Nel dicembre 2022 si era chiuso il bando regionale del Programma di Sviluppo Rurale con l’obiettivo di sostenere gli investimenti per prevenire e ridurre il rischio di contatto dei suini con il virus della Peste suina africana (Psa) che colpisce i cinghiali. L’infezione non è trasmissibile all’uomo, però è molto pericolosa per i maiali: infatti, se si contagiano devono essere abbattuti. La misura, poi, intendeva accrescere, attraverso i lavori effettuati, il livello complessivo di biosicurezza di tutti allevamenti. A febbraio 2023 è stato pubblicato un secondo bando, finanziato con le economie del primo, per continuare il percorso, anche perché la Psa non è stata debellata: anzi, da quando si è avuto il primo riscontro dell’infezione - il 7 gennaio 2022 - a ora, i casi di cinghiali positivi in Piemonte sono stati 594. Ai quali si aggiungono i 704 sul territorio ligure. La provincia di Cuneo ha il Comune di Saliceto inserito nella zona rossa II infetta in cui sono in vigore i divieti più stringenti (Restrizione II). E altri 19 Comuni fanno parte dell’area di sorveglianza I confinante con la precedente e interessati dalle limitazioni della Restrizione I: Bergolo; Pezzolo Valle Uzzone; Cortemilia; Levice; Castelletto Uzzone; Perletto; Castino; Cossano Belbo; Rocchetta Belbo; Santo Stefano Belbo; Gottasecca; Monesiglio; Sale delle Langhe; Camerana; Castelnuovo di Ceva; Priero; Prunetto; Montezemolo e Perlo. Se il virus si diffondesse in ulteriori zone costituirebbe un danno economico ingente per il comparto suinicolo, calcolato in oltre 650 milioni di euro all’anno per produttori e trasformatori e di 130 milioni di euro all’anno per l’indotto. A cui si aggiungerebbe il crollo di immagine per un prodotto di eccellenza. Infatti, la “Granda” conta il 70% degli allevamenti del Piemonte, con quasi 800 aziende e un patrimonio di 900 mila capi.
Contribuiti e lavori
La dotazione finanziaria del bando è di 1.353.104 euro. Le domande vanno presentate entro il 31 maggio 2024. Possono partecipare le aziende del settore insediate sul territorio piemontese con più di 10 Uba: quindi, essendo 0,3 il parametro di misura per i suini, con più di 30 maiali adulti. Gli allevamenti in ambiente confinato e quelli compresi nella zona infetta I e in quella di sorveglianza II per la Psa, come definito dal Regolamento 605/2021 dell’Unione Europea, hanno la priorità nell’attribuzione dei punteggi. Sono possibili più richieste di finanziamento, purché relative a strutture con diversi Codici Azienda Zootecnica. Inoltre, vengono ammesse le domande di quanti le hanno già presentate nel primo bando purché, quelle del secondo, siano per interventi diversi. Sono ammissibili anche le spese effettuate già a partire dal 7 gennaio 2022: data in cui è stata accertata ufficialmente la presenza della Peste suina africana in Piemonte. Il contributo è dell’80% dei costi sostenuti, con il massimo di 100.000 euro per ogni domanda. Il contributo viene concesso per la realizzazione di più lavori. Che sono: installare recinzioni attorno ai locali in cui sono tenuti i suini e agli edifici nei quali vengono stoccati mangimi e lettiere; adeguare a criteri di biosicurezza rafforzata le strutture di allevamento, le zone filtro all’ingresso delle stesse strutture, i varchi carrabili di accesso, le aree di carico degli animali e le piazzole di disinfezione dei mezzi; acquistare strumenti per la pulizia e la disinfezione dei locali e delle attrezzature zootecniche; dotarsi di attrezzature per lo stoccaggio sicuro degli animali morti e degli altri sottoprodotti di origine animale in attesa di smaltimento.
Cosa dice Cia Cuneo
Cosa ne pensa del bando Cia Cuneo? Risponde il tecnico dell’organizzazione agricola, Pietro Busso. Sottolinea: “La misura, come nel caso del primo bando, continua a essere positiva. E’ vero che le aziende presenti nelle zone individuate infette e sorvegliate per la Peste suina africana hanno la priorità, ma sono ammesse le domande anche per le altre imprese del settore di tutto il territorio regionale non insediate in quelle aree. Così da poter aumentare comunque la biosicurezza dei loro allevamenti non solo rispetto all’infezione da Psa”. Basta la prevenzione? “Non è sufficiente. Bisogna continuare l’azione di de-popolamento dei cinghiali perché, su questo aspetto, le misure fin qui adottate sono insoddisfacenti”.