La Provincia l’ha venduto a privati da tempo, soprattutto da quando le attività nel settore socio-assistenziale non sono più di sua competenza e tutti i servizi sono stati accorpati nella sede di corso Nizza. Ora l’ex edificio Ipi (Istituto provinciale per l’Infanzia) in via XX Settembre angolo via Monte Zovetto sta per essere abbattuto e il cantiere previsto fino alla fine del 2022 cambierà il volto di questa parte della città, ormai diventata residenziale. L’area sarà riqualificata nell’ambito di un Pec stipulato tra Provincia, Comune e privati in cui rientra anche la parte, già abbattuta, dell’ex Centro Lavoro Protetto dove sta sorgendo un nuovo moderno fabbricato simile a quelli già esistenti in zona.
Il fabbricato ex Ipi, edificato intorno agli anni Trenta con un piano seminterrato e tre piani fuori terra e sottotetto, è da tempo inutilizzato, ma per decenni ospitò anche il Centro di Lavoro protetto e poi gli uffici dei Settori Formazione professionale, Lavoro, Cultura, Politiche giovanili e Immigrazione della Provincia. La sua storia è legata soprattutto all’Istituto per l’Infanzia, benemerita istituzione assistenziale per i minori non riconosciuti alla nascita, “esposti” all’abbandono e “illegittimi”, oltre che alle gestanti e madri nubili. Fino al 2006 è stata una competenza istituzionale delle Province che già agli inizi dell’Ottocento provvedevano all’accoglienza degli esposti negli ospizi per i “trovatelli” dislocati nei circondari di Cuneo, Alba, Mondovì e Saluzzo. Per novant’anni, da quando nel 1916 gli ospizi decentrati vennero soppressi per legge, tutta l’attività assistenziale, compreso il materiale documentale, venne infatti concentrato a Cuneo all’Ipi che aveva sede nella zona vecchia della città fino agli anni Trenta quando si trasferì nel nuovo edificio tra via XX Settembre e via Monte Zovetto. Da qui sono passati migliaia di bambini.
Dai documenti d’archivio risulta che il numero dei bambini e delle bambine nati da genitori ignoti nel decennio dal 1931 al 1941 si aggirava tra i 700 e gli 800 casi all’anno, con picchi di oltre 932 bambini ammessi in assistenza nell’anno 1937 (mediamente 120-150 nuovi ammessi ogni anno). Anche i piccoli “riconosciuti da madre nubile” in quel decennio aumentarono, passando dagli 839 del 1931 ai 1795 del 1941. Alle donne che, pur non essendo coniugate, decidevano di tenere con sé il proprio nato, la Provincia garantiva forme di aiuto sociale ed economico. Nel decennio successivo (1942-1952) si iniziò ad assistere al graduale decremento nel numero dei bambini non riconosciuti alla nascita: 476 nel 1942, 123 nel 1947 e 57 nel 1952. Per contro salì il numero dei figli di madre nubile sino all’anno 1945, quando raggiunse quota 2.018. Negli anni successivi si registrò però una graduale riduzione sino ai 1.110 assistiti dell’anno 1952.
Nel 2004 una legge regionale, in attuazione a precedenti norme nazionali, sancisce il definitivo trasferimento delle competenze provinciali in materia di assistenza (relative a non vedenti e audiolesi, figli di madre nubile, esposti all’abbandono, gestanti e madri in difficoltà) ad altri enti del territorio e così anche l’Ipi di Cuneo, che negli anni precedenti si era trasformato in piccola comunità di accoglienza per minori e madri in difficoltà, si avvia verso la definitiva chiusura che avviene nel dicembre del 2006. All’attività dell’Istituto provinciale per l’Infanzia la Provincia ha dedicato una mostra documentale e fotografica dal titolo “Una storia per immagini” realizzata nell’autunno del 2015 e tuttora visionabile sul
sito della Provincia.