Gli iscritti della “Granda” all’Associazione Nazionale Pensionati (Anp) della Cia-Agricoltori Italiani sono oltre 2.500. Lunedì 21 novembre, a partire dalle 14, nella sede di Cuneo dell’organizzazione, in piazza Galimberti, l’assemblea dei delegati è chiamata a eleggere il nuovo presidente provinciale, che resterà in carica per quattro anni e farà parte anche del Consiglio direttivo e di quello esecutivo di Cia Cuneo. Durante l’assemblea sono previsti gli interventi di Anna Graglia, vicepresidente nazionale e presidente regionale Anp, di Enzo Casavecchia di Alba, presidente provinciale uscente che non si ricandida, e di Igor Varrone, direttore provinciale della Cia Cuneo.
Spiega Varrone: “Il movimento dei pensionati è molto importante per la nostra organizzazione se pensiamo che Anna Graglia è stata presidente provinciale per otto anni e adesso è ai vertici piemontesi e italiani dell’Anp. Così come è importante dal punto di vista sociale per i temi sui quali si è impegnato”.
Cioè? “L’assegno pensionistico minimo erogato oggi di 524 euro mensili, che in Italia riguarda un cospicuo numero di anziani, fra i quali gli ex agricoltori, non solo è inadeguato per tutti i parametri previsti dalle norme nazionali ed europee sui livelli di povertà, ma è moralmente e socialmente ingiusto. I pensionati al minimo sono stati dimenticati da tutti i numerosi provvedimenti del Governo durante l’emergenza Covid, nonostante per loro siano aumentati disagi e bisogni materiali”.
Quindi? “Già lo scorso anno abbiamo proposto al Governo di introdurre una pensione di equità portando l’assegno ad almeno 780 euro mensili: lo stesso importo pagato per il reddito di cittadinanza. In questo modo si aiuterebbero i pensionati a superare in parte lo stato di indigenza e si scongiurerebbe una sicura e annunciata crisi sociale”.
Ma non solo. “Per quanti hanno un’invalidità civile del 100% e ai quali serve l’assistenza continua perché non possono svolgere le normali mansioni quotidiane, tra assegno di pensione e indennità di accompagnamento arrivano a malapena, con entrambe, a 1.000 euro al mese. Come può vivere una persona con un importo del genere, quando una badante costa 1.400 euro al mese e per il ricovero in una residenza sanitaria si spendono anche 3.500 euro al mese?”.
Perciò, gli impegni futuri? “Continueremo a sollecitare al Governo un adeguamento degli importi, perché gli attuali sono lesivi della dignità della persona”.