Si intitola “Le donne ci stanno a cuore” l’evento sul rischio cardio-cerebrovascolare e di prevenzione nelle donne, in programma a Cuneo sabato 18 settembre, promosso dall’Associazione Pre.zio.sa. Prevenzione Promozione Salute Onlus, presieduta da Maria Peano.
Le donne avranno la possibilità di sottoporsi a una valutazione del rischio cardio-cerebrovascolare mediante la misurazione della pressione arteriosa, dei valori di colesterolo con l’intervento di personale della Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo e dell’ASL CN 1, dalle ore 10 alle ore 18, in piazza Galimberti. In particolare i medici saranno a disposizione per incontrare le donne che vorranno partecipare all’evento e rispondere alle domande.
Sono inoltre previsti due momenti durante la giornata, alle 11 e alle 16, di illustrazione da parte del personale medico e delle dietiste dei temi della prevenzione cardio-cerebrovascolari.
Negli ultimi anni si è assistito a un aumento crescente di donne colpite da patologie cardio-cerebrovascolari. Esse rappresentano la principale causa di mortalità e disabilità femminile e superano ampiamente le cause oncologiche. Nel 2015 i decessi femminili per malattie cardiovascolari sono stati 137.000, che rappresentano la causa del 40% delle morti, contro il 34% negli uomini (fonte Eurostat 2018 su dati 2015).
Secondo Roberta Rossini, Direttore della struttura complessa di Cardiologia dell’azienda ospedaliera S. Croce e Carle di Cuneo “le patologie cardio-cerebrovascolari nelle donne, oltre ad essere frequenti, specie in età post-menopausale, sono spesso gravate da una prognosi peggiore rispetto agli uomini. Dati di letteratura dimostrano che l’essere di sesso femminile può associarsi a un ritardo nella diagnosi ad esempio di infarto miocardico acuto. Le donne, infatti, possono presentare una sintomatologia diversa e più sfumata rispetto a quella degli uomini. Inoltre, esse stesse possono sottostimare il sintomo, nella convinzione che le malattie cardiovascolari siano tuttora appannaggio degli uomini. Le tecniche diagnostico-terapeutiche e le terapie farmacologiche sono ancora oggi studiate per lo più sugli uomini e molto meno sulle donne. Queste ultime, tuttavia, presentano caratteristiche differenti dal sesso maschile ad esempio rispetto al peso corporeo, al rischio emorragico e alla fisiopatologia di alcune malattie. Questo fa sì che, talvolta, le terapie studiate per lo più su uomini ma applicate, nella pratica clinica, sulle donne, risultino meno efficaci.
“Oggi è importante parlare di rischio cardio-cerebrovascolare nelle donne e di prevenzione, in un ambito dove la percezione del rischio è ancora scarsa e si tende erroneamente ad associare le malattie cardio-cerebrovascolari all’universo maschile. Le donne sono scarsamente informate sul ruolo dei fattori di rischio e sulla possibilità di “proteggersi” attraverso l’adozione di stili di vita sani, proprio perché colpite in età più avanzata quando erroneamente si ritiene poco efficace qualsiasi attività di prevenzione primaria” sottolinea Maria Roberta Bongioanni Direttore del Dipartimento Medico Specialistico dell’Asl CN1.
Accanto a fattori di rischio tradizionali non modificabili, come l’età e la familiarità, vi sono fattori di rischio tradizionali modificabili, quali ipertensione arteriosa, fumo, dislipidemia, diabete, sedentarietà, sovrappeso/obesità.
Questi fattori sono i medesimi nei due sessi ma hanno un peso (rischio relativo) diverso, con un impatto maggiore in termini di morbilità e mortalità cardiovascolare nelle donne rispetto agli uomini. E’ importante che, a parlare di patologie cardiovascolari delle donne e con le donne, vi siano proprio donne, in prima linea nella lotta a tali patologie. “Purtroppo – come sottolinea la dott.ssa Rossini, responsabile scientifico dell’evento insieme alla dott.ssa Bongioanni - ancora oggi assistiamo ad un gender-gap, anche in ambito sanitario. Le donne sono spesso sotto rappresentate in ruoli apicali (nel 2019, i direttori di struttura complessa erano l’83% uomini e il 17% donne, pur rappresentando, le donne, il 44% di medici e odontoiatri). Al fine di colmare queste disparità, è fondamentale che le donne non vincolino lo sviluppo di carriera al proprio ospedale e alla propria città e credano in un modello di leadership femminile. E’ importante che non si ispirino sempre a modelli maschili, mutuandoli, e che non considerino la famiglia come mutualmente esclusiva rispetto ad una scelta di carriera”.
Conclude Rossini: “In occasione della giornata del 18 settembre, si ricorda con grande affetto la dott.ssa Lucilla Riva, grande donna e grandissima professionista, capace di dimostrare come si riesca a conciliare il ruolo di madre e moglie con quello lavorativo. Lucilla ci ha lasciati prematuramente nel luglio scorso, dopo tanti anni dedicati a curare patologie cardiovascolari presso la cardiologia dell’azienda ospedaliera S. Croce e Carle. A Lucilla sarà a breve dedicata la sala riunioni della Cardiologia, nonché una biblioteca, sempre della Cardiologia, ad uso dei pazienti, in ricordo della sua grande passione per la lettura”.