Nel corso di un anno anomalo, caratterizzato dalla diffusione del Coronavirus e dalle misure di contenimento che hanno di fatto proibito o fortemente limitato le attività ricreative e sportive in montagna e in grotta per diversi mesi, l’elaborazione dei dati sul lavoro del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese nel 2020 ha fornito risultati sorprendenti: 2.146 eventi gestiti dalla Centrale Operativa, 1.399 missioni effettuate e 1.512 persone soccorse. Si tratta di numeri mai registrati prima dal servizio regionale del CNSAS a cui la Repubblica Italiana attribuisce le attività di soccorso e recupero degli infortunati in montagna, in ambiente ipogeo e in terreno impervio con le leggi 74/2001 e 126/2020. Il SASP effettua attività di soccorso sanitario in convenzione con il Dipartimento 118 della Regione Piemonte.
Le chiamate in Centrale Operativa
Analizzando i numeri singolarmente, occorre iniziare dai 2.146 eventi gestiti dalla Centrale Operativa. Si tratta delle chiamate di emergenza provenienti dalle aree montane piemontesi che la Centrale del Nue 112 passa alle centrali dell’Emergenza Sanitaria piemontesi e al tecnico del Soccorso Alpino e Speleologico operativo h24 presso la sala di Grugliasco (To). Significa una media di quasi 6 eventi al giorno che, considerando le numerose giornate prive di lavoro durante il lockdown e le restrizioni autunnali, ha segnato medie di 10-15 interventi quotidiani nei mesi estivi con un picco di 26 durante un sabato di luglio. L’incremento delle chiamate d’emergenza rappresenta ormai un trend stabile da quasi 15 anni (nel 2019 erano state 1989) e si può spiegare con un miglioramento delle infrastrutture telefoniche mobili che consentono di effettuare una chiamata di emergenza anche dalle aree più remote della regione, ormai anche grazie ad applicazioni per smartphone tra cui Georesq sviluppata dal CNSAS. Inoltre, si registra che nell’utenza è sempre più radicata l’abitudine a rivolgersi ai numeri telefonici dell’emergenza. Occorre però ricordare ai frequentatori della montagna che non bisogna mai fare esclusivamente affidamento al telefonino perché le porzioni di territorio ancora non coperte dalla rete sono ampie.
Le missioni di soccorso
Nel corso del 2020, il 35% delle chiamate ricevute dalla Centrale Operativa sono state risolte in gestione cioè non hanno avviato un’operazione vera e propria. Si è trattato di interventi di supporto al 118 nella localizzazione di eventi sanitari, interventi passati al soccorso piste nei comprensori sciistici oppure interventi che i tecnici di centrale hanno risolto telefonicamente grazie all’utilizzo delle tecnologie di localizzazione GPS e all’utilizzo della cartografia digitale. Il restante 65% delle chiamate – 1.399, record storico (1.251 nel 2019) – ha richiesto l’attivazione di una missione di soccorso. Gli interventi di soccorso alpino vengono condotti in due modi: con il supporto dell’eliambulanza 118 (con a bordo il tecnico del SASP in tutte le missioni, non solo quelle montane) oppure esclusivamente dalle squadre a terra. Nel 2020 l’elicottero è intervenuto nel 72% delle missioni segnando una diminuzione rispetto all’80% che si era registrato nel 2019. Le persone soccorse sono state 1.512 (1.420 nel 2019) di cui 656 (43%) recuperate esclusivamente dalle squadre a terra contro 856 (57%) recuperate con il supporto dell’eliambulanza 118. Quest’ultimo dato sottolinea l’importanza dei volontari a terra del soccorso alpino che hanno concretamente preso in carico quasi la metà degli infortunati. D’altronde le 4 eliambulanze del 118 piemontese dislocate nelle basi di Torino, Cuneo – Levaldigi, Borgosesia e Alessandria sono in grado di caricare a bordo un massimo di due pazienti, mentre le squadre a terra possono prendere in carico un numero maggiore di persone contemporaneamente. Rimane quindi centrale il ruolo di presidio del territorio montano da parte delle 54 stazioni del SASP dislocate in tutte le principali valli alpine e appenniniche del Piemonte. Infine, nel 2020 non si sono verificati interventi di soccorso speleologico.
