Che la statua di Giuseppe Barbaroux al centro di piazza Galimberti meritasse una bella “spolverata” era evidente. Basti ricordare, come ha fatto l’ingegner Angelo Casalino, che da quando venne eretta nel 1879 a nessuno era mai venuto in mente: “Qualche cittadino mi ha chiesto addirittura se fosse in marmo o in bronzo” ha scherzato col pubblico il direttore dei lavori.
Da oggi però i cittadini possono ammirare il nuovo volto del giurista e statista sabaudo, autore dei fondamentali codici di leggi civili e penali che re Carlo Alberto dare al suo regno per proiettarlo nella modernità. L’intervento di restauro e pulizia del monumento in marmo di Roccavione, opera dello scultore Giuseppe Dini, è stato finanziato dal Lions Club e realizzato dalla ditta Fantino Costruzioni. Ad occuparsene una restauratrice, Francesca Ghirardi, che con Dini condivide i natali novaresi: “È stato interessante - spiega - anche per la modalità di restauro utilizzata. Le incrostazioni sono state eliminate con una tecnica laser che studiavo da anni e che avevo realizzato finora solo su piccoli cantieri”. Il laser riconosce le diverse bande di colore e permette così di eliminare solo le impurità senza danneggiare il marmo.
Un lavoro certosino durato per tre mesi ora consente di ammirare molti particolari, specie nel vestiario del personaggio, che in precedenza era difficile cogliere. L’ex presidente del Lions Franco Civallero, primo promotore del restauro, ha fatto da cerimoniere e ricordato i numerosi intoppi burocratici che l’associazione ha dovuto superare, con l’aiuto dell’amministrazione comunale: il progetto iniziale curato dall’architetto Giuseppe Sarà è stato ripreso dall’ingegner Casalino. L’iter autorizzativo è durato dal 2015 allo scorso anno: “Siamo stati aiutati da moltissimi sponsor - ricorda Civallero - grazie ai quali siamo riusciti a portare avanti l’opera. Un grazie particolare va a Giorgio Fantino che si è offerto di partecipare nel ricordo del nonno Ettore, socio dei Lions”.
Prima della scopertura del monumento lo storico Giovanni Cerutti ha ripercorso la vita e le numerose benemerenze di Barbaroux, al quale si deve tra l’altro l’istituzione della diocesi di Cuneo da parte della Santa Sede. Non stupisce apprendere che nel 1875 fu proprio la popolazione a volerlo onorare, tramite una sottoscrizione pubblica: per questo l’iscrizione sul basamento in pietra grigia del Malanaggio, che sormonta il piedistallo in granito rosso di Baveno, menziona come committenti “i concittadini”. “Ancora oggi - ricorda Cerutti - il suo ritratto apposto in municipio vigila sul buon operato dei nostri sindaci. Un luminoso esempio di servitore dello Stato preoccupato solo del bene della nazione e un cuneese che non ha mai dimenticato il legame affettivo con la sua città natale”. Barbaroux, ha aggiunto la sindaca Patrizia Manassero, “ci richiama al rispetto della giustizia e dell’uguaglianza civile che può essere garantita solo attraverso la legge”.