I bambini hanno una predisposizione fisiologica ad apprendere il linguaggio e fin dalla nascita, infatti, sono dotati di sistemi percettivi specifici rivolti all’apprendimento linguistico. Lo sviluppo verbale è correlato alle acquisizioni che il bambino fa nei settori senso-motorio, cognitivo, relazionale, emotivo-affettivo. Quando si parla di sviluppo del linguaggio è importantissimo sottolineare che procede secondo tappe regolari ma che il ritmo della progressione varia considerevolmente da un bambino all’altro: vi sono differenze individuali di cui si deve tenere conto.
Prima di iniziare a parlare utilizzando parole vere e proprie il bambino comincia già a comunicare. La prima forma di comunicazione è costituita dal pianto e dalle grida: essi rappresentano delle manifestazioni riflesse dei cambiamenti fisiologici interni e sono in rapporto con stati di malessere e di sofferenza.
Intorno ai 2 mesi compaiono i vocalizzi: emissioni modulate di voce che esprimono benessere e disagio. In un primo momento le produzioni sembrano nascere accidentalmente e contengono una grande varietà di suoni, di cui una parte è senza rapporto con i fonemi di una qualunque lingua, quali chiocchiolii, schiocchi, gracidii; successivamente si assimilano sempre più agli elementi della lingua e sono influenzate da quello che il bambino sente e imita. Sebbene la spinta a vocalizzare sia probabilmente innata, la vocalizzazione stessa è intensificata e sostenuta dall’ambiente circostante. I vocalizzi permettono di interagire e relazionarsi vocalmente con l’adulto ma non rappresentano ancora un linguaggio vero e proprio.
Intorno ai 6 mesi si osserva la lallazione: sono semplici ripetizioni di uno stesso suono che diventano per il bambino un gioco vocale divertente.
Il bambino ascolta la propria voce ed è apparentemente in grado di controllare i propri sforzi: è la fase della selezione fonemica in cui cioè il bambino comprende quali saranno i suoni che utilizzerà per parlare e viene notevolmente influenzata dal linguaggio degli adulti.
In questo periodo non ha ancora scoperto il significato dei suoni che emette, ma le sue espressioni non sono più così casuali ed egli appare capace di un certo grado di intenzionalità.
La lallazione segna la fine del periodo in cui il bambino utilizza il proprio patrimonio fonemico senza però né l’intenzione né la consapevolezza di parlare. Sempre intorno ai 6 mesi compaiono anche i gesti performativi: servono a comunicare qualcosa, sono utilizzati in modo intenzionale e si riferiscono ad un oggetto-evento che si può individuare osservando il contesto come ad esempio indicare, stendere il braccio con la mano aperta e il palmo in su per chiedere un oggetto, ecc. I gesti performativi possono essere utilizzati dal bambino per chiedere l’intervento o l’aiuto dell’adulto (gesti richiestivi) oppure per attirare l’attenzione e condividere con l’adulto l’interesse per un evento esterno (gesti dichiarativi).
Arriviamo intorno all’anno… Ma di questo vi parlerò nel prossimo articolo!
Claudia Delfino