Riceviamo e pubblichiamo.
L’ombra lunga della guerra rende ancora più complicata e difficile la fuoriuscita dalla crisi economica e sociale aggravata dal Covid. Le donne rischiano di pagarne il prezzo più alto. Il Paese è bloccato anche, se non soprattutto, dalle sue disuguaglianze, specie in termini di genere e di territori: 33% è il tasso di occupazione delle donne al Sud, decisamente inferiore al 59,2% al Centro-Nord, a sua volta minore del 67,4% nella UE.
E disuguale è il tempo: oggi le donne dedicano il 75% del loro tempo di lavoro quotidiano al lavoro familiare non retribuito, mentre il tempo principale degli uomini è quello per il lavoro retribuito. Dobbiamo agire con determinazione al riequilibrio dei tempi e questo richiede un maggior impegno pubblico e maggiori investimenti nei servizi sociali e alla persona , per non scaricare sulla famiglia tutti gli oneri del lavoro di cura, e anche per ridistribuire all’interno delle famiglie i compiti e i tempi della convivenza. Così si può e si deve migliorare la vita delle persone. Perché le donne sono più di metà della popolazione. E costruire un Paese a misura di donne e di uomini, significa costruire un Paese più giusto per tutti.
Perché le donne sono state protagoniste fondamentali nella lotta quotidiana contro la crisi sanitaria e contro le ferite sociali che la pandemia ha causato. Dentro e fuori le istituzioni, nei servizi sociali, nelle strutture sanitarie, nelle famiglie e nelle comunità. Grazie all’impegno delle donne, e mi si permetta di ricordare in particolare quello delle Democratiche, il tema della parità di genere è entrato con forza nel dibattito politico e nell’intervento pubblico. Il PNRR, specie grazie all’iniziativa delle democratiche e dei democratici, ha assunto la parità di genere come obiettivo strategico.
Con nuovi meccanismi di reclutamento nella pubblica amministrazione, con misure dedicate al lavoro a distanza, con il sostegno dell’attività di settori a forte presenza femminile, come il turismo e la cultura, con un piano asili nido, con il potenziamento dei servizi educativi per l’infanzia, con l’istituzione del Fondo Impresa Donna, con la valorizzazione di strutture e servizi sociali e di autonomia dei disabili, per alleggerire il carico di cura che grava prevalentemente sulla componente femminile della popolazione, con il rafforzamento dei servizi sociali e sanitari di prossimità e dell’assistenza domiciliare, con l’ampliamento dei congedi di paternità, con la definizione di un sistema nazionale di verifica della parità di genere nelle imprese.
Ma c’è di più. Il Parlamento ha approvato la Legge sulla Parità salariale, le clausole sull’occupazione femminile e giovanile, con una quota obbligatoria del 30% alla nuova occupazione di giovani e donne, che vincola chi utilizza i fondi del PNRR. E ancora la premialità nei Bandi Pubblici per le imprese che rispettano la parità di genere ed è stato compiuto un primo passo per l’abbassamento dell’Iva sui prodotti igienici femminili.
Ma c’è ancora di più. Così, sul sostegno alle scelte delle donne, per la loro salute e libertà riproduttiva e sessuale, le Democratiche intendono rilanciare la propria iniziativa per l’applicazione della 194, con il rafforzamento della rete dei consultori, con il pieno accesso alla procreazione medicalmente assistita, con l’educazione alla salute. E ci sono nuovi obiettivi, diverse proposte di legge su temi importanti, frutto del lavoro delle Parlamentari Pd e delle Democratiche.
Tra queste alcune hanno già l’iter avviato e si pensa che sia possibile approvarle in questo ultimo anno di legislatura:
- Le Legge per il riequilibrio di genere negli organi costituzionali, nelle “autorità” pubbliche indipendenti e nelle società controllate dallo Stato. Si è rilevata nell’emergenza, quando la prima task force era stata pensata quasi interamente al maschile, la necessità di promuovere nelle diverse attribuzioni di funzioni ed incarichi il principio di equa rappresentanza.
- La Legge per la trasmissione del cognome materno, sulla quale è ripresa la discussione al Senato. Ricordiamo che la Corte costituzionale già nel 2006 ha parlato dell’automatismo nell’attribuzione del cognome paterno ai figli come «di un retaggio patriarcale e tradizionale della famiglia» (sentenza n. 286 del 2016), invitando il legislatore a intervenire.
- Sulla violenza molte norme sono state approvate e va fatto un salto di qualità anche sul piano del rilevamento e delle statistiche sul fenomeno, approvando alla Camera le disposizioni in materia di statistiche in tema di violenza di genere già approvate al Senato;
- Sul lavoro è condivisa la proposta del Ministro Orlando di estendere a tutti gli appalti pubblici la norma del 30% di occupazione femminile e giovanile e di introdurre le norme per la promozione del lavoro e dell’imprenditoria femminile anche nel settore dell’agricoltura, delle foreste, della pesca e dell’acquacoltura, su cui è già in corso la discussione.
Insomma, ogni anno un passo avanti, anche se molto resta da fare. E il cammino continuerà.
Rosita Serra per le Democratiche Cuneo