Sono cominciate nelle Alpi Marittime le prime azioni di “A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains”, un progetto innovativo che si svilupperà nel corso di tutto l’anno, ideato e realizzato dall’European Research Institute (E.R.I.) di Torino in collaborazione con i rifugi Guido Muzio (valle Orco-Gran Paradiso), Les Montagnards (val d’Ala-valli di Lanzo), Selleries (val Chisone-Parco Orsiera Rocciavré) e Federici Marchesini al Pagarì (valle Gesso) e finanziato da European Outdoor Conservation Association (EOCA) che ha premiato la proposta – insieme ad altri cinque progetti in ogni angolo del Pianeta: Brasile, Colombia, Spagna e Gran Bretagna – al termine di una selezione tra 180 progetti.
Al progetto si affianca un’intensa attività di monitoraggio e ricerca sulla presenza di microplastiche nelle nevi alpine, realizzata da E.R.I. con il Politecnico di Torino e la collaborazione degli stessi rifugi. Su questo fronte è iniziata la collaborazione con le Aree Protette Alpi Marittime che seguendo i protocolli indicati dai ricercatori ha eseguito i primi campionamenti sul proprio territorio.
“In questi ultimi 5 anni – spiega Franco Borgogno – come European Research Institute abbiamo acquisito una grande esperienza sul tema dell’inquinamento da plastica: abbiamo partecipato a tre spedizioni in Artico, progetti di ricerca in Mediterraneo, sul Po e sulle nevi, pubblicato diversi articoli scientifici, lavorato con oltre 15mila studenti e tenuti oltre 150 incontri pubblici, mostre ed eventi. Con questo progetto torniamo sulle ‘nostre’ montagne per un primo grande progetto ‘sistemico’ e strutturale sulle montagne, che affronta il tema dal punto di vista della conoscenza, della prevenzione, della sensibilizzazione. Per avere questa possibilità abbiamo dovuto superare tre fasi di selezione e battere una concorrenza fortissima, in tutto il mondo. Vogliamo fortemente valorizzare e proteggere le Alpi come fonte di benessere e i rifugi come elementi chiave della sostenibilità”.
A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains ha l’obiettivo di proteggere l’habitat di alta montagna, uno degli ultimi ambienti incontaminati dell’Europa meridionale, dall’inquinamento da plastica: questo, infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, colpisce anche i territori selvaggi e puri delle vette alpine. Qui vivono preziosi ungulati, carnivori, uccelli, fiori e piante. Lavorando con quattro rifugi alpini molto diversi tra loro (per dimensioni, ubicazione, accessibilità, numero di visitatori) svilupperemo con ciascuno una strategia per eliminare gli oggetti di plastica monouso, percorso che potrà poi essere condiviso e implementato con altri rifugi attraverso la condivisione dell’esperienza maturata.
A questa attività di prevenzione, molto concreta, si aggiungeranno quindici eventi di pulizia in primavera-estate lungo almeno 150 km di sentieri, rive di laghetti, prati alpini, ghiaioni e pietraie, nell’area di riferimento dei rifugi coinvolti.
“Per questo invitiamo chiunque sia interessato a partecipare – aggiunge Borgogno -, alle attività pratiche in montagna o a organizzare eventi di formazione e sensibilizzazione, a contattarci attraverso la pagina facebook del progetto o alla mail b.franco@eri.net.in. Il progetto A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains prevede anche un intenso programma di formazione-sensibilizzazione che coinvolgerà guide alpine ed escursionistiche, professionisti della montagna, volontari/appassionati di escursionismo e ambiente, scuole locali, settore turistico e istituzioni, per un totale di almeno 400 persone. Infine, in parallelo alle attività di progetto realizzeremo – in collaborazione con il Politecnico di Torino – un ampio monitoraggio delle microplastiche presenti nelle nevi delle Alpi Occidentali: una ricerca che fornirà dati importantissimi per conoscere l’evoluzione di questo inquinamento insidioso e ubiquo".