Dopo dieci anni di stop il Museo regionale di Scienze Naturali di Torino ha riaperto le sue porte in via Accademia Albertina, nel cuore della città, sabato 13 gennaio. Nel mese di agosto 2013 un incendio causato dallo scoppio di una bombola di gas aveva danneggiato parte dell’edificio. Ai lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza si sono aggiunti interventi infrastrutturali e di adeguamento per una cifra totale superiore a 8,3 milioni di euro, anche se ne serviranno altri per completare tutti i lavori. “Questi soldi sono stati impiegati per un lavoro sugli impianti (termici, di condizionamento) – spiega il direttore, ingegnere elettrico quarantacinquenne originario di Cuneo, Marco Fino –. Una parte è stata investita sulla messa a norma della zona in cui si trovano gli uffici. Poi, due milioni sulla riapertura del nuovo accesso in via Accademia e sulla messa a norma delle tre sale. Adesso abbiamo ancora in cassa 3,8 milioni provenienti da fondi ministeriali che serviranno per l’apertura dell’altra parte del piano terra e per i cortili su corso Giolitti”.
Il Museo ha alle spalle una lunga storia ricordata dall’entrata che è rimasta quella del 1936, quando il Museo di Storia naturale si è traferito all’interno del palazzo dell’Ospedale di San Giovanni. Ma quell’edificio era sorto secoli prima. Nel 1680, per volere di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, era stato progettato dall’architetto conte Amedeo di Castellamonte e aveva la funzione di ospedale. Durante la notte del 13 luglio 1943 è stato bombardato e nel 1978 è diventato sede del Museo regionale di Scienze Naturali, che però ha visto la luce solo più tardi, nel 1992, a causa di alcuni crolli del solaio all’inizio degli anni Ottanta.
Sabato 13 il museo non ha riaperto completamente, al momento sono visitabili duemila metri quadrati sui novemila destinati alle esposizioni. I lavori, infatti, non saranno ultimati prima del 2030. Il percorso espositivo attuale si sviluppa in tre aree principali: Museo Storico di Zoologia, Arca delle Esplorazioni e Sala delle Meraviglie. Nella prima sezione i visitatori possono osservare centinaia di esemplari naturalizzati e scheletri provenienti da tutto il mondo e appartenenti a varie epoche. Uno degli esemplari è un ippopotamo originario di Capo di Buona Speranza comprato dall’ornitologo cuneese Franco Andrea Bonelli a Londra nel 1823. Ma il protagonista del Museo di Zoologia è l’imponente elefante Fritz, donato dal viceré d’Egitto ai Savoia quasi duecento anni fa, nel 1827. I reperti sono suddivisi per aree geografiche e guidano gli spettatori in un viaggio nella fauna dei continenti e delle regioni italiane.
La seconda area è dedicata ai viaggi che hanno contribuito all’arricchimento delle collezioni e che sono evocati dalla struttura della nave che caratterizza l’Area delle esposizioni. Al centro della sezione si può ammirare lo scheletro di una balenottera spiaggiata a Bordighera a metà dell’Ottocento. Nella terza e ultima sala sono esposti i reperti di proprietà dell’Università degli studi di Torino e della Regione Piemonte. Ci sono modelli di mastodonte e rinoceronte, ma anche piccoli insetti come coleotteri e lepidotteri.
Fondamentale è il ruolo dell’intelligenza artificiale. “In questo momento c’è un totem, ma nel giro di un mese circa ne arriverà un altro”, dice il direttore. Il nuovo percorso espositivo è dotato di installazioni multimediali e caratterizzato da esperienze immersive, con videomapping interattivi e la possibilità di chiacchierare con l’avatar di sir Alfred Russel Wallace, il padre di biogeografia. Il secondo totem sarà una rappresentazione di Michele Lessona, scienziato divulgatore e antico direttore del museo. “È un’esperienza nuova che abbiamo deciso di inserire nel percorso di visita non solo per modernizzare, ma anche per rilanciare la bellezza della scienza e stimolare l’interesse. L’avatar risponde alle domande in maniera breve e molto precisa. L’obiettivo del museo non è tanto quello di insegnare la didattica vecchio stile ma stimolare, guidati anche dall’intelligenza artificiale, e fare in modo che i visitatori trovino risposte alle loro curiosità”.
In occasione della riapertura fino al 2 febbraio l’ingresso sarà gratuito. Dal 3 febbraio in poi il costo del biglietto intero ammonterà a cinque euro, tre per il ridotto. È consigliata la prenotazione perché sono stati riservati già oltre diecimila ingressi e i weekend di gennaio sono tutti sold out. L’obiettivo è quello di valorizzare le potenzialità di questo museo, la Regione, infatti, ha in programma il coinvolgimento di bambini e ragazzi di tutte le scuole piemontesi.
“Per me essere il direttore del Museo di Scienze Naturali è un orgoglio enorme – conclude Fino –. Arrivo da un percorso diverso, sono atterrato su un pianeta all’inizio alieno ma è stata un’emozione. Il lavoro da fare è tanto, il posto è così speciale, ricco di storie e storia che anche il viaggio da Borgo San Dalmazzo per venire a Torino non mi pesa”.