Nei giorni scorsi Jai Hindley, primo australiano della storia ad aver vinto il Giro d’Italia, ha passato un pomeriggio alla Specialized di Milano per una serie di test sulla posizione. Durante la corsa rosa l’australiano della Bora-Hansgrohe aveva cominciato ad accusare problemi di appoggio sulla sella. L’atleta ha voluto risolvere il problema, anche in vista della Vuelta di Spagna, che partirà il prossimo 19 agosto a Utrecht (Paesi Bassi) e finirà l'11 settembre a Madrid.
Una curiosità? Tra gli specialisti che hanno lavorato con il campione di Perth c’erano anche due cuneesi. Gli osteopati e biomeccanici sportivi Alessandro Brondino, di Cuneo, e Fabio Arione, di Casalgrasso, che da più di tre anni portano avanti il progetto “SPORT 3D”, che conta su tre studi (a Cuneo, Vigone e Borgaro).
“Ci occupiamo di trattamenti manuali osteopatici e di analisi biomeccanica sportiva che nel ciclismo si chiama bikefitting - spiega Brondino -. Bikefitting significa: valutazione osteopatica classica più valutazione osteopatica durante la pedalata”. Quando gli si chiede di essere più preciso, l’osteopatia risponde: “Agiamo sia sul paziente direttamente con tecniche di sblocco articolare, sul piano muscolo-tendineo o piani di riprogrammazione posturale attivi da svolgere a casa e direttamente sulla bici”. Il lavoro ha anche un aspetto strettamente tecnico: "Eseguiamo noi le regolazioni sul mezzo, dalla scelta alla regolazione della sella fino alla scelta dei pedali e delle scarpe: durante un seduta di bikefitting siamo un po’ osteopati, un po’ biomeccanici e un po’ meccanici”. “Per fare tutto ciò ci avvaliamo di più tecnologia possibile - prosegue Brondino - da una pedana per la valutazione degli appoggi plantari in statica e in camminata a solette sensorizzate per l’analisi delle forze in pedalata fino a un sistema ottico di motion capture a 6 telecamere ad infrarossi”.
“Specialized ci ha contattato per portare la nostra esperienza e bagaglio tecnologico ed eseguire una sessione di bikefitting con Hindley ai fini di permettergli di dedicarsi a preparare e correre alla Vuelta e durante tutto il prosieguo della stagione nel miglior modo possibile”, continua.
Quando gli si chiede com’è stato lavorare con un campione di dimensione internazionale Brondino non si scompone: “C’è stato un brevissimo momento di emozione, ma è passato immediatamente quando siamo entrati in discorsi tecnici: Hindley è una persona di una disponibilità e gentilezza infinita e aperto al cambiamento della posizione in bici”. “Più sali di livello e più trovi persone aperte ad ascoltare - conclude -. Abbiamo lavorato insieme tre ore e mezza ed è sempre stato molto collaborativo”.