Sabato 11 novembre, giorno in cui si festeggia San Martino, come da tradizione si è chiusa l’annata agraria. Come è andata la stagione produttiva 2023 nella “Granda”? Lo abbiamo chiesto a Igor Varrone, direttore provinciale di Cia Cuneo. Sottolinea: “È stato un anno molto difficile, soprattutto per i problemi, ormai abituali, causati dagli eventi atmosferici anomali legati ai cambiamenti climatici. La mancanza di acqua, soprattutto in alcune parti della provincia, è tornata di nuovo a farsi sentire, peggiorando ulteriormente la siccità delle ultime stagioni. E questo ha aumentato in misura rilevante i problemi fitosanitari, con la presenza di agenti patogeni e di insetti parassiti che hanno attaccato le colture. Richiedendo, come soluzione, interventi costosi e mirati per debellarli. E, poi, in alcune zone abbiamo avuto grandinate di forte intensità, capaci di distruggere intere aree coltivate e di azzerare le produzioni”.
Altre difficoltà affrontate dal mondo agricolo? “Le spese energetiche e quelle delle materie prime si sono assestate, seppure a livelli più alti rispetto al periodo dell’emergenza Covid e dei rincari dovuti alla crisi economica. Però, sono saliti di molto i costi degli interessi sui mutui e sui finanziamenti. Un’altra tegola per il settore, anche perché negli ultimi anni le aziende che hanno fatto l’accesso al credito ora devono sobbarcarsi spese ben più elevate rispetto al periodo iniziale dell’investimento”.
Inoltre? “Continua ad esserci una forte speculazione nella filiera agroalimentare. I prezzi di vendita degli agricoltori sono rimasti fermi, mentre quelli di acquisto sugli scaffali hanno subito una considerevole impennata. E se le maggiori spese le devono pagare solo chi è all’inizio della catena del valore - l’imprenditore - e l’anello finale - il consumatore - e non chi sta in mezzo, è una situazione preoccupante. Il guadagno e i costi devono essere ripartiti fra tutti gli attori del percorso produttivo e di vendita. Altrimenti si tratta di un atteggiamento miope e l’economia si ferma. Se per l’agricoltore non è più sostenibile produrre chiude l’azienda e la catena si interrompe subito all’inizio. Il gioco finisce”.
Soluzioni? “Su questo aspetto dovrebbe riflettere soprattutto la politica, perché pare ci sia quasi la volontà di costruire dei percorsi che portano a far “morire” le piccole e medie imprese del nostro comparto. Invece, rappresentano un valore aggiunto per l’intera comunità e bisogna rimetterle al centro dell’attenzione, tutelarle e salvaguardarne il reddito”.
Si è salvato qualcosa o qualcuno in questa situazione? “L’agricoltore che, nonostante le difficoltà, non ha smesso di lottare e ha cercato un modo per andare avanti grazie soprattutto alle sue capacità e al suo impegno”.
Le prospettive per il 2024? “Dipenderà molto dal clima. Se, pur con i cambiamenti in atto, le stagioni riprendessero, nel modo maggiore possibile, una loro normalità legata alle caratteristiche di ogni stagione, si può sperare in una buona annata. Inoltre ci auguriamo che finiscano le speculazioni, altrimenti il cammino diventerà davvero difficile”.