Riceviamo e pubblichiamo una riflessione del direttore del dipartimento interaziendale di Salute Mentale, Francesco Risso.
I disturbi mentali secondo l’OMS rappresentano una delle maggiori sfide per la sanità pubblica in Europa in termini di prevalenza, carico della malattia e disabilità, poiché colpiscono oltre un terzo della popolazione ogni anno. Secondo recenti studi, per quanto riguarda le cure primarie, il 30% dei pazienti che si rivolgono ai medici di famiglia soffrono di un disturbo mentale.
In tutti i paesi, queste patologie hanno una prevalenza di gran lunga maggiore tra i soggetti più svantaggiati e rappresentano la prima causa di disabilità nel mondo occidentale. I problemi di salute mentale – tra cui figurano la depressione, l’ansia, le psicosi, i disturbi dell’umore, dello Spettro Autistico, i Disturbi Alimentari, l’ADHD, sono la principale causa di invalidità e pensionamento precoce e rappresentano un peso importante per l’economia, richiedendo un intervento significativo di politica sanitaria.
L’aspettativa di vita delle persone con disabilità mentale, è inferiore a quella della popolazione generale a causa delle comorbilità con altre patologie e per le interazioni tra stato di salute mentale e fisica che spesso vengono ignorate. Ostacolo ulteriore al processo di cura è il fenomeno della stigmatizzazione, radicato nel sistema culturale ed amplificato dalla cronaca “sensazionalistica”, che impedisce a molte persone con problemi di salute mentale di cercare un aiuto per timore di essere discriminati. In termini di analisi dei fattori di rischio un recente report dell’Institute of Health Equity, presente all’interno del documento sui Determinanti Sociali della Salute (O. M. S.) analizza l’impatto sulla salute mentale della crisi economica.
Esso evidenzia la stretta correlazione tra perdita di lavoro e sintomi di depressione e ansia e dimostra come questo impatto sia particolarmente evidente per i disoccupati a lungo termine. Sarebbe perciò estremamente importante avviare strategie per ridurre i periodi lunghi di disoccupazione o progetti di inserimento lavorativo per giovani inoccupati o neet, acronimo inglese di "not engaged in education, employment or training", cioè persone, soprattutto di giovane età, non impegnate né in formazione né in percorsi professionali.
Infatti secondo i più recenti dati ISTAT per la salute mentale è rilevante la condizione lavorativa: inattivi e disoccupati tra i 25-64 anni riferiscono più spesso disturbi di depressione o ansia cronica grave (10,8% e 8,9%) rispetto ai coetanei occupati (3,5%). Il numero medio di giornate di assenza dal lavoro è tre volte superiore tra gli occupati se affetti da depressione o ansia (18 gg. contro 5 gg. nell’anno).
Qualunque proposta di modifica degli assetti normativi non può non partire dalla constatazione del progressivo indebolimento delle risorse a disposizione del settore della Salute Mentale, in termini sia di depauperamento dei sistemi di protezione sociale per le fasce deboli della popolazione, a cui inevitabilmente appartengono la gran parte degli utenti gravi dei servizi di salute mentale, sia di assottigliamento progressivo delle risorse (e dunque dell’ operatività), degli stessi Servizi di Salute Mentale. Data la complessità della sofferenza mentale è necessario organizzare e gestire servizi sempre più integrati con il tessuto comunitario.
Il Dipartimento di Salute Mentale attraverso servizi dedicati all’urgenza (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e cura), al post acuzie (Comunità residenziali), alla presa in carico ambulatoriale (Centro di Salute Mentale) ed ai progetti riabilitativi (Centro Diurno) si configura come una risposta ampia ed articolata alla domanda di cura di chi porta un vissuto di sofferenza e dei loro famigliari.
Accanto ai percorsi diagnostici e terapeutici è fondamentale dedicare spazio alla fase preventiva e di intercettazione del disagio. Nell’Asl CN1 sono presenti 4 sportelli di ascolto che fanno parte del progetto “Cantiere Adolescenti”, nato dalla collaborazione tra Dipartimento Materno Infantile (tramite la Neuropsichiatria Infantile e i Consultori famigliari), il Dipartimento Salute Mentale (tramite i Centri di Salute Mentale, il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare, il Servizio di Psicologia), il Dipartimento di Prevenzione e il Dipartimento Dipendenze Patologiche.
I quattro sportelli di Cuneo, Saluzzo, Savigliano e Mondovì – hanno come intento, quello di intercettare precocemente forme di disagio adolescenziale per un primo “counselling” e un successivo eventuale invio ai servizi specialistici di secondo livello, attivati, per quanto possibile, tramite canali preferenziali dedicati.
La sede in un “luogo neutro” consente di rispondere alle esigenze di un servizio a “bassa soglia” e raggiunge l’obiettivo di portare problematiche sanitarie all’interno dei percorsi della Comunità. La scelta di dedicare personale specializzato e locali ad alta integrazione con il territorio è connessa alla particolare importanza che attribuiamo come sistema sanitario al periodo dell’adolescenza (il 70% dei disturbi mentali esordisce tra i 16 e i 25 anni).
La Mission di integrare la Salute Mentale nelle pratiche del vivere comunitario si raggiunge anche attraverso lo sforzo costante di collaborazione per progettazioni innovative con le Amministrazioni Comunali, Fondazioni Bancarie, i protagonisti del Terzo Settore, le Associazioni dei Familiari e di Volontariato e Enti come la Caritas Diocesana e le ACLI, al fine di promuovere percorsi riabilitativi e di integrazione sempre più rivolti al territorio e sempre più capaci di contrastare i fenomeni di marginalizzazione ed esclusione.
E’ con queste riflessioni che ho ritenuto come direttore del Dipartimento di Salute Mentale ricordare la Giornata dedicata alla Salute Mentale del 10 ottobre 2019 lasciandovi con un messaggio significativo di Franco Basaglia: “Io ho detto che non so cosa sia la follia. Può essere tutto o niente. E’ una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione”.