“Servono misure efficaci per sostenere un’attività così strategica per la nostra Regione, come è l’allevamento della Razza Piemontese, ed è necessario sensibilizzare le filiere a riconoscere un prezzo adeguato ai nostri allevatori che si stanno facendo carico, oltre alla crisi dovuta alla situazione pandemica, anche dell’aumento delle materie prime come soia e mais, alla base dell’alimentazione bovina”. È quanto sollecita Roberto Moncalvo, Delegato Confederale Coldiretti Cuneo, nel commentare i dati relativi al settore zootecnico che ha chiuso il 2020 con un calo del 7% di produzione ed una flessione di fatturato del 3,6%, che si è comunque mantenuto sopra gli 8 miliardi di euro, anche grazie all’export. Il tutto è ovviamente confermato anche da un recente studio sulla redditività della Razza Piemontese, redatto dal COALVI e presentato ai principali operatori del comparto, comprese le Associazioni quali ARAP, ANABORAPI, ASPROCARNE, Amici della Piemontese e realtà economiche come La Granda, COMPRAL e Co&Co. Infatti, oltre il 95% degli allevamenti di Razza Piemontese sono al limite dell’economicità, soprattutto a causa di una flessione dei bovini maschi del 30% che perdura, ormai, da oltre un anno.
“È quanto mai necessario – aggiunge Moncalvo – concentrare gli sforzi nella valorizzazione unitaria di questa Razza, cercando di sensibilizzare ancora di più il consumatore verso quelle tipologie di carne con caratteristiche organolettiche ineguagliabili. Quello della Piemontese non è soltanto un comparto produttivo, ma un complemento irrinunciabile alla valorizzazione del territorio. Non se ne dimentichi, infatti, il ruolo sociale ed ambientale, considerando che questa razza, meglio di altre, sfrutta le risorse foraggere locali, compresi i pascoli alpini nella stagione di alpeggio”.
“Per questo va sostenuta la qualità delle nostre carni – sostiene Fabiano Porcu, Direttore di Coldiretti Cuneo – frutto di un’attenzione e di un lavoro costante degli allevatori nel pieno rispetto dei disciplinari cosa che ha, ovviamente, un maggior impatto economico. Alla luce di questo, va fatto capire che maggior benessere animale, minore impatto ambientale e ed eccellenza qualitativa hanno costi che vanno pagati e riconosciuti”.