Alla presenza di molti amministratori e giornalisti, sabato 3 settembre scorso è stata ufficializzata l’apertura della Ciclovia del Duca, oggetto di importanti lavori di recupero e di valorizzazione della Ex Strada Militare 194, che diventa a tutti gli effetti una strada turistica di collegamento con l’Alta Via del Sale.
A fare gli onori di casa, il Presidente delle Aree Protette delle Alpi Marittime Piermario Giordano insieme al Direttore Luca Gautero, il Presidente di VisitPiemonte DMO nonché Presidente del Consorzio Conitours Beppe Carlevaris, i Sindaci e gli amministratori di Tenda, Cuneo, Chiusa di Pesio, Roburent, Frabosa Soprana, Peveragno, Valdieri, Roccaforte Mondovì, Magliano Alpi e Morozzo insieme al Consigliere della Fondazione CRC Massimo Gula. In rappresentanza della Regione ha presenziato l’ing. Stefania Crotta, Direttore del Settore Ambiente e Parchi. Presenti anche Lionello Savasta Fiore, figlio dell’ingegnere che negli anni ’30 realizzò la strada, e l’amico Giovanni Panzera nominato dall'ATL del Cuneese ambasciatore del cicloturismo cuneese nel mondo.
A fare da cornire al taglio del nastro italo-francese, i partecipanti alla quarta edizione della Route del Marguareis organizzata dal Consorzio Conitours e promossa dall’ATL del Cuneese. Nell’occasione sono stati inaugurati i nuovi cartelli di accoglienza e informazione sulla Ciclovia realizzati dall’ATL del Cuneese.
In questa circostanza, il Sindaco di Tenda Vassallo ha anche consegnato a Beppe Carlevaris e Armando Erbì la Medaglia al Valore civile del Comune di Tenda in segno di ringraziamento per l’organizzazione dei “Treni della solidarietà” attivati nel periodo post-alluvione Alex.
Un po’ di storia e descrizione del percorso
La Ciclovia del Duca, da percorrere in mountain-bike, a cavallo o a piedi, rappresenta un accesso importante dalla Valle Pesio all’Alta Via del Sale (Limone-Monesi) attraverso gli splendidi scenari naturali del Parco del Marguareis, sul tracciato di un’antica rotabile militare recentemente recuperata che tocca i territori dei Comuni di La Brigue, in territorio francese, e quelli di Briga Alta e Chiusa di Pesio in quello italiano.
Promotore dell’iniziativa è stato il chiusano Armando Erbì, Direttore di Conitours e Consigliere dell’Ente di Gestione delle Aree protette delle Alpi Marittime in quota alla FIAB, con il sostegno di molti appassionati locali di mountain-bike ed outdoor. I primi lavori di sistemazione sono iniziati nel 2010 dall’allora Ente di gestione del Parco del Marguareis e continuati per lotti successivi negli anni seguenti, a partire dal 2019 con un importante progetto redatto dalla Regione Piemonte.
Nel 2022 è stato interamente portato a termine il progetto di recupero, avviato dall’Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime, coordinato e realizzato dai settori Montagna e Lavori Pubblici della Regione Piemonte (Ing. Mauro Bertolino e Arch. Graziano Volpe) con una gestione attenta che ha visto il coinvolgimento delle Squadre Forestali.
Il percorso si sviluppa per 15 km con un dislivello positivo di m 1360, comprensivo di una moderata risalita intermedia. Dalla radura del Piano delle Gorre (m 1030), raggiungibile in 13,5 km da Chiusa di Pesio su strada asfaltata, si inizia a pedalare sulla stradina sterrata a monte del Rifugio fino alle Cascate del Saut m 1190 tra alberi d’alto fusto. Praticato un piccolo guado, la Ciclovia percorre una suggestiva abetaia con maestose conifere; dal Gias degli Arpi m 1435 si comincia a serpeggiare nell’alpestre e ruvido vallone omonimo, con lunghi e regolari tornanti in paesaggio via via più aperto. A seguire, dai praticelli del Colle del Prel m 1881 si rimonta allo stretto intaglio del Passo del Duca m 1989 in ambiente pittoresco e rupestre. Di qui il tracciato presenta lievi saliscendi tra rocce calcaree e pini mughi, quindi perdendo un pochino di quota giunge al Gias delle Ortiche a m 1860.
