“Mi taglio per sentirmi viva”. Questa una delle frasi pronunciate da una dei tanti adolescenti in carico ai servizi sanitari per problemi legati al disagio psichico, tema sul quale era centrato il tavolo fra soggetti pubblici e terzo settore riunitosi a Cuneo il 27 aprile scorso presso lo spazio incontri della Fondazione CRC. A condurre i lavoro il neo direttore del Monviso Solidale, il dott. Enrico Giraudo, che ha illustrato come fra i punti da approfondire rientrino la ricerca delle cause di un netto aumento del disagio psichico minorile negli ultimi anni, il come abbia influito la pandemia su questo fenomeno - che gli esperti hanno comunque spiegato fosse già iniziato prima del Covid 19 e che quindi non scomparirà da solo al normalizzarsi della situazione epidemiologica – e come sia connesso l’uso inconsapevole dei social media con l’impoverimento educativo che genera ulteriori fragilità nella popolazione giovanile.
“Come li agganciamo questi ragazzi? Come ci lavoriamo insieme?”, ha lanciato come interrogativi il Dott. Franco Fioretto, Direttore del dipartimento interaziendale materno infantile dell’AslCN1: “La loro fragilità parte da molto lontano. Come spieghiamo a un adolescente problematico, dopo una pandemia e una guerra in cui sentiamo parlare di armi nucleari, che la vita non fa paura? Dobbiamo riuscire a portare i ragazzi ad esprimersi e a padroneggiare un linguaggio, a dare un senso e un significato alla memoria che definirei fotografica che c’è dentro di loro, ma della quale non hanno consapevolezza”.
Nell’incontro sono stati presentati un serie di dati, da parte di medici specialisti dell’AslCN1, che inequivocabilmente dimostrano come il numero e il livello di gravità dei disturbi e delle patologie psichiche nella fascia 12-24 abbia subito negli ultimi cinque anni una crescita esponenziale: disturbi dello spetto psicotico, di personalità, alimentari, ansia e panico, ossessivi compulsivi, dell’adattamento e ritiro sociale sono una delle piaghe più pressanti che colpisce la popolazione presa in esame. Ad essi sono legati più accessi al pronto soccorso, ambulatoriali e inserimenti in comunità terapeutiche residenziali, nonché prescrizioni per psicofarmaci a domicilio. E nel resto del mondo? L’Oms stima che fra il 1990 e il 2010 i disturbi neuropsichici in età evolutiva siano aumentati del 41%. Ad oggi, la terza causa di morte nella fascia adolescenziale è rappresentata dal suicidio.
“Auto provocarsi delle ferite è un modo per gli adolescenti di sentire quel corpo che fanno fatica a percepire o non sentono proprio attraverso la gioia” ha spiegato la dott.ssa Anna Maria Pacilli, Responsabile del Centro Disturbi Alimentari di Cuneo. Mentre la dott.ssa Chiara Mondino, psicologa dell’AslCN1, ha utilizzato un’efficace metafora per descrivere come sia cambiato il “posto nel mondo” degli adolescenti: “Noi eravamo la generazione dei semafori: verde vai, rosso fermati. I ragazzi di oggi appartengono invece alla generazione delle rotonde: la realtà è fluida, con troppe variabili e viene chiesto loro di compiere scelte di campo senza che essi abbiano una direzionalità. Non è strano capire perché i giovani abbiano difficoltà nella gestione della paura. Quando la finiremo come adulti di essere evitanti, affrontandola, per dimostrare loro che è possibile farlo?”.
Certo non siamo all’anno zero, per arrivare a un modello che abbia fra gli obiettivi il passare dal curare al promuovere la salute in provincia di Cuneo esiste una realtà che da anni già lavora su diversi fronti: tavoli di lavoro per costruire e revisionare protocolli di trattamento per gli adolescenti con scompenso psichico, interventi di Educativa Rafforzata e Support Psicoterapico per preadolescenti e adolescenti con disturbi psichici, sportelli di ascolto dedicati, progetti come il “Cantiere Adolescenza”, presente a Cuneo, Saluzzo, Savigliano e Mondovì, che agisce su vari livelli di intervento, con target 13-24 anni.
Anche i Servizi Sociali hanno portato il loro contributo al tavolo, essendo questi ultimi coinvolti nella maggiorparte dei servizi dedicati ai minori e giovani del nostro territorio. “Sempre più spesso mi chiedo dove stia la cosiddetta società civile - ha esordito Isabella Andreis, Responsabile del Servizio Supporto a minori e famiglie del CSSM Mondovì -. Dobbiamo essere in grado di ricostruire ciò che precedeva l’emergenza, una società che si ricompatti, fra le altre cose, anche intorno a un servizio sociale che deve uscire dallo stigma di ente che prende in carico solo gli ultimi, dobbiamo ripensare il modello delle comunità minori e - ha aggiunto Lorenza Bernardi della Cooperativa Sociale Valdocco - è necessario anche trovare stimoli nuovi per attrarre interesse verso il lavoro sociale. Mancano Educatori e Assistenti Sociali nei nostri Servizi, non per problemi di budget, ma perché questo viene considerato un lavoro che ti spreme e ti spinge all’esasperazione. Serve concentrasi su innovatività, prevenzione, nuovi modelli di operatività”.
Nei prossimi mesi gli enti del pubblico e del terzo settore, insieme alla Fondazione CRC, proseguiranno questo percorso cercando di colmare lo squilibrio appena raccontato fra disagio presente e risposte esaustive a questo fenomeno: le parole chiave sulla quale tutti concordano sono prevenzione nei contesti di vita, formazione e informazione più condivise, potenziamento della rete socio-sanitaria a livello di aree vaste (filiere e percorsi) e attenzione alla specificità delle risposte.