Riceviamo e pubblichiamo la lettera del prof. Claudio Rao, pedagogista, che risponde alla signora Anna Grosso, vittima di un furto nella sua abitazione a Peveragno e autrice della
lettera che abbiamo pubblicato nella giornata di ieri.
Sono stato sinceramente interpellato dalla lettera di Anna Grosso di Peveragno pubblicata dalla vostra testata e mi permetto d'intervenire.
Dopo diciotto anni trascorsi all'estero tra Francia, Belgio e Svizzera, mi sono fatto discreto, quasi silente per non parere un pretenzioso rivoluzionario esterofilo. La mia lingua e la mia cultura di riferimento sono ormai altre, diverse. Non aderisco più a quello che considero il pensiero unico pseudoperbenista della classe dominante veicolato dai Media. E ho difficoltà a sottoscrivere alla rassegnazione e al fatalismo della maggioranza che si rendono tutto sommato complici inconsapevoli dello status quo.
Ciò che m'incoraggia ancora ad uscire ancora dall'ombra sono i commenti che trovo su Facebook o gli interventi come quelli della Signora Grosso. Autentici, veri, sinceri. Essi testimoniano che una parte non indifferente della popolazione ha maturato una visione diversa dal plagio sponsorizzato da certa stampa e promosso dal giornalismo televisivo di massa. Al di là dei toni che possono assumere, arrabbiati e perfino volgari come certi commenti sui post Facebook o sobri e signorili come quello della Signora Anna.
Una mia esperienza che condivido volentieri é quella che ebbe mia moglie a Bruxelles quando, facendo la spesa, abbandonò per qualche istante la borsa nascosta sotto i vestiti che stava acquistando. Non ritrovandola più e indirizzandosi, com'è d'uopo, alle autorità locali, si rivolse ad una poliziotta usando queste parole: "Lo so che non si dovrebbe lasciare incustodita una borsa, ma...". Ma la cosa più sorprendente fu la risposta dell'agente: "Al contrario, signora! Bisognerebbe poter lasciare tranquillamente la borsa nel carrello durante la spesa! Non è normale che...". Un ricordo che non mi ha più abbandonato!
Ecco, i commenti e gli articoli che leggo e che mi spingono a uscire allo scoperto, sono quelli che sono ispirati a questi valori che hanno guidato fior di generazioni dalla miseria alla progressiva costruzione o ricostruzione di un Paese dopo tragici eventi (bellici o naturali). E inversamente proporzionali a quelli di chi, giocando su un pietismo incosciente e pericoloso, promuove vaghi sensi di colpa collettivi, giustificando l'ingiustificabile. E sollevando accuse nei confronti di coloro che vorrebbero semplicemente maggiore serietà e coerenza: da parte degli individui come da parte della collettività.
Lo Stato, cara Signora Grosso, per quel che ne esiste ancora (la politica liberista dell'Ue lo sta progressivamente annientando a beneficio delle privatizzazioni), non ha più né i mezzi né i poteri per farsi rispettare. A parte la squisita umanità dei padri e madri di famiglia che lo rappresentano sotto una (sempre più lacera) divisa.
La rinnovata coscienza di chi come Lei, come noi, come tanti, crede ancora in questi valori elementari e basilari e il coraggio di ribadirli, reiterarli, in forma garbata e decisa, potrebbe ancora invertire la rotta. Soprattutto se suffragata da testate giornalistiche serie e non prevenute come quella di Cuneodice, grazie alla quale (ancorché molto virtualmente) ci siamo conosciuti.
Claudio Rao