“Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano di un millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne”. (Il Peso della farfalla, Erri de Luca)
Montagne che questi animali attraversano senza limiti, alla ricerca del loro territorio migliore. E così, “orecchio destro verde, orecchio sinistro bianco”, è “emigrata” nel Parc national du Mercantour, scavalcando crinali, valloni e la frontiera con la Francia. L’ha colta sul fatto Maxime Langartner, guardiaparco stagionale dell’area protetta francese con la quale il Parco delle Alpi Marittime dal 1986, collabora nel monitoraggio della fauna selvatica. La camoscia era stata catturata, nel 2010, al Piano del Valasco. Aveva sei anni, ed inconsapevolmente è diventata una dei primi attori di un importante studio di occupazione spaziale del territorio, coordinato dal prof. Marco Festa-Bianchet della prestigiosa Université de Sherbrooke (Canada). Della camoscia, per qualche anno, ci sono stati avvistamenti e poi se ne sono perse le tracce. Fino a qualche settimana fa. "Negli ultimi giorni di gennaio, in Val Gordolasca, non lontano da Belvedere, nel dopoguerra località di contrabbando tra le popolazioni dei due versanti, è avvenuta l’osservazione che non ci saremmo aspettati di poter registrare di nuovo", si legge nel comunicato pubblicato dal Parco Alpi Marittime sul suo sito internet. Tra poco “orecchio destro verde, orecchio sinistro bianco”, compirà 18 anni. Una bella età se si considera la specie, in natura, ha una sopravvivenza di circa 15-16 anni.
La segnalazione di Maxime racchiude in sé è una bella storia che offre diverse informazioni interessanti e utili per approfondire le conoscenze sulla specie. E tante altre storie, probabilmente sono in attesa di essere svelate, perché nel Parco delle Alpi Marittime e nel Parco del Mercantour sono decine gli stambecchi e i camosci marcati. Animali che in ambiente alpino sono difficili da seguire per la morfologia accidentata e perché essi possono compiere grandi spostamenti. In passato abbiamo verificato, ad esempio, che stambecchi dalle Marittime hanno raggiunto la Valle Varaita o le Alpi di Provenza.
"L’appello che rivolgiamo agli escursionisti è di fotografare e segnalarci gli animali marcati dando in questo modo un importante contributo nella gestione e nella tutela dei grandi ungulati alpini. E anche a condividere belle storie che rappresentano quanto sono straordinari gli abitanti selvatici del nostro pianeta", scrivono dal Parco.