Il 2020 ha messo a dura prova tutto il sistema economico provinciale e anche il mondo della cooperazione ha riscontrato divere criticità. Tracciando un bilancio dello scorso anno emerge chiaramente che circa un terzo delle cooperative è in sofferenza a causa dell’emergenza sanitaria ancora in corso e che i due terzi rimanenti potrebbero essere compromessi da ulteriori blocchi alle attività. Nella Granda il mondo della cooperazione copre l’8% del Pil e include oltre 500 cooperative attive di cui Confcooperative rappresenta a Cuneo l’organizzazione storicamente e culturalmente più rappresentativa con circa 280 realtà distribuite sui diversi ambiti di attività.
SETTORE VITIVINICOLO
La pandemia e i diversi lockdown, che hanno imposto ripetuti stop al mondo della ristorazione e della ricettività, hanno determinato forti difficoltà e preoccupazioni, soprattutto nei periodi di festa. Anche l’export ne ha risentito e solo le nuove modalità di consumo, via web, con consegne a domicilio e in bag-in-box, hanno consentito di chiudere il 2020 in tenuta su vendite e fatturato, seppure con marginalità contenute. All’interno di questo panorama sono compresi anche i punti vendita delle cantine stesse: nella prima fase i rischi dell’invenduto hanno visto un ruolo significativo delle cooperative vitivinicole, grazie all’iniziativa lanciata dalla “Vignaioli piemontesi” associazione capofila delle cantine cooperative, in accordo con le organizzazioni professionali, hanno arginato i rischi della riduzione degli ordini e il calo dell’export dando la disponibilità ad accogliere nuovi soci e a intervenire direttamente per il ristoro delle uve evitandone una svendita. Nel contempo la vendemmia del 2020 è stata eccezionale ci auguriamo che possa dare i suoi ritorni anche sul fronte commerciale.
COMPARTO CORILICOLO
In Piemonte è stata positiva la campagna di raccolta delle nocciole, le due realtà principali del settore sono Piemonte Asprocor (circa 55.000 q.li nocciole commercializzate) e Ascopiemonte (circa 30.000 q.li.). La quantità di prodotto si è attestata su una media regionale di circa 17 q.li a ettaro risultando pertanto in linea con una media produzione. Lo scorso anno grande attenzione è stata posta alle emergenze fitosanitarie, in primis ai danni causati dalla “cimice asiatica”, e grazie al Coordinamento Corilicolo istituito dalla Fondazione Agrion (a cui partecipano le Organizzazioni di Produttori) si è riusciti ad arginare in buona parte questo danno, portando la qualità delle nocciole ad un livello più che apprezzabile: infatti la resa media alla sgusciatura si attesta sul 47%, nonostante alcune partite abbiano percentuali di avariato oltre quello tollerato dagli utilizzatori.
COOPERATIVE SENZA TERRA
Nel territorio un ruolo importante è giocato dalle “cooperative senza terra” per sostenere il lavoro nelle vigne e nei noccioleti. Su questo piano si sta avviando un primo positivo confronto tra gli attori in campo teso a favorire un salto di qualità nel sistema sul fronte dei contratti e degli alloggiamenti che le vedono coinvolte con le imprese vitivinicole e corilicole del territorio.
ORTOFRUTTA
Il settore dell’ortofrutta, che nel cuneese rappresenta il 60% della produzione regionale, ha visto una annata altalenante: un recupero dei prezzi delle pesche si oppone a un calo consistente della produzione a causa delle ingenti precipitazioni atmosferiche. Positiva la campagna sui piccoli frutti, prezzi migliori e produzioni in crescita. Permane la difficoltà del kiwi per ragioni fitosanitarie. Cresce, invece, l’investimento del melo. Nel distretto saluzzese la raccolta è garantita dal lavoro stagionale che vede il concentrarsi dalla tarda primavera sino all’arrivo dell’autunno di migliaia di lavoratori, con una quota consistente di stranieri provenienti. L’emergenza ha determinato un’azione di sistema che ha visto il costituirsi un tavolo permanente a livello territoriale tra le forze imprenditoriali e istituzionali per gestire l’accoglienza, l’alloggiamento, l’assunzione dei lavoratori.
