Prosegue l'avventura di Giovanni Panzera, accompagnato dal fratello Teresio, in Scandinavia, ennesima tappa del progetto "Pedalando tra le aquile". Dopo aver attraversato la Flatruet (la strada più alta della Svezia), la Muotkatakka (quella più alta della Finlandia) e la Sognefjellet (la più alta della Norvegia nonché la strada più alta del Nord Europa), Giovanni, con la sua bici e il carrellino al seguito, ha raggiunto il mitico Capo Nord, il luogo dove termina ogni lembo di terra e l’orizzonte si perde nel Mar Glaciale Artico.
Giovanni racconta: “Questa ultima parte si è rivelata molto impegnativa, in quanto caratterizzata da continue ripide salite e altrettanto ripide discese che mi hanno messo a dura prova e con un vento (ovviamente contrario) che superava i 40 km orari, con raffiche oltre i 50 che hanno abbassato la temperatura, ma il grande allenamento di preparazione che ho svolto sulle montagne del cuneese mi ha permesso di affrontare e superare tutte le difficoltà. Le uniche a non risentire di queste condizioni sono le renne, che a decine mi hanno accompagnato lungo il mio percorso fino a pochi km da Capo Nord. Ma il viaggio non termina qui, ora mi attende la discesa da Capo Nord alla città di Tromso, definita la porta dell’Artico, resa famosa dall’aurora boreale visibile in inverno, luogo di partenza in tempi passati delle più importanti spedizioni polari, guidate da personaggi quali Nansen e Amundsen e da numerose persone che, spinte dal desiderio di avventura e scoperta, hanno intrapreso entusiasmanti viaggi nel Grande Nord. Devo dire che in modo seppur modesto, mi sento in sintonia con loro. Tutto questo mi dà grande entusiasmo per continuare a progettare e realizzare nuovi viaggi e nuove avventure".
"Raggiunta la 'porta dell’Artico' - prosegue Giovanni - inizierà la lunga discesa (non più in bici) verso la mia amata Cuneo. Posso a questo punto fare un bilancio di questa avventura: sono molto fiero e soddisfatto di quanto ho fatto e della scelta di non percorrere la strada tradizionale fatta dalla totalità dei cicloturisti, ma quella di affrontare l’itinerario superando le montagne e pedalando sulle strade più alte e spettacolari della Scandinavia, e ancora una volta il mio motto che 'quando la strada sale io non mi nascondo' è stato il motivo trainante di questa grande avventura. Purtroppo il meteo non mi è stato molto amico e di acqua ne ho presa veramente tanta, ma ciò che mi è rimasto particolarmente impresso negli occhi e nel cuore sono gli immensi altipiani, desertici e battuti continuamente dal vento, dove non crescono alberi. Così, per centinaia di chilometri, vedendo panorami che, se non si ama profondamente la natura, possono incutere timore per la loro severità. Il mio timore più grande, in questa avventura, era come avrebbe reagito il mio fisico dopo i problemi avuti dello scorso anno, a sopportare e superare una così lunga e continua fatica, ma la risposta è stata eccellente e ancora una volta mi sento di ringraziare i medici dell’Ospedale di Cuneo, perché ora mi sento 'come nuovo'".
Continua il racconto Teresio, che come sempre accompagna il fratello in questa avventura: “Per noi arrivare a Capo Nord ha avuto un significato particolare in quanto 360 anni fa, Don Francesco Negri, sacerdote, naturalista e viaggiatore, fu il primo europeo non scandinavo a raggiungere 'il Capo’', dopo un viaggio in solitaria durato 2 anni: era la metà del ‘600".
Conclude Giovanni: "Con questa lunga traversata lunga 2494 km ho scritto un nuovo e importante capitolo del mio progetto 'Pedalando tra le aquile' iniziato nel 2019 e che mi ha portato ad attraversare i più importanti gruppi montuosi europei e a portare, con fierezza, come ambasciatore del cicloturismo cuneese, il nome della città di Cuneo in ogni luogo che ho attraversato. Devo ringraziare di cuore 'i miei compagni di viaggio': la famiglia Merlo, la CBT Italia, la Thor di Busca, l’ATL del Cuneese, Cuneo 'città alpina', e tutti i media che da sempre mi accompagnano in questo progetto".