Quello delle mascherine è uno dei temi del momento e ad alimentare il dibattito, in Piemonte, ci ha pensato il presidente
Alberto Cirio, annunciando la possibilità, studiata insieme alle Prefetture, di introdurre
l’obbligo di indossarle anche all’aperto in tutti i centri abitati della Regione durante il ponte del 2 giugno. La questione, come detto, è tra le più “calde” del momento e anche sull’argomento mascherine, come spesso accade per i temi più gettonati, negli ultimi giorni hanno iniziato a rincorrersi teorie complottiste, fake news e informazioni errate. Tra queste, ha fatto scalpore quella diffusa da
Stefano Montanari, discusso nanopatologo, punto di riferimento del movimento “No vax”, già denunciato nei mesi scorsi dal “Patto trasversale per la scienza” per le sue dichiarazioni antiscientifiche relative al Coronavirus.
Montanari ha lanciato la sua ultima discussa invettiva in un’intervista rilasciata a Leonardo Leone, imprenditore a propria volta noto per il suo impegno nella promozione delle teorie complottiste di vario genere: “Quando indossi la mascherina espiri quello che i tuoi polmoni hanno deciso essere lo scarto, cioè l’anidride carbonica. Tu hai un impedimento a buttarlo fuori, quindi inevitabilmente ributti dentro il tuo organismo il tuo scarto. Sarebbe come se nella tua automobile tu ributtassi dentro i gas di scarico: dopo un po’ la macchina si ferma. Il tuo sangue va in quella che in termine medico si chiama ipercapnia, vuol dire un eccesso di anidride carbonica”. Indossare la mascherina per lungo tempo, secondo Montanari, aumenterebbe addirittura il rischio di cancro: “L’ipercapnia provoca anche l’acidosi, cioè l’organismo diventa più acido del dovuto. Il PH, l’indice di acidità, si abbassa, e più è basso più è acido il tuo organismo. Più è acido l’organismo e più tu hai facilità ad ospitare malattie, compreso il cancro”.
Le affermazioni del nanopatologo hanno fatto discutere e sono state rilanciate da molti sui social network, al punto che qualcuno ha addirittura coniato un nuovo nome, “No mask”, per il “movimento” delle persone che si oppongono all’obbligo di indossare la mascherina. Nell’ambiente scientifico, però, in molti hanno storto il naso, come spesso accade quando parla Montanari. Tra questi anche
Salvo Di Grazia, medico chirurgo e divulgatore scientifico - collabora anche con “
Il Fatto Quotidiano” - che sul suo blog ha dedicato
un articolo alla confutazione delle teorie del nanopatologo modenese.
“Quel che ha detto Montanari non è vero. - scrive Di Grazia - Ovviamente mi riferisco alle normali mascherine certificate, sia chirurgiche che ‘superiori' come le FFP2. Tranne che per persone con malattie gravi, portare la mascherina non cambierà nulla in chi la porta. Questa non è un'opinione: lo dice la fisiologia respiratoria, lo dicono le basi della medicina”.
