La Giornata mondiale dell'acqua, istituita nel 1992 dall'ONU, si celebra ogni anno il 22 marzo per ricordare l'importanza della risorsa idrica come anche indicato nell'obiettivo 6 dell'Agenda 2030 "Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. In occasione della ricorrenza Arpa Piemonte ha pubblicato un comunicato per fare il punto sulla situazione idrica nella nostra regione.
Come sta la risorsa idrica in Piemonte?
Veniamo da un autunno 2021 con precipitazioni leggermente al di sotto della norma climatica degli ultimi 30 anni, circa un terzo delle quali concentrate nell’evento alluvionale del 3-5 ottobre, seguito da una stagione invernale 2021-22 tra le più anomale mai osservate negli ultimi 65 anni, caratterizzata da un marcata anomalia positiva nelle temperature e un forte deficit pluviometrico, accompagnata a numerosi episodi di fohn che, dalle Alpi, si è spesso spinto fino alle pianure del nord Italia. Infine, un inizio di primavera ancora una volta avaro di precipitazioni, tanto che il contatore delle giornate consecutive in Piemonte con precipitazione media inferiore a 5 mm ha raggiunto il valore di 104, il terzo più lungo degli ultimi 65 anni. Non sorprende che un periodo così lungo caratterizzato da precipitazioni scarse se non addirittura assenti abbia finito per erodere sensibilmente le risorse idriche in regione con impatti importanti che stanno iniziando ad interessare anche il settore idropotabile e che mettono in allerta in vista dell’apertura della stagione agricola. Dall’inizio di marzo 2022 una unica debole perturbazione ha interessato la nostra regione a metà del mese apportando un contributo irrisorio alle precipitazioni cumulate nel mese, e per lo più concentrata in montagna sui confini con la Francia.
Dopo che l’inverno 2021-2022 si è chiuso con un deficit pluviometrico importante di circa il 70% rispetto alla norma del periodo, e questo solo grazie alle precipitazioni cadute nella prima decade di dicembre, la siccità è proseguita anche nel mese di marzo nel quale finora sono caduti soltanto 8.5 mm medi di neve e pioggia in regione, che lo pongono come il 6° marzo più secco degli ultimi 65, molto vicino agli 8.1 mm del marzo 2021. Si tratta di un deficit percentuale medio del 90% sulle pianure e sugli Appennini e di circa il 60% sulle Alpi. Considerando che la modellistica meteorologica a breve termine non mostra, ad oggi, precipitazioni significative sul Piemonte per i prossimi 10 giorni, questo mese di marzo si candida ad essere uno dei più secchi osservati negli ultimi anni.
Se questo periodo prolungato di scarsità di precipitazioni proseguisse quindi fino a fine mese come ci suggeriscono le previsioni meteorologiche a medio temine, gli indici di anomalia della precipitazione a 3 mesi (SPI 3 mese) e a 6 mesi (SPI 6 mesi) ci mostrano come la maggior parte dei bacini della regione verrebbe a trovarsi in condizioni rispettivamente di siccità estrema e di siccità moderata. Sulla scala dei 6 mesi sono ancora le precipitazioni di ottobre e novembre ad evitare di far cadere il territorio piemontese in siccità severa ma occorre sottolineare come tutti i valori di SPI 6 mesi a partire da giugno 2021 siano negativi sull’intero territorio regionale, a testimonianza di una situazione di deficit idrico che, nell’ultima annata, si è inasprito su livelli raramente osservati in passato. Dopo un lungo periodo asciutto, tra il 13 e il 15 marzo sono state registrate nuove nevicate soprattutto sui rilievi del cuneese con apporti che hanno localmente raggiunto i 50 cm; altrove invece non sono stati superati i 25 cm di neve fresca cumulata. Le nevicate recenti, subito seguite da un periodo più caldo, non sono state sufficienti a risanare la pesante situazione deficitaria: dai settori meridionali a quelli settentrionali l’innevamento continua ad essere abbondantemente sotto la media del periodo.
Non solo le scarse precipitazioni, che stanno continuando a caratterizzare la stagione invernale, ma anche i frequenti episodi di intensa ventilazione hanno contribuito a rendere l’innevamento estremamente eterogeneo con numerosi pendii sopravento erosi fino al suolo. A livello di SWE (Snow Water Equivalent) le stime modellistiche effettuate su tutto il bacino del Po alla confluenza col Ticino, mostrano valori complessivi al di sotto del 1° decile storico, con un deficit stimato attorno al -64%, le nevicate dello scorso fine settimana non hanno fornito contributi significativi.
Le portate dei corsi d’acqua del reticolo idrografico principale e secondario della Regione presentano ovunque importanti scostamenti negativi, rispetto alla media storica di riferimento. Su alcuni bacini meridionali si è superato il -90%, ma anche in quelli settentrionali la situazione è decisamente critica, con deficit che raggiungono il -80% sul Sesia. Lungo le aste del Tanaro e del Po aumenta ancora, rispetto ai due mesi passati, lo scarto tra i valori osservati e quelli di riferimento, con deficit superiori al -80% sul Tanaro e circa -70% sul Po. È evidente come, anche se non influenzate da prelievi, queste sezioni stiano registrando portate di gran lunga inferiori alla media, dato che, se confermata la previsione di assenza di eventi per tutto il mese, ad inizio di aprile non potrebbe prendere avvio la stagione irrigua. Per un quadro di insieme, si noti che, in chiusura del bacino piemontese del Po, all’idrometro di Isola Sant’Antonio, la portata da febbraio è sempre rimasta prossima ai minimi storici e, se confrontata con gli analoghi dati di anni particolarmente critici, il 2022 è in assoluto l’anno con i valori più bassi.