Nasce dalla collaborazione tra la Confagricoltura di Cuneo, Confcommercio-Imprese per l’Italia della provincia di Cuneo e l’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo il progetto “La Frutta non è peccato. Frutticoltori e ristoratori portano il territorio in tavola”, volto a favorire il consumo di frutta locale. L’iniziativa coinvolge, per il momento, i ristoranti aderenti delle zone di Cuneo, Saluzzo e Savigliano, aree della “Granda” a più forte vocazione frutticola, che proporranno la frutta al termine dei loro menu confezionata all’interno di contenitori contraddistinti dal logo creato per caratterizzare l’iniziativa e formato da una mela rovesciata e un cappello da chef.
“È un’iniziativa che non ha la presunzione di riuscire a rilanciare definitivamente i consumi, ma che intende per prima cosa lanciare un messaggio: ossia che la frutta è un ottimo modo per finire un pranzo o una cena, non solo a casa, ma anche al ristorante, per cui occorre sensibilizzare sempre di più anche gli operatori del settore enogastronomico – spiega il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia –. Solo con l’aiuto di tutti potremo tentare di invertire tendenze che vedono la frutta sempre meno consumata fuori casa, se non cucinata o a guarnizione di piatti e portate. Ringraziamo quindi per la sensibilità dimostrata la Confcommercio provinciale e l’Associazione Albergatori e Ristoratori che da subito si sono poste in modo attento e costruttivo su questo tema coinvolgendo i propri associati”.
“Abbiamo dato la nostra adesione alla proposta di Enrico Allasia in un’ottica di promozione e sensibilizzazione sui prodotti di eccellenza del nostro territorio – spiega Luca Chiapella, presidente Confcommercio-Imprese per l’Italia-della provincia di Cuneo –. Il progetto va nella direzione di creare una filiera sinergica tra produzione e consumo finale per il tramite dei nostri ristoratori, che, sapientemente e con maestria, sono gli ambasciatori del gusto e dell’enogastronomia della Granda. Il progetto pilota – aggiunge Chiapella – sarà esteso ai ristoranti del resto della provincia”.
“La frutta non è peccato… ma fa anche bene; con questo slogan la nostra associazione condivide ed abbraccia il progetto di Confagricoltura – interviene Giorgio Chiesa, vice presidente vicario dell’Associazione Albergatori Esercenti ed Operatori Turistici della provincia di Cuneo –. In un ambito di promozione, valorizzazione e supporto di un comparto quale quello legato al mondo contadino e a km0, determinante per il ruolo degli chef e della ristorazione in genere. Siamo certi – conclude Chiesa – che gli chef sapranno interpretare la promozione a vantaggio dell’intero settore del suo complesso d’insieme. Mangiare frutta fa bene”.
Le dinamiche che attualmente interessano il comparto frutticolo nazionale e locale sono complesse e per riuscire ad intervenirvi in modo concreto, servono sforzi congiunti e volontà comuni da parte di tutti gli attori della filiera e della politica. Si devono inevitabilmente intercettare anche le abitudini dei consumatori, cercando di promuovere nel modo corretto un maggior consumo di frutta locale. L’iniziativa “La Frutta non è peccato” si rivolge proprio ai consumatori finali a cui viene data la possibilità di apprezzare direttamente tutta la qualità delle varietà frutticole locali, che eccellono per salubrità e proprietà organolettiche e rappresentano un tratto distintivo dell’economia cuneese.
La provincia di Cuneo, infatti, detiene nettamente il primato di area frutticola del Piemonte, con oltre l’80% degli ettari coltivati a frutta dell’intera regione e più di 4.000 aziende specializzate del comparto. A livello di superfici coltivate, negli ultimi quattro anni è il melo ad aver guadagnato il maggior numero di ettari (un migliaio circa), attestandosi nel 2018 a quota 5.258, quasi completamente a scapito di pesche e nettarine, in evidente calo rispettivamente di 535 e 142 ettari. Interessi in crescita per il susino (1.067 ettari), il pero (997 ettari) e l’albicocco (467 ettari). Stabile, infine, ma su livelli ancora rilevanti l’actinidia (3.022 ettari), nonostante i seri danni provocati dalla batteriosi e dalla moria.