La Regione ha aperto un altro bando riguardante gli interventi agro-climatici-ambientali dello Sviluppo Rurale 2023-2027 del Piemonte. Riguarda la misura SRA18 che sostiene gli apicoltori del territorio subalpino, con gli obiettivi di migliorare la tutela della biodiversità animale e vegetale e preservare gli habitat e i paesaggi. Le risorse disponibili sono 8 milioni di euro per l’intero periodo della programmazione (2023-2027). Le domande vanno presentate entro il prossimo 31 maggio. Possono partecipare, in modo singolo o associato, gli apicoltori professionali registrati nella Banca Dati Apistica. L’attività può essere svolta in forma stanziale o nomade e in aree, individuate dalla “Carta d’uso di interesse apistico”, di rilevante valore dal punto di vista ambientale e naturalistico. Sono escluse, perciò, le zone dove i dati indicano la presenza di inquinamento. I beneficiari, a partire dallo scorso primo gennaio, devono impegnarsi per cinque anni a praticare il lavoro avendo lo scopo di promuovere le api come insetti impollinatori, in modo da proteggere la biodiversità. Il declino degli impollinatori, infatti, è associato a una serie di fattori che spesso agiscono in sinergia tra di loro: distruzione, degrado e frammentazione degli habitat; inquinamento da agenti fisici e chimici; cambiamenti climatici e diffusione di parassiti e patogeni. Ma l’impollinazione è un servizio fondamentale per la sopravvivenza umana e per la tutela dell’integrità e della diversità biologica degli ecosistemi terrestri. Di conseguenza, l’intervento dello Sviluppo Rurale ha lo scopo di contrastare la “crisi” degli impollinatori e aiutare le pratiche di apicoltura capaci di salvaguardare la biodiversità. In quale modo? Supportando gli imprenditori del settore attraverso un sostegno economico, così da coprire i maggiori costi e i minori guadagni per l’attività effettuata in zone di rilevanza a livello ambientale. L’adesione alla misura è consentita con un minimo di 52 alveari messi a impegno e ogni postazione non può essere costituita da più di 80 alveari. Inoltre, la distanza minima tra le postazioni sotto impegno della stessa azienda deve essere superiore a 2,2 chilometri. Chi pratica l’attività in forma stanziale ha l’obbligo di mantenere la presenza delle arnie nelle aree previste dall’intervento tutti i giorni dell’anno, per chi la effettua in modo nomade la durata minima di permanenza in ogni luogo è di 60 giorni e nel rispetto dei periodi di fioritura delle essenze botaniche. Il pagamento viene effettuato al beneficiario in euro all’anno, con gli importi riportati di seguito: da 52 a 80 alveari, 2.000 euro; da 81 a 120, 2.800 euro; da 121 a 200, 3.600 euro; da 201 a 360, 5.000 euro; da 361 a 600, 7.200 euro; da 601 a 920, 10.200 euro; oltre 921, 13.800 euro.
Cosa ne pensa Cia Cuneo? Risponde Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale dell’organizzazione agricola: “Il giudizio sulla misura è molto positivo, infatti è la prima volta che lo Sviluppo Rurale destina delle risorse dirette all’apicoltura. Negli anni passati erano stati previsti dei contributi solo per la lavorazione del miele. Si tratta, perciò, di un importante intervento di sostegno all’attività, vista la preziosa opera svolta dalle api e dagli apicoltori che ne curano l’allevamento. Per le aziende interessate è un impegno considerevole in quanto devono rispettare delle regole rigide, ma le azioni messe in atto contribuiscono a migliorare le condizioni ambientali dell’intera comunità. Questa misura, poi, si integra con l’eco-schema 5 della Politica Agricola Comune, che premia la coltivazione di colture di interesse mellifero da cui le api possono trarre nutrimento”.
C’è qualcosa da migliorare nel bando? “I tempi per la presentazione delle domande sono troppo stretti. Serve una proroga da parte della Regione. Anche perché, come organizzazione agricola dobbiamo informare gli imprenditori del settore sulle opportunità previste e, dopo, fornire una consulenza adeguata alle loro esigenze”.