Riceviamo e pubblichiamo.
Leggendo i giornali locali sembra che l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine si stiano muovendo efficacemente per risolvere le questioni collegate all’immigrazione all’interno del territorio comunale. Si dà conto unicamente della diatriba tra chi sostiene che bisogna reprimere ancora di più e chi invece cerca di difendere il suo operato affermando che ha già aumentato di molto l’attività repressiva.
Non si ragiona mai sulle persone che subiscono queste scelte repressive e che sono relegate in un mondo a sé. Un mondo che i “benpensanti” vorrebbero sparisse appena finisce di essere utile alla nostra economia. Per chi vive in questo non mondo cuneese la situazione peggiora sempre di più, malgrado lo sforzo encomiabile di molte associazioni e molti volontari che operano per aiutare queste persone.
Per esempio si vorrebbe che queste persone vivessero tranquille senza disturbare, ma: 1) i posti per dormire non sono mai sufficienti per tutti; 2) dai dormitori si deve uscire prestissimo al mattino e i ragazzi si vedono costretti a girovagare per Cuneo tutto il giorno; 3) la polizia fa perquisizioni tutte le settimane e i giornali mettono in risalto che hanno trovato alcune persone con sostanze; 4) nella settimana di ferragosto non si è riusciti a garantire i pranzi e anche l’assistenza burocratica è stata ridotta.
Nessun giornale si chiede come vivono realmente queste persone. Se lo facesse potrebbe, tra le altre cose, far sapere che: 1) è molto difficile avere vent’anni e non intravvedere nessun futuro; 2) è insopportabile avere vent’anni e non poter stare da nessuna parte perché tutti ti considerano di troppo, a meno che non ti trovi in un campo sotto il sole a raccogliere la frutta; 3) quando trovi un posto d’incontro, anche se è isolato e non “dà fastidio” vieni cacciato senza nessuna spiegazione; 4) se hai fatto domanda di asilo politico sei in difficoltà perche la questura ti chiede l’indirizzo di una casa dove vivi, anche se dormi nel dormitorio; 5) mentre attendi di presentare domanda di asilo e non hai ancora i documenti non puoi lavorare e procurarti i mezzi di sussistenza. E soprattutto scoprirebbe che è insopportabile guardarli negli occhi quando ti chiedono di spiegar loro perché succede questo.
Alcuni ragazzi incontrati l'anno scorso hanno trovato una loro strada. Alcuni hanno trovato lavoro (sempre precario) e altri fanno il Servizio Civile.
Ci hanno invitati a una loro riunione per chiederci consigli su come fare per costituire un’associazione di solidarietà. Ci ha fatto impressione sentire, per esempio, che erano molto preoccupati perché nel caso succedesse qualche disgrazia a qualcuno di loro, non avrebbero i soldi per il rimpatrio della salma: eppure hanno solo vent’anni.
Sappiamo che non è facile, che ci sono problemi reali per tutti, anche per i cuneesi, e crediamo che la soluzione passi attraverso il dialogo e l’incontro.
Noi, che siamo un gruppo di cuneesi che durante la pandemia ha incominciato ad incontrare i ragazzi che si trovavano presso lo Stura, nel frattempo continuiamo a cercare di creare ponti, incontrandoli, parlando con loro, aiutandoli nelle questioni più elementari, anche con l'aiuto materiale in cibo e vestiario, quando non lo trovano dalle varie associazioni, invitandoli a casa, orientandoli tra le varie associazioni e uffici del territorio. Ma ci rendiamo conto che serve una risposta strutturata che le istituzioni per prime devono dare.
La risposta deve arrivare dalla politica e dalle Amministrazioni locali. Per questo speriamo che queste nostre iniziative servano anche a cambiare lo sguardo su queste questioni.
I ragazzi del fiume