BUSCA - Più di mille persone a Busca per "A Tavola col Mondo"

L'evento, giunto alla sua undicesima edizione, si è svolto domenica scorsa al Parco dell'Ingenio

23/05/2024 11:25

Un sole tanto atteso ha accolto domenica 19 maggio la festa “A Tavola col Mondo” al Parco dell’Ingenio a Busca. L’evento è giunto alla sua undicesima edizione ed è diventato un appuntamento imperdibile per la cittadinanza. Più di millecento i partecipanti con ben quarantuno nazionalità rappresentate.
 
Di seguito il "bilancio" tracciato dagli organizzatori: "La ricchezza di così tante origini diverse, culture, lingue che si concentra in una località piccola come Busca è qualcosa di incredibile, che forse nessuno avrebbe immaginato.
Il parco dell’ex convento dei Padri Cappuccini è un fiore all’occhiello della città, con lo spazio curato dai volontari di Ingenium che hanno aperto le loro porte e collaborato attivamente.
Fondamentale il contributo creativo e pratico dei membri delle associazioni Idee.comunità, Andirivieni e Caritas, organizzatori dell’evento. 
Fin dall’inizio della giornata si viene accolti da mille colori. Cibo, gioco e musica sono linguaggi universali. Dopo il benvenuto è stato preparato un momento di riflessione e preghiera per la pace in cui ogni religione è stata rappresentata.
Il pranzo è ogni volta uno scambio di sapori e profumi. Non è facile accogliere un numero così grande di partecipanti ma intorno ai tavoli ci si stringe con allegria. Nel pomeriggio i giochi nel prato coinvolgono squadre di ogni età.
I gazebi allestiti nel giardino ospitano alcuni stand: c’è l’associazione Venezuela in Piemonte, la Croce Rossa intrattiene i piccoli con truccabimbi e palloncini, gruppi di origine bengalese, brasiliana, albanese, indiana, ivoriana condividono ricette, signore marocchine meravigliosamente vestite servono il tè alla menta e dipingono le mani con l’hennè. 
Sanou Moussa, polistrumentista del Burkina Faso stupisce la platea con le sue sonorità. Chi si diverte di più, ne siamo certi, sono i bambini che giocano insieme, i primi a farci capire che i confini esistono solo nella nostra testa.
E lì accade la magia. C’è un momento in cui scatta qualcosa.
A inizio giornata ognuno è giustamente orgoglioso di portare la propria tradizione, un’affermazione di identità. Mamme piemontesi esibiscono con fierezza pirofile di vitello tonnato, adolescenti maliani insistono per inserire la hit del proprio Paese nella playlist della giornata, ragazze indiane che nella vita di tutti i giorni vestono all’occidentale si presentano con coloratissimi abiti tradizionali, ciascuno fa sventolare la propria bandiera.
Poi, dopo qualche ora, tutto si mischia, si amalgama, si confonde, come in una pentola magica in cui qualche Dio abbia voluto dare un colpo di mestolo. Può capitarti di incrociare la tua vicina di casa, cuneese da generazioni, che sfoggia un abito ricamato afghano, tua nonna regina dei fornelli che si fa spiegare la ricetta della torta al cocco brasiliana, ragazzini del Gambia che si scatenano con i balli di gruppo rumeni o con le danze occitane.
Può capitarti di fare la corsa nei sacchi con bimbi di sette anni e di settanta e nessuno, assolutamente nessuno, si sente fuori posto.
Questo è ciò che rende “A tavola col mondo” una festa speciale. Non è un’iniziativa di Italiani che tendono la mano agli stranieri. In questo caso i concetti “noi” / “gli altri”, “gli Italiani” / “gli stranieri” non esistono.
Se l’etimologia della parola significa letteralmente “colui che non appartiene al luogo in cui si trova”, in questa festa nessuno è straniero.
Negli anni sono nate attività collaterali, come il gruppo Intrecci, composto da donne varie nazionalità che si ritrovano per condividere la passione per il cucito e il laboratorio “Ricette dal mondo”, sold out in tutte le serate. C’è fame di dialogo, integrazione, scambio di idee, segno di un’umanità che vede nella diversità una ricchezza.
A fine giornata, come da tradizione, si fa l’appello di tutte le nazionalità. Al grido “Dove sono gli Italiani?” l’entusiasmo è collettivo perché alzano la mano tutti, ma proprio tutti.
Questa è la storia bella che vogliamo raccontare, la sfida che vogliamo portare anche negli altri 364 giorni nella nostra città.
Perché tutti, ma proprio tutti, possano sentirsi a casa".

c.s.

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