Le persone soccorse
Delle 1.512 persone soccorse nel 2020, 417 erano illese (28%), 1.018 ferite (67%) e 77 decedute (5%). Da questo punto di vista è difficile stabilire un trend pluriennale, in particolare per quanto riguarda i decessi (75 nel 2019 e 85 nel 2018). L’81% delle missioni di soccorso hanno riguardato persone infortunate, il 14% sono state ricerche di persone disperse. Le principali cause di infortunio in montagna sono le cadute (39%) seguite dai malori (16%), e riguardano gli uomini nel 71% dei casi e le donne nel 29%. Infine, il 92% delle persone soccorse praticava attività del tempo libero contro il 5% di residenti in montagna e il 3% di persone infortunatesi in terreno impervio per lavoro. Per quanto riguarda la distribuzione mensile delle persone soccorse nel 2020, si sono registrati picchi assoluti nei mesi di gennaio e febbraio e di maggio, luglio, agosto, settembre e ottobre. Nel periodo invernale (pre-lockdown) gli interventi si sono concentrati soprattutto sugli incidenti nei comprensori sciistici che per il SASP richiedono un lavoro di gestione da parte della Centrale Operativa che riceve la chiamata d’emergenza e attiva le squadre del soccorso piste privato. Invece, nei restanti mesi è verosimile ritenere che il rinnovato bisogno di attività all’aria aperta dopo due mesi di duro lockdown a marzo e aprile, insieme a nuove forme di turismo di prossimità reso necessario dall’emergenza Covid-19, abbiano portato un numero maggiore di persone a frequentare le montagne della Regione e, statisticamente, a incappare in incidenti.
Il SASP nell’emergenza Covid-19
Nel 2020, delle 1.399 missioni di soccorso, 285 (20%) sono ricadute nella sfera delle operazioni di Protezione Civile, di cui il SASP fa parte. Tradizionalmente il Soccorso Alpino interviene a fianco degli enti locali durante gli eventi alluvionali e le grandi nevicate e per il supporto veterinario nella rimozione delle carcasse di bestiame dagli alpeggi in quota. Tuttavia la pandemia ha introdotto uno scenario inedito di intervento per i soccorritori alpini e speleologici che hanno operato durante il lockdown di primavera in coordinamento con i Comuni di montagna nel supporto alla popolazione locale consegnando beni di prima necessità, farmaci e medicinali alle persone isolate. Inoltre, durante i mesi di novembre e dicembre, circa 50 volontari sono stati impiegati nel Covid Hospital allestito a Torino Esposizioni con mansioni di supporto logistico al personale sanitario e di sostegno ai pazienti. Le operazioni di Protezione Civile sono state suddivise in 165 (58%) di supporto all’emergenza Covid-19, 45 (16%) di supporto Enti durante calamità e 75 (26%) di supporto veterinario.
I volontari SASP
L’incremento di interventi che ha caratterizzato il 2020 si ripercuote anche sulle ore uomo in attività di soccorso che sono aumentate a 37.768 rispetto alle 29.005 del 2019. In compenso sono diminuite le attività formative di addestramento e coordinamento in presenza a causa della pandemia. Da sottolineare, tuttavia, che durante i mesi di lockdown la commissione sanitaria regionale ha sviluppato una serie di procedure operative per ridurre il rischio di contagio da SarsCov2 a protezione dei volontari e delle persone soccorse fornendo una formazione a distanza (non conteggiata in statistica) sull’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale a tutti i volontari del SASP. In conclusione, una nota positiva a proposito del numero di volontari. Tradizionalmente l’organico regionale si è caratterizzato per un basso tasso di avvicendamento, ma nel 2020 per la prima volta da molti anni, si è registrato un leggero aumento del numero di tecnici che garantiscono l’operatività del SASP, passando da 1.171 volontari rispetto ai 1.166 del 2019.