Per i pradlevesi il Drai, mitica creatura intrappolata nelle viscere del Cauri, è sinonimo di leggenda, ma anche e soprattutto di acqua potabile: da lì parte il loro acquedotto. Da dove arrivi quell’acqua però, resta un mistero che fin dai primi anni 2000 gli speleologi e gli speleo-sub stanno provando a risolvere, con diverse spedizioni entrate nel “Pertus del Drai”. Sabato 23 luglio a Pradleves, il regista Frank Vanzetti ha presentato un documentario girato durante l’immersione di Gherardo Biolla, capace di raggiungere i 30 metri di profondità. Abbiamo scambiato qualche parola con i membri del gruppo.
GIANFRANCO GIRAUDO
Gianfranco, sei uno speleologo, ma anche originario di Pradleves, come è stata esplorata la grotta?
“Fin da quando ero bambino volevo entrare nel Drai, perché mio nonno lo aveva fatto. Per questo motivo ho coinvolto un po’ di conoscenti nel mondo della speleologia, in quanto c’era un enorme problema da risolvere: la grotta è piccola, ma sotto il laghetto interno c’è un sifone. E sott’acqua cambiano le regole del gioco e le conoscenze richieste”.
ROBERTO JARRE
Insomma, serve uno speleo-sub, e qui entra in gioco Roberto Jarre: che ricordi hai dell’esplorazione?
“È stata un’esperienza bella, che ho condiviso con un amico, sub preparatissimo, capace di assistermi in tutte le operazioni. Sono riuscito a trovare il sifone ed a scendere fino a 20 metri di profondità circa. A quel punto c’era una strettoia che, con l’attrezzatura di cui ero dotato, non mi è stato possibile forzare”.
MAURILIO CHIRI
Il Drai è rimasto a riposo finché nel 2021 Maurilio hai deciso di organizzare una spedizione per tentare di proseguire. Perché?
“Avevo letto più volte di questo luogo e di questa ‘incompiuta’, e la curiosità mi è sempre rimasta. Ho provato a contattare alcuni amici del mondo speleo ed ho scoperto un forte interesse da parte di molti. Così abbiamo iniziato a monitorare la situazione acqua nella grotta e a preparare il sito in modo da poter proseguire, non sapendo se oltre la profondità raggiunta da Roberto la grotta chiudesse o continuasse”.
Avete coinvolto anche alcuni residenti nella vostra iniziativa, com’è stato raffrontarsi con loro?
“È stato bello confrontarsi con persone che vivono il luogo; tra l’altro la loro conoscenza del territorio ci è tornata molto utile per allestire i vari ponti radio-telefonici, utili per allertare i soccorsi in caso di problemi. L’ingresso della grotta non ha campo telefonico. Inoltre ci ha permesso di capire come la comunità locale percepisce quel luogo: anche per noi, quindi, adesso il Drai ha qualche significato in più”.
GHERARDO BIOLLA
Poi è entrato in azione Gary, che sia nel 2021 che sabato 23 luglio è andato a cercare il Drai: come è andata?
“Lo scorso anno sono sceso a circa 30 metri, utilizzando la regola dei terzi per quanto riguarda le bombole: un terzo di autonomia per scendere, un terzo per risalire e un terzo per emergenza. La strettoia è stretta, ma si riusciva ad avanzare. Questa volta sono riuscito ad arrivare a 37 metri di profondità: oltre non riesco ad andare con questo tipo di bombole. Sono però comparse le prime rocce scure, impermeabili, quindi probabilmente il sifone piegherà verso l’alto. Studieremo altre soluzioni tecniche per poter proseguire”.
FRANK VANZETTI
Frank, invece tu sei riuscito a raccontare l’esplorazione in un bel documentario: come ci sei riuscito?
“Maurilio mi ha chiamato per avvertirmi di questa esplorazione ed abbiamo sviluppato l’idea. Mi aiuta moltissimo il fatto di conoscere la materia in quanto
sono speleologo. La cosa difficile è stata intervistare le persone durante le attività, momento in cui tensione e concentrazione sono a livelli altissimi. I ragazzi sono stati tutti molto disponibili e sono davvero soddisfatto. Il documentario, dal titolo ‘Esplorazione nel sifone terminale della Grotta del Drai’ il 1° agosto sarà in onda sulla testata regionale della Rai in Valle d’Aosta”.