Si risale quindi gradatamente la spettacolare Conca delle Carsene, ricca di fenomeni geologici, con pietraie, doline e rocce carsificate, per raggiungere infine la Capanna speleologica Morgantini (m 2220) alla Colla Piana di Malabera. Da questo punto, per l’inerbita pista di servizio, in breve si scende sul lato francese uscendo sulla strada bianca dell’Alta Via del Sale a m 2131. La Limone-Monesi permette di proseguire al Rifugio Don Barbera (m 2079), dal quale è possibile dirigersi a La Brigue e a Tenda, oppure continuare verso il più lontano Rifugio Allavena e puntare alle località costiere della Liguria, con notevole varietà di percorsi, rientrando eventualmente con la ferrovia Cuneo-Ventimiglia.
Sull’altro lato, la Via del Sale conduce verso il Colle di Tenda geografico, collegato con Quota 1400 e Limone Piemonte.
Per chi invece inizia la Ciclovia del Duca a monte, in senso opposto, dall’Alta Via del Sale m 2131, si risale l’inerbita pista di servizio per la Capanna speleologica Morgantini m 2220 alla Colla Piana di Malabera. Da questo punto, la Ciclovia ridiscende verso la Conca delle Carsene e raggiunge la depressione del Gias delle Ortiche m 1860; successivamente pratica il Passo del Duca m 1989, divallando poi nel ripido Vallone degli Arpi con lunghi tornanti, fino ad uscire alle Cascate del Saut e al Piano delle Gorre m 1030.
Attualmente, la Ciclovia del Duca è un percorso unico di rilievo nazionale per gli amanti della mountain-bike, che si sviluppa con caratteristiche uniformi in ambiente alpino incontaminato e privo di antropizzazione. Il tracciato si presenta molto scorrevole con tratti di single-treck, passaggi sinuosi e ampi curvoni (alcuni semi-elicoidali), con frequenti muretti e sostegni in pietre a secco, con pendenze regolari e raggi di curvatura variabili, che diventano più nervosi nelle inversioni in corrispondenza dei lunghi traversi nel Vallone degli Arpi.
Com’è noto, la Ciclovia non è un percorso ex-novo, ma riprende fedelmente un’antica via di comunicazione, la Strada Militare 194 Certosa di Pesio – Colle della Boaria, sorella minore delle grandi “Strade dei cannoni” delle Alpi Sud-Occidentali, frettolosamente terminata nel 1941 dall’impresa Savasta Fiore come mulattiera di tipo “D” e che oggi appare ripulita e risistemata nei tratti danneggiati grazie ad un moderato ma sistematico intervento di manutenzione ordinaria. Considerate le premesse costruttive non particolarmente ambiziose, il tracciato realizzato a suo tempo presenta soluzioni ibride tra la viabilità di tipo stradale e la mulattiera transitabile da “truppe con salmerie”, e si adatta alla morfologia del terreno senza mai operare forzature, se non per l’apertura del Passo del Duca.
Per ragioni di competenza, del tracciato completo, non è più stato recuperato il tratto terminale che dalla Colla Piana di Malabera (presso l’attuale Capanna Morgantini) raggiungeva direttamente il Colle della Boaria con un percorso più audace ed esposto, ora completamente in territorio francese, al quale è stata preferita la più breve e comoda pista di servizio del rifugio speleologico.
Un altro luogo “topico” della Ciclovia è certamente il Passo del Duca, dal cui toponimo è stato esteso l’attuale nome del tracciato. Questo singolare e scomodo intaglio roccioso tra gugliette con pini mughi (un tempo come valico non esisteva) dove si praticava il malagevole canalino del Pas d’u Sarpont (Passo del Serpente) poi diventato “Il Duca Vecchio”; l’odierno Passo del Duca fu realizzato artificialmente senza peraltro completare i lavori. Il 9 aprile del 1944, il valico fu minato dai Partigiani e saltò in aria durante la Battaglia di Pasqua sotto i piedi di una colonna tedesca.
Da un punto di vista simbolico, dopo la Strada Militare 194, con la Ciclovia del Duca attualmente la Valle Pesio non è più una valle chiusa priva di sbocco agevole, poiché il nuovo tracciato si pone come l’unico percorso interamente ciclabile che attraversa le Alpi del Mediterraneo tra il Colle di Tenda e la Colla di Casotto, e si presta a concatenamenti transfrontalieri di ampio respiro.
