CUNEO - Il primo giorno di ‘coprifuoco’? Sembra una domenica normale

Sotto i portici di Cuneo si incrociano un buon numero di passanti, perlopiù di una certa età. E tra gli esercenti serpeggia la paura: ‘Quindici giorni non basteranno’

a.c. 12/03/2020 11:31


Non sarà un ‘normale’ giovedì mattina, ma di certo il panorama delle vie di Cuneo non assomiglia a uno scenario da film post-apocalittico stile ‘1997: Fuga da New York’.
 
Complice il fatto che la serrata non è arrivata per tutti - e che comunque non poche attività commerciali avevano scelto di chiudere già prima del nuovo decreto governativo - la sensazione è piuttosto quella di trovarsi nel mezzo di una domenica nemmeno troppo sonnolenta, stante il discreto via vai di auto.
 
Perché se i negozi e locali sono (in grande maggioranza) chiusi, nelle strade principali del centro - e non solo in quelle - ci si imbatte in un insieme abbastanza folto di passanti: c’è chi ha l’esigenza di portare fuori il cane per la camminata quotidiana o per fare la spesa, chi fa un giro in bicicletta e anche chi ha l’aria di essere uscito solo per prendere una boccata d’aria fresca e sostare su una panchina. Cosa, quest’ultima, che in teoria ora dovremmo considerare vietata dal momento che le nuove disposizioni autorizzano a uscire solo per motivi di ‘lavoro, necessità o salute’: in sostanza, sì alla spesa (con l’autocertificazione, ora anche per chi va a piedi) ma no alle passeggiate.
 
Senza intento polemico alcuno e a beneficio di chi ne fa una questione generazionale, con tanto di invettive all’irresponsabilità dei giovani, precisiamo che i passeggiatori incrociati sotto i portici sono in maggioranza persone che hanno varcato la soglia degli ‘anta’. A parte questa annotazione, vale la pena di rilevare che i cuneesi si stanno finora attenendo alle disposizioni in modo scrupoloso: davanti agli esercizi aperti si vedono file ordinate e rispettose delle distanze e nei locali entra solo chi deve essere servito. Quelli più ‘presi d’assalto’ (se così si può dire) sono le farmacie, seguite da macellerie e panetterie e - fatto anche questo poco sorprendente - dalle tabaccherie. Alcuni negozi di materiali elettrici restano aperti e così pure quelli di telefonia, dove però la serranda è alzata solo per le riparazioni urgenti.
 
C’è anche chi rimane a presidiare la propria attività, nel pieno rispetto del decreto, pur non potendo aprire al pubblico. È il caso del titolare del bar Lenta, le cui preoccupazioni sono senz’altro comuni a molti altri nella sua situazione: “È giusto mettere la salute al primo posto ma ho paura che non basteranno nemmeno quindici giorni”. Lo stesso scetticismo tocca le misure intraprese dal governo per ‘salvare’ l’economia: “La sospensione dei pagamenti? Per ora non se ne sa nulla. La commercialista mi ha chiamato per dirmi che la rata dell’Iva del 16 andrà pagata. Qui siamo due soci e non sappiamo come andare avanti”.

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