Riceviamo e pubblichiamo.
Il piano regolatore è per un comune indispensabile base amministrativa senza la quale non si può garantire una buona amministrazione e governo del territorio. Tuttavia, a parte qualche eccezione, è strano vedere chi aspira alla carica di sindaco o sindaca non pronunciare parola su tale piano, risalente ad un'epoca, il 2008, molto lontana rispetto ai giorni nostri, tempi in cui la pandemia era inimmaginabile e in cui sembrava che Cuneo potesse aspirare a diventare una città da 70.000 abitanti. Il 2022 offre, invece, un ritratto assai diverso da quello che era stato immaginato da chi aveva costruito il piano regolatore, si assiste ad un lento ma costante calo demografico, gli investimenti invece di arrivare a Cuneo vanno in lidi diventati più attraenti (albese) e la potenziale vocazione internazionale della città sta soffrendo a causa della pandemia e della ancora perdurante carenza di infrastrutture adeguate.
Procedere a colpi di varianti parziali, come ha fatto questa giunta uscente, è davvero conforme a quanto la legge regionale urbanistica prescrive, ovvero che ogni dieci anni il piano regolatore va sottoposto a revisione generale? Ha ancora senso aumentare le costruzioni in terreni a vocazione agricola quando, purtroppo,
senza una inversione di tendenza Cuneo si ritroverà tra venti anni con una popolazione inferiore a quella attuale e con una età media sempre più alta? Se davvero si vuole fare di Cuneo una città di 70.000 abitanti, come immaginato nel piano regolatore varato nel 2008, serve cambiare marcia, rendere Cuneo appetibile a chi viene da altre realtà regionali o provinciali, altrimenti avremo tanti contenitori vuoti che rischieranno di aumentare il degrado invece di diminuirlo.
Ci sarà un sindaco o sindaca in grado di fare questo oppure si continuerà con le varianti parziali e con interventi più a favore del singolo e di chi ha forza economica dominante piuttosto che della comunità?
Lorenzo Pallavicini