In realtà, l’eredità storica della Ciclovia del Duca, affonda le sue radici nel passato remoto. Un tempo esisteva un frequentato tracciato medioevale, di probabile origine romana, che da Santa Maria della Rocca e da Chiusa di Pesio, attraverso la Valle Pesio e la Certosa, valicava le Alpi al Passo di Baban e proseguiva verso le Carsene e le terre brigasche. Per ragioni non del tutto chiare, l’antica via a quanto pare fu in parte demolita su ordine dei Savoia all’inizio del XVII secolo, forse per incentivare il passaggio dal Colle di Tenda, o forse per impedire il diffondersi della peste dalla Francia. Sono comunque ancora documentati nel 1754, come riporta Rino Canavese in “Chiusa di Pesio dalle origini al Duemila – Tomo I, pag. 267”, viaggiatori diretti dalla Certosa a Briga e nel Genovesato, attraverso i valichi delle Alpi del Mediterraneo.
Negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, la zona del Passo di Baban fu considerata troppo impervia e disagevole per condurvi la nuova Strada Militare 194, per la quale fu quindi preferito il moderno itinerario alternativo per il Passo del Duca. Poiché oltre il Gias delle Ortiche i due tracciati idealmente si congiungono, è probabile che, per la costruzione della rotabile militare, sia comunque stato riutilizzato anche qualche tratto a monte del precedente cammino medioevale.
Dal punto di vista storico-culturale, rimane ancora un dubbio. Chi era il “Duca” a cui fu intitolato l’omonimo valico in Valle Pesio, e per estensione oggi la nuova Ciclovia? Attualmente, la toponomastica non ha una risposta definitiva. In senso araldico, per la Valle Pesio, il riferimento potrebbe essere ai Duchi di Savoia, i quali, come abbiamo visto, qui ad un certo punto interruppero la principale via di comunicazione alpina. Marziano di Maio (“Vaìi, Gias e Vastére”, pag. 78) riferisce, senza fonti, che secondo la tradizione locale su questo passo morì un duca. Presso il Rifugio Don Barbera si apre il “Colle dei Signori”, nel nostro caso “Duca” potrebbe essere un’accezione generica in senso di personalità di rilievo o condottiero (dux in latino), ma lo stesso autore ricorda anche che in brigasco con il termine “duc” si indica il gufo (in francese gran-duc il gufo e petit duc l’assiolo).
Negli ultimi tempi, prima della sua sistemazione, la Ciclovia del Duca registrava una frequentazione moderata, ma ultimamente i passaggi si sono rapidamente intensificati, anche per l’incremento di cicloalpinisti provenienti da altre regioni italiane e dall’estero.
A partire dal 2019, per promuovere il tracciato e l’amicizia transfrontaliera, ai primi di settembre di ogni anno viene organizzata la “Route del Marguareis”, un’impegnativa manifestazione cicloturistica non competitiva in traversata da Tenda (Francia) a Chiusa di Pesio per le strade bianche delle Ciclovie delle Alpi del Mediterraneo, 50 tornanti di Tenda e l’Alta via del Sale. Grazie alla dedizione di molti volontari, all’ATL Cuneese, al Gruppo Antincendi Boschivi di Chiusa Pesio, Peveragno e Garessio, al Soccorso Alpino, al Sindaco di Tenda Jean Piere Vassallo (grande sostenitore dell’iniziativa) e ad Armando Erbì, la “Route del Marguareis” nelle sue varie edizioni è stata sempre un grandioso successo di partecipazione, facendo scoprire la Ciclovia del Duca a nuovi appassionati. Un’idea dinamica di sviluppo sostenibile per le Alpi Cuneesi, che punta alla valorizzazione del patrimonio naturalistico e storico delle nostre montagne, promuovendone le modalità di fruizione più ecologiche, creando sinergie sul territorio. A questo proposito, la Ciclovia del Duca potrà fare da moltiplicatore per le presenze turistiche non motorizzate, incentivando l’economia di valle e i servizi connessi, mentre la Ferrovia Cuneo-Ventimiglia (tra le strade ferrate più belle al mondo), opportunamente potenziata, dovrà diventare sempre di più il vettore naturale di rientro dalle traversate in mountain-bike sulle strade bianche d’alta quota. In questo modo, la Valle Pesio, da valle “chiusa” e priva di sbocco agevole, con un percorso di pregio come la Ciclovia del Duca, oggi ritorna ad essere una valle “aperta”, per un flusso ciclo-escursionistico di appassionati, secondo le più moderne tendenze in fatto di sostenibilità globale.