Aquile e avvoltoi in Italia e nel resto d'Europa sono minacciati dall’avvelenamento da piombo causato dalle munizioni impiegate per la caccia. Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment condotta a cura di un gruppo di studio interamente italiano, costituito da personale del Parco Nazionale dello Stelvio, della Provincia di Sondrio, dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna (IZSLER), da ISPRA e che si è avvalso della collaborazione del Servizio conservazione delle Aree Protette Alpi Marittime.
I ricercatori hanno analizzato diversi tipi di tessuti prelevati da 252 aquile e avvoltoi rinvenuti morti in un’ampia area dell’Europa centro-meridionale, estesa dai Pirenei all’Appennino. Il risultato è stato impressionante: il 44% dei soggetti è risultato contaminato dal piombo, mentre oltre un quarto presentava valori di piombo elevati, tali da comportare intossicazione.
Il piombo delle munizioni viene ingerito perché aquile e avvoltoi si nutrono degli animali colpiti dai cacciatori e non recuperati o delle viscere degli ungulati lasciate sul luogo di caccia per preservare la qualità delle carni e facilitare il trasporto delle prede. Lo studio fornirà elementi a supporto dell’istruttoria che l’Agenzia Chimica Europea (ECHA) sta portando avanti su incarico della Commissione Europea per introdurre un bando generalizzato dell’uso del piombo nelle munizioni per la caccia. L’impiego del piombo non rappresenta solo un pericolo per i rapaci e per altre specie di uccelli selvatici, ma è fonte di inquinamento ambientale e costituisce una minaccia per la salute di chi consuma carne di selvaggina.