PRODUZIONE LAVORO
Sul fronte della produzione lavoro, significativo è il “distretto cooperativo” dell’albese a supporto dei gruppi industriali del territorio, ma non solo. L’emergenza Covid ha lasciato evidenti segni che si registrano sia sul calo del fatturato che dell’occupazione. La situazione per quanto segnata dalla crisi evidenzia tuttavia uno sforzo di tenuta, la maggioranza a fine 2020 è stata attiva, 7 su 10. La ragione principale delle difficoltà risiede nella mancanza di commesse esterne legate al rallentamento delle filiere produttive e dei sistemi di fornitura in cui sono inserite. Le reazioni alla emergenza vedono la maggioranza delle cooperative impegnate ad elaborare un piano di risposta, incentrati sul fronte produttivo in tre direzioni: innovazione relativa a impianti, macchinari, attrezzatura, logistica interna e formazione e riqualificazione del personale.
COOPERATIVE SOCIALI
Il settore del sociale è andato incontro a non pochi disagi nel corso della pandemia, sono ormai note le difficoltà che hanno colpito le case di riposo e o i servizi per i disabili, legati agli impegnativi oneri per l’acquisto di DPI e adeguamenti sanitari, il tutto in una fase di applicazione del nuovo contratto non recepito dai riconoscimenti delle prestazioni. Proprio lo scorso febbraio in questo senso è stato aperto un tavolo provinciale che coinvolge rappresentanze cooperative, sindacati, istituzioni pubbliche, per affrontare la situazione che chiama in causa il welfare provinciale.
CREDITO COOPERATIVO
Tutte le banche di credito cooperativo piemontese sono cuneesi. Oltre 110.000,00 i soci. In provincia abbiamo la più grande Bcc a livello nazionale per numeri di soci (Alba) e la più longeva, 130 anni (Boves). Con la recente acquisizione di Intesa San Paolo del gruppo Ubi, le Bcc rappresentano la realtà del credito, quantitativamente e spazialmente più vicina ai territori dove ne raccolgono il risparmio ed erogano gli impieghi, di cui il 95% deve essere destinato al territorio di elezione. Confcooperative con Federcasse, che al suo interno ha lo spazio politico associativo dove sono presenti le Bcc, è il contesto che tende ad evitare contrapposizioni per tutelare il loro posizionamento e rafforzamento con la loro originale biodiversità. Sul piano europeo attraverso una vigilanza pressante che si connota per un carico burocratico non proporzionale alle caratteristiche di questi istituti, non giustificabile e molto onerosa. Così il recente Decreto 169/2020 del Ministero dell’Economia e delle Finanze relativo ai nuovi requisiti e criteri di idoneità degli esponenti bancari richiede requisiti di competenza troppo stringenti sul piano formale, che ostacolano il rinnovamento degli organi sociali e l’indispensabile turn over con l’ingresso di amministratori giovani, compromettendo l’espressione di una governance territoriale.
TURISMO E CULTURA
La situazione più grave riguarda certamente il settore turistico-culturale, nonché quelle del commercio al minuto, che in provincia si caratterizza per una presenza cooperativa più contenuta, ma non per questo meno di qualità. È il settore che ha risentito di più dell’attuale situazione azzerando in molti casi le attività.
“Solo dopo la fine della pandemia i faremo i conti con le reali conseguenze di questo difficile momento. - conclude Durando – È tuttavia innegabile che solo un approccio proattivo, capace di cogliere i cambiamenti che questa situazione ha radicalizzato si potrà guardare con più fiducia al futuro e garantire la continuità delle esperienze imprenditoriali. Digitalizzazione, sostenibilità, ottimizzazioni produttive e soprattutto il rafforzare il cooperare in senso verticale, agendo su filiere e catene di fornitura di qualità, e in senso orizzontale, potenziando le aggregazioni, avviando collaborazioni con i differenti interlocutori economici e istituzionali, sono le traiettorie su cui investire per delineare prospettive positive in cui poter giocare il proprio protagonismo nello sviluppo della nostra comunità”.