La Camera dei Deputati ha approvato in terza lettura il Disegno di Legge sull’agricoltura biologica. Ma le modifiche effettuate comportano il ritorno al Senato per la quarta lettura del testo. In particolare, soprattutto dopo le molte perplessità espresse dal mondo della scienza, è stato eliminato il passaggio più controverso che equiparava l’agricoltura biologica a quella biodinamica, considerata dagli studiosi una pratica priva proprio di fondamenti scientifici e più vicina a concetti di superstizione ed esoterismo. La Cia nazionale ha espresso soddisfazione per l’ok alla Camera della Legge, in grado di rendere il comparto protagonista della transizione ecologica. Inoltre, ha accolto con favore la scelta sulla questione del metodo biodinamico. Ora, c’è l’attesa per un sì definitivo in tempi rapidi al provvedimento da parte del Senato, dopo 12 anni di iter parlamentare. Aggiungono i vertici dell’organizzazione agricola: “La Legge nazionale per il biologico può rappresentare un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del settore, avendo come obiettivi la difesa dell’ambiente, la salubrità dei prodotti e il forte legame con i territori in cui gli stessi hanno origine. Il Ddl contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita del comparto. Un nuovo sviluppo, economico e ambientale, che avverrà attraverso i bio-distretti, tutti gli strumenti di aggregazione e l’istituzione di un marchio biologico italiano”. Ma non solo: “Si potrà contare concretamente su un pilastro fondamentale per la costruzione del futuro agricolo come indicato dal Green Deal dell’Unione Europea, che vede proprio nel biologico uno dei motori principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità. Infatti, la sfida proposta dalla Ue è di arrivare entro il 2030 a destinare il 25% dei terreni agricoli al bio. L’Italia è già a buon punto con il 16% delle coltivazioni ottenute con questo metodo, contro l’8% della media europea”.
Il patrimonio bio in Italia
In Italia l’agricoltura biologica conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori - forza lavoro che nell’ultimo decennio è salita del 71% - e vale 3,5 miliardi di euro.
Il presidente di Cia Cuneo, Claudio Conterno
Il presidente di Cia Cuneo, Claudio Conterno, dice: “L’aver tolto dal Disegno di Legge l’agricoltura biodinamica mi vede d’accordo, anche se la libertà di produrre come uno vuole non va toccata: biologico o biodinamico partono da alcuni principi vicini, ma sono due tipi di coltivazioni differenti. Adesso attendiamo un’approvazione definitiva del testo nel più breve tempo possibile. Ne abbiamo bisogno per dare alle aziende delle norme che mancano. Di certo, si recepiscono le indicazioni Ue per andare verso un sistema il più possibile impegnato a tutelare l’ambiente”. Cosa significa coltivare biologico? “È una mentalità, che deve far parte del modo di lavorare dell’agricoltore. Infatti, prima di guardare al mercato e alle prospettive di vendita deve applicare il metodo per se stesso. Perché è lui che si occupa tutti i giorni dei suoi terreni. Poi, sullo stesso piano, vengono l’ambiente e il consumatore. Però, se questa filosofia non fa parte del modo di agire dell’agricoltore è meglio che continui con l’agricoltura convenzionale, in cui, fino a quando si potrà, è ancora permesso di coltivare come si vuole, o con l’integrata, attraverso la quale si pratica quanto è consentito da un Regolamento regionale e nazionale”.
Ma il percorso verso l’agricoltura biologica è ormai tracciato? “Si tratta del metodo che tutela di più l’ambiente e le persone. L’agricoltura integrata è il primo passo per arrivare al bio. Infatti, l’Unione Europea sta andando in questa direzione perché ogni anno aumenta il numero di principi attivi chimici vietati nei trattamenti. Quindi, la scelta della strada da imboccare è già stata fatta e proseguirà anche in futuro. Nel biologico, poi, si utilizzano prodotti per la difesa contro le malattie o gli insetti dannosi sempre più naturali e performanti”. Escono spesso polemiche sui controlli nel biologico. Qual è il suo pensiero? “Purtroppo in Italia ha preso piede un sistema di autocertificazione che vale zero. Nel concreto, un’azienda o un gruppo di aziende che stanno dentro un circuito o una filiera si creano le loro regole e rispettano quelle. Invece, il biologico deve essere validato da un Ente certificatore terzo, a cui si aggiungono i controlli di Regione, Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole e Nas dei Carabinieri. Anche per questo motivo servono norme chiare e precise, ma, ribadisco, il coltivare biologico viene prima della Legge: è una mentalità”.