Nel pezzo pubblicato sul suo blog Di Grazia argomenta poi a livello medico il suo “debunking” delle dichiarazioni di Montanari. “Il ragionamento che sta dietro la sua teoria è: se abbiamo la mascherina prendiamo l'ossigeno dall'ambiente, espiriamo emettendo ossigeno e anidride carbonica e poi, inspirando di nuovo riprendiamo anche l'anidride carbonica, quindi riprendiamo un prodotto tossico. Bene: tutto questo semplicemente non succede, per alcuni semplici motivi”. Il primo è legato alla conformazione stessa delle mascherine (sempre ammesso, chiaramente, che si tratti di dispositivi certificati): “Le mascherine non sono a tenuta stagna. Filtrano, non impediscono totalmente l'ingresso e l'uscita dell'aria che respiriamo. Sono filtri più o meno stretti e protettivi. Ogni atto inspiratorio prendiamo dall'ambiente l'aria, che è composta da varie sostanze. Nell'aria c'è anche ossigeno, che verrà assorbito dai polmoni. Poi "espiriamo", a quel punto i nostri polmoni emetteranno ossigeno (poco) e anidride carbonica (molta, è il prodotto di "scarto"). Le mascherine, che non sono appunto a tenuta stagna, lasceranno passare quasi tutta l'aria espirata. Probabilmente un po' (pochissima) resterà intrappolata (non riesce a passare dalla mascherina all'esterno) e quindi resterà dentro, vicino alla bocca e al naso. Ogni atto inspiratorio e espiratorio, a riposo, inspiriamo ed espiriamo circa mezzo litro di aria (500 ml). L'aria che resta intrappolata dentro la mascherina sarà poca, più o meno 10 ml (che non sarà solo CO2) che diminuisce progressivamente perché la mascherina la lascia ‘sfuggire’. La successiva inspirazione mescolerà quell'aria di nuovo e così di nuovo inspireremo ossigeno e probabilmente un po' (pochissima) di anidride carbonica rimasta intrappolata. Questo significa che non è vero che respiriamo la nostra anidride carbonica ma che, ogni volta, assieme all'aria ambiente, respiriamo un po' di anidride carbonica. Una quantità talmente bassa da non rappresentare un pericolo. Se ad ogni inspirazione immettiamo 500 ml di aria nei polmoni e nella mascherina sono trattenuti 10 ml di anidride carbonica (ma probabilmente sono di meno), nei polmoni entrerà per il 98% aria nuova”.
“Ma c'è un altro motivo, più importante e complesso. - prosegue Di Grazia - Non dobbiamo pensare che tutta l'aria che inspiriamo finisca dritta nel sangue sotto forma di ossigeno. Noi già respiriamo anidride carbonica, estraendo dall'aria solo l'ossigeno che ci serve, e quindi quella poca che respiriamo in più per ‘colpa’ della mascherina non influisce praticamente per niente sulle funzioni dell'organismo, si tratta di una quantità così insignificante che non avrà conseguenze per la salute. Ecco perché possiamo indossare la mascherina anche tutto il giorno senza intossicarci”.
Sono tante, peraltro, le persone che già di norma e già in tempi “pre Covid” indossavano mascherine per lunghi periodi di tempo e persino in condizioni di stress - i chirurghi, le persone immunodepresse, chi lavora a contatto con sostanze volatili o dannose - e non ci sono malattie professionali o di altro tipo ad esse legate. “Hanno provato a misurarlo - spiega il divulgatore scientifico - anche in un gruppo di infermieri durante due turni di lavoro (di 12 ore ciascuno) e hanno notato che tra il prima e dopo l'uso delle mascherine non si è avuta nessuna differenza nei livelli di ossigeno nel sangue e nella pressione arteriosa, né altri sintomi particolari”.
Secondo Di Grazia non ci sono insomma variazioni fisiologiche, significative o misurabili, legate all’utilizzo, anche prolungato, delle mascherine: "In uno studio, per ottenere una lieve ‘ipossia’ (diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue) si è dovuto somministrare un gas apposito alle persone studiate perché, nonostante avessero la mascherina e facessero esercizio moderato (bicicletta), la saturazione dell'ossigeno nel sangue restava normale. Indossare le normali mascherine che stiamo indossando quindi non uccidono, non fanno ammalare, non fanno svenire, non provocano cancro o altre malattie. Chi lo dice non conosce la fisiologia umana o dice semplici bugie. Spesso sono riportate sensazioni particolari (soffocamento, mancanza d'aria, respiro affannoso) ma quasi tutte sono riconducibili, appunto, a sensazioni, cioè al fatto che si respira aria più calda che può dare la sensazione di minore ‘freschezza’ del respiro cosa che, nelle persone sensibili, può scatenare sintomi che sono più psicologici che organici”.