del gruppo deve assumere il ruolo di capofila, che diventa l’interlocutore unico di riferimento con la Regione per tutti gli aspetti tecnici e amministrativi legati alle domande presentate. Sono disponibili 6 milioni di euro. Il sostegno è del 100% dei costi, sotto forma di contributo in conto capitale. Per ogni progetto la spesa minima ammissibile è di 10.000 euro, quella massima di 600.000 euro. L’invio delle richieste di finanziamento sono state prorogate al prossimo 29 marzo.
Per i boschi il bando prevede interventi selvicolturali a macchiatico negativo: cioè quando il guadagno ricavato dal taglio è inferiore alle spese sostenute. Per i castagneti da frutto tradizionali le operazioni possibili sono: potature straordinarie, anche con tecniche di tree climbing; eliminazione della vegetazione infestante, pulizia del terreno con gestione del materiale vegetale che ostacola la raccolta delle castagne, ma con divieto della pratica dell’abbrucciamento; reimpianti e innesti o reinnesti con materiale appartenente a cultivar inclusi nel Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto ammesse alla commercializzazione, così da ripristinare la densità ottimale dei castagneti; piccole sistemazioni del terreno con l’obiettivo di favorire l’accessibilità, le lavorazioni e il mantenimento del paesaggio (muretti a secco). Sono esclusi gli interventi riguardanti la viabilità agro silvo pastorale. Cosa ne pensa Bozzolo? Sottolinea: “Il bando è stato sollecitato con forza da Cia Cuneo. Si può sempre fare di più e meglio, però in tutte le programmazioni passate dello Sviluppo Rurale la Regione non aveva mai considerato i castagneti tradizionali da frutto. Quindi, averlo fatto adesso è una novità positiva. Oltretutto si premiano le collaborazioni tra possessori di castagneti: una scelta che non va solo a loro vantaggio, ma favorisce la tutela ambientale a beneficio dell’intera comunità. E poi il contributo è del 100% sul costo dei lavori: risorse importanti per destare l’interesse a intervenire”.