“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”. No, non è una frase sentita in un talkshow politico, ma al Caffè Letterario di Bra, nel 2021. Sono passati sette secoli da quando Dante Alighieri scrisse quella terzina, 76-78, del canto VI del Purgatorio della Divina Commedia. Ma a quanto pare non è cambiato molto, come ha evidenziato la professoressa Gabriella Del Treste, ospite del salotto virtuale di Silvia Gullino ed Enrico Sunda, sul gruppo Facebook ‘Bra. Di tutto, di più’.
“Per Dante i sentimenti sono importanti e non si vergogna di dare sfogo alla sua rabbia e perplessità per l’amor patrio deluso. Sembra proprio di vedere la rabbia dei cittadini italiani per i balletti politici di questi giorni”: ha spiegato l’insegnante originaria di Tagliacozzo, paese in provincia di L’Aquila, “dove sanz’arme vinse il vecchio Alardo” (Inferno, canto XXVIII).
Il podcast di giovedì 18 febbraio ha avuto la funzione di rivisitare in chiave moderna le nostre radici e suscitare curiosità attraverso un viaggio nell’anima del Sommo Poeta, per capire la sua grandezza e la sua bellezza.
“Dante pensa che solo la pace renda possibile il benessere, sia collettivo che individuale. Ama raccontarsi, parlando dei suoi difetti, colpe ed errori, oltre a quelli di innumerevoli personaggi segnati da amori e dolori, come Paolo e Francesca oppure Ulisse, il conte Ugolino, Pia de’ Tolomei”, è la riflessione dell’ex docente del Liceo Giolitti-Gandino di Bra.
Per tutti gli anni delle superiori ci hanno fatto una testa così dicendoci che l’italiano vero era quello di Dante. Non solo, la sua dottrina fa tuttora scuola ed è possibile coglierne insegnamenti politici, economici e sociali utili a tutti. “L’avanguardia di Dante - ha detto la Del Treste - sta nel suo amore per la comunicazione e la chiarezza del messaggio linguistico, arricchito continuamente con nuove invenzioni di vocaboli, esattamente come avviene oggi con i neologismi”.
Dante, poeta e padre della lingua italiana, ma anche uomo del suo e nostro tempo. Del resto lui, fiorentino e toscano, rappresenta l’unità del Paese attraverso un’unica lingua e ora più che mai c’è bisogno di un senso di unione e condivisione. Spiega Gabriella Del Treste: “Dante è personaggio del nostro tempo, perché è costretto a spostarsi continuamente, visto che era stato condannato all’esilio e va alla ricerca continua di ‘mecenati’ che gli permettano di vivere e anche di scrivere”.
Aggiungendo: “Dante è vicino a ciascun lettore per l’importanza data alla sfera delle emozioni, espressa attraverso il ricordo e la spiritualità, che oggi sono accentuate dalla situazione di emergenza che stiamo vivendo. Inoltre, predilige il dialogo, perché sa che attraverso il dialogo può trovare conforto oltre che darne”.
Ma non finisce qui. Dante e le sue opere sono un mezzo, perché il sentimento culturale emerga sempre più forte ed il Caffè Letterario è stata una maniera per tenere viva la sua memoria, come ha sottolineato la prestigiosa ospite: “Il Ghibellin fuggiasco non si stanca di cambiare località, ma soprattutto di conoscere usi, costumi e linguaggi diversi. I suoi non sono solo spostamenti reali, egli conduce un itinerario anche dentro di sé, per cercare di redimere la sua anima e rimuovere il peccato che gli impedisce di giungere alla beatitudine”.
La serata è stata un’occasione per riscoprire e rendere attuale il poeta e la sua poesia. Infatti, quella di Dante è una poesia intesa come vera e propria missione universale che percorre tutti i tempi e si estende agli uomini di ogni generazione. Secondo l’insegnante braidese, “Dante è il più europeo dei poeti pur essendo il più locale di tutti. Dante è uomo del futuro, non del passato, ma di un tempo che deve ancora venire, eterno”.
No, non si è aperto uno stargate temporale, è davvero così. Il poeta ha affrontato ogni aspetto della sua epoca con estrema originalità e ha impostato la nostra storia italiana con la penna. Ma cosa ci insegna oggi l’opera dantesca, a noi che speriamo faticosamente di riveder le stelle dopo l’inferno-purgatorio della pandemia?
La risposta della professoressa Del Treste è netta: “Dante sollecita l’uomo ad avere fiducia nelle proprie forze e a non abbattersi. Se la vita è una lotta, va affrontata tenendo fede ai propri obiettivi, perché il bene individuale si può raggiungere solo attraverso il bene collettivo”. E conclude: “Dante può ancora insegnare come la letteratura di qualità sia un eccellente catalizzatore per il pensiero creativo e critico per stimolare i più giovani a porsi delle domande, a sognare e ad immaginare”.
La Divina Commedia si dimostra, così, ancora una volta, non un semplice volume il cui destino è rimanere impolverato in uno scaffale qualsiasi della nostra libreria, ma un’opera viva, pulsante, da leggere attentamente per comprendere come lo studio del passato ci possa fornire innumerevoli chiavi per una lettura più consapevole del presente.