“Non solo soccorso di persone, realizziamo anche tanti interventi di prevenzione per mettere in sicurezza il territorio”. Con queste parole Piergiuseppe Cherasco, per gli amici Pepi, dronerese di 56 anni, sintetizza alcuni dei compiti che caratterizzano i volontari del Soccorso Alpino e Speleologico. Cherasco da quasi tre anni guida la stazione delle valli Grana e Maira e coordina le operazioni di oltre 30 volontari. Tecnici, medici, infermieri e logistici, uomini e donne che dedicano gran parte del loro tempo per intervenire nelle emergenze come le ricerche persone o il recupero di feriti. Lo intercettiamo telefonicamente per scoprire qualcosa di più su questi angeli della montagna che intervengono molto spesso nei territori più impervi, alle temperature più rigide o appesi ad un verricello degli elicotteri. Sta coordinando un intervento di soccorso con una squadra composta da due volontari che da Marmora, in valle Maira, stanno per essere prelevati da un elisoccorso per raggiungere la vittima dell’incidente.
Cherasco, come funzionano le fasi operative?
“Ad esempio, in questo momento due nostri ragazzi stanno raggiungendo il campeggio di Marmora per essere prelevati dall’elicottero partito da Torino che li porterà sulla Provenzale, una delle montagne simbolo della valle con 2450 metri di altezza, per recuperare un uomo caduto che sembra aver riportato un trauma cranico e una caviglia rotta. Attraverso l’app Flyradar posso monitorare gli elicotteri che sorvolano la nostra zona e capire i tempi di intervento”.
Ha chiamato quest’uomo il 112?
“Quando hanno la fortuna di avere il telefono che prende, chiamano i soccorsi direttamente le persone infortunate, o chi le accompagna nell’escursione, altrimenti sono i familiari che la sera, accorgendosi del ritardo e del telefono spento, allertano i soccorsi. In questo caso tutto diventa più complicato. Si mobilitano i carabinieri e attiviamo numerose squadre per la ricerca in aree molto vaste. Senza indicazioni precise diventa come cercare un ago in un pagliaio”.
Immagino sia difficile cercare qualcuno, magari di notte, senza nessuna indicazione.
“Cerchiamo di sensibilizzare chi arriva in montagna a mettere in atto un semplice gesto: scrivere un biglietto e lasciarlo sul cofano dell’auto. Soprattutto per quelle persone che intraprendono certi percorsi da sole. Nel biglietto dovrebbero lasciare scritta la meta della gita e i contatti dei familiari da contattare in caso di emergenza. Le operazioni di ricerca, ed eventualmente di recupero, diventerebbero più rapide e sicuramente più efficaci. Molto spesso il tempo è un fattore fondamentale in montagna”.
Quando è entrato nei volontari del Soccorso Alpino e perché la valle Maira?
“Oltre 33 anni fa, quando aveva appena 23 anni. Sono sempre andato in montagna fin da quando ho iniziato a camminare. La valle Maira è sempre stata la meta preferita delle gite della mia famiglia”.
Perché ha scelto di fare il volontario?
“Volevo dedicare parte del mio tempo ad aiutare il prossimo. Purtroppo, oggi interveniamo con maggiore frequenza perché molte persone si avvicinano alla montagna senza la conoscenza e l’esperienza necessarie”.
Ogni quanto intervenite?
“Mediamente una chiamata a settimana, i periodi più caldi sono i mesi degli escursionisti di luglio e agosto, ma anche le stagioni di caccia e di ricerca funghi”.
In quanto tempo riesce a formare una squadra?
“Da quando arriva la chiamata dalla nostra centrale di Grugliasco, nel torinese, riusciamo a formare una squadra di 4 persone in 15 minuti tramite una richiesta sulla chat”.
Quanti interventi avete fatto quest’anno?
“Quarantadue a settembre, ma normalmente alla fine dell’anno arriviamo anche a 50 interventi. Undici sono stati i recuperi di animali, bloccati in qualche dirupo o morti. In quel caso dobbiamo raggiungere la zona segnalata, inviare le coordinate e valutare se è possibile trasportarli con l’elicottero. Bovini, cavalli e a volte interi gruppi di pecore che, spaventate da lupi o da fulmini, cadono da un burrone tutte insieme”.
Le altre operazioni?
“Due interventi generici di assistenza agli elicotteri del 118, 29 soccorsi di persone infortunate da raggiungere senza mezzi su ruote. Stabilizziamo la vittima e assistiamo i sanitari in tutte le procedure di primo soccorso, altrimenti la portiamo a spalle su barelle specifiche fino al primo punto dove può arrivare un’ambulanza. Quest’anno molti ciclisti, escursionisti inesperti, ma anche un vigile del fuoco che durante un lungo intervento per spegnere un incendio, ha avuto un malore”.
L’intervento che non dimentica?
“Le vite spezzate dei cinque ragazzi di Castelmagno”.
Pubblicato in origine sul numero del 22 settembre del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola