Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore.
In questo periodo abbondano gli articoli giornalistici che consigliano a tutti, compresi i turisti, l’acquisto di prodotti locali sia dai produttori che nei sempre più rari negozi montani; un’idea encomiabile e giusta che personalmente però ritengo inattuabile da decine di milioni di italiani e, ne spiego il motivo.
Prendo in esame il periodo 2010/2018 e con sicurezza posso affermare che i prodotti alimentari di scarsa qualità, i meno cari e specificatamente i formaggi e l’olio d’oliva sono rincarati di 3€ al kg e al lt., la pasta ed il riso da 0,80 a più di 1€, la frutta e verdura, nel passato il basilare sostentamento dei poveri, hanno raggiunto prezzi di antiquariato, e stendo un velo pietoso sulle bollette che hanno raggiunto il raddoppio se non il triplo. In contrasto, esamino l’introito. Una pensione mensile di circa 1000 € erogata nel 2010 e, milioni non arrivano a tale cifra, nel corso degli anni, con i ridicoli aggiornamenti annuali, a passo di lumaca è salita a circa 1100 € quindi, lo smisurato aumento dei prezzi impone una continua economia e di conseguenza la riduzione dei prodotti acquistati.
Se milioni di lavoratori o pensionati, nelle condizioni di cui sopra, adottassero i consigli emanati e acquistassero alimenti di qualità ai prezzi di mercato, camperebbero 15 giorni, salterebbero i pasti negli altri 15 e, forse, risolverebbero definitivamente ogni problema. A qualsiasi solone la chiara soluzione del problema, ma obbligatoriamente si continuerà “a tirare la cinghia”.
Lorenzo Garro